domenica 30 dicembre 2018

One Chance: L'opera della mia vita (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - La maggior parte delle persone può solo sognare di diventare una superstar, ma, al di là di ogni immaginazione, un ragazzo del Galles c'è riuscito. Questa è la storia della sua avventura. One Chance: L'opera della mia vita (One Chance) è infatti basato sulla vita del cantante britannico Paul Potts. Questo sorprendente film del 2013 diretto da David Frankel (Il diavolo veste Prada), è un film romantico, poetico soprattutto musicalmente, ma anche vivace e divertente nonostante questo semplice ragazzo gallese, Paul Potts (un convincente James Corden), sin da piccolo è vittima di bullismo per la sua stazza e per la sua unica grande passione, il canto e l'opera lirica. Qui un velo di tristezza c'è nel film e in lui, ma quando finalmente riesce a conoscere una ragazza e a frequentare un corso a Venezia per giovani talenti tutto sembra filare liscio. Purtroppo però, il corso si conclude con una deludente audizione davanti al suo grande mito, Pavarotti. Questo sembra far crollare tutte le sue illusioni. Ma dopo aver superato, grazie alla fantastica moglie e, in qualche modo, ai genitori, infinite disavventure, che sembravano costringerlo ad una mediocre vita senza passioni e ideali, decide di partecipare al talent show più famoso d'Inghilterra, e allora vince. Sì perché Paul Potts nonostante i numerosi ostacoli che ha trovato sul suo cammino, è arrivato a vincere la prima stagione di "Britain's Got Talent" e ad incidere il suo primo cd che ha venduto oltre due milioni di copie. A me nonostante la musica lirica non piace, la pellicola mi è piaciuta davvero tanto, non so perché, forse per l'umiltà e gentilezza di questo timido ragazzo che ha sempre creduto nei suoi sogni e ci è incredibilmente riuscito a realizzarli.

Doraemon - Il film: Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Doraemon - Il film: Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori è un bellissimo film d'animazione giapponese del 2014, che segue il ritorno su grande schermo del gatto robot, avvenuto però già poco tempo nel primo dei tre film già prodotti, questo infatti è il secondo ma non sono dei sequel, del primo ne ho già parlato solo quattro mesi fa in occasione della sua recensione (qui) e dell'uscita del terzo avvenuta nello stesso giorno. Questo secondo lungometraggio (uscito al cinema) dedicato a Doraemon è però totalmente diverso rispetto al primo, non solo cambia stile e trama, da un'animazione CGI in tridimensionale ad una semplice ma decisamente migliore dell'originale del 1982 (è infatti un remake), da un'avventura spazio-temporale ad una fantasy-soprannaturale, ma anche nei contenuti, molto più infantili e rivolto ad un pubblico più giovane. Difatti la storia che viene raccontata è pura avventura, un film immerso per buona parte nel verde della giungla nella seconda parte decisamente più fantasy rispetto alla prima, che funge da spunto narrativo. Trama: Nobita e i suoi amici sono annoiati e desiderosi di intraprendere un'avventura che renda indimenticabili le loro vacanze estive. Nobita casualmente si imbatte in un cagnolino abbandonato, Peko, così adorabile da convincere la madre di Nobita a tenerlo in casa. Il gruppo infine decide la destinazione della propria avventura, una giungla inesplorata nel profondo dell'Africa. Per Peko però non si tratta di un luogo sconosciuto. Il film bisogna dirlo, è molto bello, soprattutto nella seconda parte quando veniamo a conoscenza di un bizzarro regno di cani antropomorfi (veramente spettacolare, che a me ha ricordato Miyazaki per la sua poeticità), che ha una storia molto interessante e in stile perfettamente manga, uno storia di Re, principi, macchine da guerra, storie di amore e amicizia, soprusi e vendette, gioia e speranza. Praticamente il meglio del genere che tanto apprezzo grazie e soprattutto al maestro dello studio Ghibli. In definitiva quindi un film d'animazione sorprendente che consiglio a tutti. Voto: 6+

Rivoglio mia figlia (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Rivoglio mia figlia (Two Wrongs) è una inedita ed emozionante pellicola (del 2015 della Incendo, casa di produzione divenuta presenza fissa di Sky ultimamente) che racconta uno dei peggiori incubi di una donna. Infermiera e madre single, Sarah lotta ogni giorno per cercare di conciliare il lavoro con la sua vita ma non riesce a dedicare alla figlia, Lauren, il tempo che vorrebbe dedicarle. La bambina soffre la mancata presenza della mamma e il problema si trasforma in un dramma quando Lauren viene rapita mentre sta tornando a casa da scuola. Da sola. Sarah non riesce a farsene una ragione e ogni istante che passa le possibilità che Lauren torni a casa si riducono sempre di più. Per salvare sua figlia, Sarah sarà costretta a fare l'impensabile confrontandosi con uno sconcertante dilemma e incredibile verità. Quello che potrebbe sembrare una classica trama di rapimenti, difatti non lo è, perché grazie ad una sceneggiatura originale, intricata e intrigante il film sorprende e in positivo. La storia infatti è molto più complicata e controversa, con colpi di scena che non t'aspetti. Comunque mettendo sempre il conto il livello medio, quasi basso, del cast e del budget è un film che vale la pena di vedere. S.V.

Soldato semplice (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Soldato semplice è la commedia d'esordio come regista di lungometraggi, ma anche come sceneggiatore e produttore, di Paolo Cevoli, noto al pubblico televisivo come comico di Zelig (era l'improbabile assessore romagnolo). Il film (del 2015) ambientato nel 1917, racconta la storia del maestro elementare Gino Montanari, detto il Patacca, che si arruola nell'esercito italiano che combatte gli austriaci durante la Grande guerra. È un caporale (e un maestro) insolito: ateo, scapolo impenitente e antinterventista. Le sue avventure al fronte lo portano in contatto con un cattivo sergente e un gruppetto di soldati provenienti da varie regioni d'Italia, fra cui un ragazzo di Capri, Aniello detto 'O Scugnizzo, che vede in Gino la figura paterna mai conosciuta. Non voglio stroncare la carriera del simpatico Cevoli ma una cosa sono gli sketch televisivi e tutt'altra cosa è sfornare un film che si possa guardare. Purtroppo negli ultimi anni in troppi stanno facendo il salto dalla TV al cinema senza secondo me, prepararsi adeguatamente. Eccone un altro calzante esempio. Il suo film è difficilmente collocabile come opera cinematografica: la storia è più aneddotica che narrativa, le situazioni sono per lo più implausibili, e Soldato semplice non sa decidere se essere parodistico (e davvero a tratti sembra una parodia di torneranno i prati), comico o drammatico. Nessuna trama accattivante, nessuna originalità, e soprattutto il personaggio principale che fa meno bella figura degli altri. Per esempio in questo caso mi ha fatto molta più simpatia Aniello Pasquale o Pasquale Aniello, non si sa. Sinceramente mi stavo addormentando. Ma poi il voler accentuare quella parlantina romagnola farà davvero ridere? a me non tanto. Voto: 5

Matrimonio a sorpresa (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Matrimonio a sorpresa (The Leisur Class) è un'inedita commedia targata HBO (del 2015), prodotta da Matt Damon e Ben Affleck. Il film, remake del film 2012, è la storia di un giovane imbroglione che cerca di sposare la figlia di un senatore degli Stati Uniti per potersi impadronire di alcuni fondi del padre. Nel cast Ed Weeks (Serie TV The Mindy Project), Bruce Davison (Senator Kelly in X-Men), Bridget Regan (Agent Carter, John Wick) e Scottie Thompson (Star Trek). Questa la storia: un artista della truffa di nome William, ha un solo obiettivo nella sua vita: sposarsi con una donna di una famiglia benestante e coronare il suo sogno. Egli cerca di ottenere questo risultato concupendo Fiona e soprattutto fingendo di essere un uomo ricco di nome Charles. Tutto sembra funzionare perfettamente quando improvvisamente si presenta Leonard, fratello di sangue di William che minaccia di far saltare tutto il piano. Ciò che rende la situazione ancora più complicata è il fatto che i sentimenti di William iniziano progressivamente a innamorarsi di Fiona. Ora, più che mai, è importante che la futura sposa non scopra nulla delle sue reali intenzioni. Da una grande casa di produzione come lo è la HBO mi aspettavo veramente qualcosa in più di questa insulsa, a tratti volgare e imbarazzante commedia. Difatti se da una parte l'idea è buona, dall'altra il risultato è pessimo, non fa ridere, non intrattiene ma soprattutto irrita, e molto. Un film che assolutamente sconsiglio. S.V.

I 7 Nani (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - I 7 Nani è un film d'animazione (del 2014) che rielegge (come se già non ce ne fossero già abbastanza) in chiave moderna alcune fiabe e mondi fiabeschi. Nel regno di Fantabulosa la strega Perfidia ha minacciato la principessa Rose di far piombare lei e l’intera corte nel sonno se si pungerà prima del compimento dei diciotto anni. Arrivato il gran giorno del compleanno tutto sembrerebbe andare per il meglio se Bobo, il più giovane e impacciato dei 7 nani, non commettesse un errore pungendola. Si tratta ora di rimediare liberando il giovane Jack che, innamorato di Rose, potrà baciarla risvegliandola. Ai nani spetta il non facile compito. Tutti conoscono i piccoli minatori protagonisti del celeberrimo cartoon Disney ma reinventarli nei nomi, nell'aspetto, nelle peculiarità non era certo cosa agevole. Il film è una commistione non riuscita di fiabe classiche molto note in cui i protagonisti vengono rivisti in chiave moderna tra video postati su "TubeYou", draghi particolarissimi e limousine lussuose trainate da cavalli. Le avventure dei simpatici nanetti sono un susseguirsi veloce di gag in stile Buster Keaton in cui ogni cosa semplice o semplicissima diventa incredibilmente complicata e macchinosa, le difficoltà aiutano e l'innocuo un pericolo (da qui scaturisce qualche risata). Belli e molto curati i disegni, ottima la parte tecnica e l'utilizzo della computer grafica, ma a parte ciò del cartoon non si ricorda molto altro. Voto: 5,5

Il mostro di Cleveland (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Il mostro di Cleveland è un film del 2015 decisamente crudo e non facile da digerire. Difatti la storia (purtroppo dannatamente vera) che viene raccontata è davvero agghiacciante e veramente angosciante. Come forse intuito dal titolo il film è una specie di cronostoria di un incredibile fatto di cronaca che ha fatto scalpore e scosso nelle fondamenta tante persone. Il film infatti racconta della terribile storia vera di Ariel Castro e delle sue vittime. Nell'agosto del 2002, Michelle Night (ventunenne madre single) è la prima donna ad essere rapita dal famigerato 'Mostro di Cleveland'. Ne subirà le torture (fisiche e mentali) per 11 anni, durante i quali, trova in Dio e nel desiderio di rivedere il figlio la forza di andare avanti e di prendersi cura delle adolescenti Amanda Berry e Gina DeJesus, anch'esse tenute segregate dall'uomo. Fortunatamente alcune scene, alcuni episodi non vengono raccontati e visti, ma è importante comunque sottolineare, come dai titoli, che quello che si vede in questa pellicola può urtare la sensibilità di qualcuno, quindi se decidete di vederlo fate attenzione. Il film comunque non è malissimo, certamente la storia (come detto) è veramente agghiacciante ma interessante (per qualche verso), ma dire che il film è bello non sarebbe giusto visto il male che ha fatto questa persona, ma rende benissimo l'idea della violenza e delle crudeltà umana. Il finale comunque è carico di speranza e di gioia, soprattutto in Michelle che dopo essere stata liberata ritroverà la libertà, la vita poiché neanche un mostro è riuscita a spezzare il suo carattere indomito. S.V.

Il sale della terra (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Il sale della terra è un viaggio incredibile per il mondo visto dagli occhi e dall'obiettivo di Sebastiao Salgado (considerato il più grande fotografo a livello mondiale dei nostri tempi e dopo aver visto questo film-documentario si capisce il perché), raccontato da lui stesso, da suo figlio e da Wim Wenders attraverso una serie di fotografie a dir poco magnifiche. Forse è anche riduttivo chiamarle solo "fotografie", le immagini che Salgado ha immortalato nel corso del suo girovagare da una parte all'altra del pianeta, sono un ritratto della bellezza del mondo e una testimonianza del male che il genere umano ha fatto (e continua a fare) ai doni del Creato. Salgado ha visitato e immortalato sconfinati territori inesplorati, foreste che sembrano incantate e regioni sperdute in capo al mondo, ma lungo il suo cammino è stato anche testimone di genocidi, carestie e brutalità di ogni genere. Wenders (vincitore di un premio César per questo film del 2014) ne ha fatto un collage delle esperienze in fotografie di Salgado, scatenando nello spettatore emozioni e sentimenti forti e contrastanti. Grazie anche al supporto, fondamentale, della voce narrante del fotografo stesso, ci si commuove fino alle lacrime, si prova vergogna assistendo a quello che i nostri simili sono stati capaci di fare al mondo e agli esseri umani, si resta a bocca aperta davanti alla maestosità di certi paesaggi, si avvertono strette al cuore al passaggio di immagini esplicite ma mai gratuite e si finisce con il coraggio di nutrire ancora una speranza, che se esistono uomini come Sebastiao Salgado e i suoi famigliari e collaboratori, non tutto è ancora perduto. Un documentario emozionante, poetico e scioccante. Un'opera che resta impressa nel cuore e nella testa. Voto: 7

Lettere di uno sconosciuto (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Lettere di uno sconosciuto è un intenso e drammatico film del 2014 diretto da Zhāng Yìmóu, uno dei cineasti cinesi più importanti e famosi al mondo, regista tra l'altro di Hero e La foresta dei pugnali volanti. Ma questo film al contrario e diversamente dagli altri (come per esempio i "wuxia", cioè i "cappa e spada" asiatici prodotti da lui ultimamente) è una pellicola molto più introspettiva, sempre poetica, ma più personale. Protagonista della pellicola è Gong Li (la sua attrice musa, un'artista che ha interpretato con eleganza, magnetismo e profondità alcuni dei titoli più importanti e rappresentativi del cinema cinese degli ultimi anni). che interpreta un'insegnante che cresce umilmente la figlia Dan Dan, talentuosa ballerina macchiata dalla reclusione del padre Lu (Chen Daoming), oppositore della Grande Rivoluzione Culturale Cinese. Ma quando il padre esce dalla prigionia politica ritrova la famiglia spaccata dall'amnesia di sua moglie che non riconoscendolo continua ad aspettarlo, ma non si arrenderà mai e proverà sempre a far rivivere il loro grande amore. Una storia decisamente importante, purtroppo però a me non mi ha convinto. Certamente la storia d'amore tra i due è comunque molto bella, la storia politica è interessante, ma quello che non mi è piaciuto è stato proprio nelle smorfie, nei gesti che purtroppo il cinema di quelle parti usa spesso, ho trovato ciò alquanto irritante. Indubbiamente è un film comunque romantico e intenso, che emoziona e lascia però un velo di tristezza soprattutto nel finale. Bisogna dire che m'aspettavo qualcosa di diverso, ma nonostante tutto il film vale, certamente vederlo una volta può anche bastare. Voto: 6-

La prima volta (di mia figlia) (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - La prima volta (di mia figlia) è un garbata, mai volgare, commedia del 2015 diretto da Riccardo Rossi, che tratta un argomento abbastanza delicato e complicato ma di grandissima attualità perché la pellicola racconta, con estrema leggerezza e tanto garbo, di un fenomeno sociale ormai diffusissimo: quello dell'essere genitori inadeguati a compiere tale ruolo. Difatti sbirciando nel diario della figlia quindicenne Bianca, Alberto, medico e padre separato decisamente apprensivo, scopre (o forse capisce...) che la sua bambina ha intenzione di perdere la verginità. Sconvolto e in preda al panico più totale, decide di organizzare una cena coinvolgendo la sua più cara amica, la ginecologa Marina, perché dissuada Bianca dal suo intento. Ma la presenza di altri due commensali complicherà non poco il piano di Alberto, trasformando la serata "terapeutica" in una riunione fortemente surreale ma trasformerà (in positivo si spera) per sempre il rapporto tra Alberto e la figlia Bianca. Questo a primo impatto è il classico film che non t'aspetti, uno di quelli che prima di vederlo pensi subito, una boiata. E' invece no perché anche grazie a Riccardo Rossi, nonostante la sua irritante voce, riesce in modo abbastanza magistrale ad ovviare a tante cose, di certo non all'ansia (comprensibile) di un padre quando scopre che la figlia adolescente è ormai in età di perdere la verginità, ed entra in paranoia (giustamente direi). La messa in scena è classica, semplice e lineare, c'è una certa cura per i dettagli, la comicità nasce dall'osservazione in particolare delle piccole cose e anche i titoli di coda nascondono una piacevole sorpresa. Il cuore del film (praticamente il 90%) è la cena organizzata dall'impacciato padre per traumatizzare la figlia, i due (anzi tre) ospiti più inopportuni hanno il ruolo di guastatori, dei classici elefanti in gioielleria e proprio loro innescano le situazioni più comiche e grottesche. Film piccolo piccolo e tutt'altro che memorabile ma uno sguardo lo merita tutto, perché sa fa ridere genuinamente e senza prendersi troppo sul serio. Il film infatti sa essere leggero senza scadere mai nella gag demenziale. Una commedia raffinata, divertente, anche crudele se pensiamo dal punto di vista di un genitore, soprattutto di un padre. Voto: 6

The Search (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - The Search è un drammatico, crudo e appassionante film del 2014,  remake di Odissea tragica di Fred Zinnemann, diretto da Michel Hazanavicius (vincitore del premio Oscar per The Artist), che racconta di quattro destini che la guerra porterà a incrociarsi. Il film è infatti ambientato durante la seconda guerra cecena, nel 1999, narra l'odissea di un ragazzino, che dopo l'assassinio dei genitori, scappa dal suo villaggio e si unisce al fiume di profughi dove incontra Carole, responsabile di una missione dell'Unione Europea. Grazie al lei tornerà piano piano alla vita. Nello stesso tempo, Raissa, sua sorella maggiore, lo sta cercando senza sosta tra i profughi. Da un'altra parte, Kolia, giovane russo di 20 anni viene arruolato nell'esercito. Piano piano la guerra diventerà il suo pane quotidiano. Questo film affronta in maniera quanto mai cruda ed allo stesso tempo toccante e sensibile il tema terribile della guerra, ma si può decisamente affermare che quello che il regista vuole principalmente rappresentare ed evidenziare, nonché ovviamente condannare, è l'orrore dei conflitti bellici in generale dove  la popolazione innocente, in particolare le donne ed i bambini, nonché i giovani reclutati nei vari eserciti ed "indottrinati" a dovere quasi avessero subito una sorta di lavaggio del cervello, sono gli individui che maggiormente soffrono e ne pagano il prezzo più alto. Ed il finale, positivo ed anche di speranza, forse un poco troppo semplicistico, con cui termina il film non indebolisce o cancella affatto l' atmosfera di orrore e di devastazione che impera in tutti i paesi che sono devastati da una guerra. Il cast si avvale per lo più di svariati attori, probabilmente locali ed a noi poco conosciuti (eccezion fatta per la bella e dolce Bérénice Bejo ed Annette Bening), che però rivestono bene i propri ruoli, con una menzione particolare a al piccolo bambino di nove anni che riesce in maniera straordinariamente incisiva ed intensa ad esprimere nei propri occhi tutta la sofferenza vissuta e l'orrore a chi ha assistito inerme. Un film potente, interessante ma comunque un po' troppo lento e leggermente troppo lungo, ma probabilmente da vedere. Voto: 6+

Playing it cool (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Playing it cool è una divertente e spassosa commedia americana del 2014 che racconta la storia di un giovane scrittore e sceneggiatore disilluso dall'amore (Evan, interpretato da un sorprendente Chris Evans, che dimostra di non essere soltanto Capitain America) che incontra una giovane donna mozzafiato impegnata (la bella Michelle Monaghan) ad una cena di beneficenza in cui finge di essere un filantropo. Incoraggiato dai suoi amici (a dir poco) eclettici, finge un rapporto platonico con lei, al fine di continuare a vederla mentre cercherà di conquistarne il cuore, poiché innamorato di lei e del suo modo di essere, simile e in sintonia con lui. Ma non sarà facile, non solo perché lei è fidanzata e sta sposarsi, ma soprattutto perché lui non crede più nell'amore, ma grazie alla spinta del suo editore si convincerà che probabilmente scegliere l'amore è un'opzione migliore che continuare ad inseguire un sogno da scrittore anche se prima di produrre un film d'azione deve prima scrivere proprio una storia d'amore. La pellicola è abbastanza prevedibile, questo era ovvio, d'altronde i film romantici si assomigliano quasi tutti, ma vuoi un po' il cast, le scene (i costumi, le battute) divertenti e le trovate geniali, che, nonostante tutto, il film è piacevole e gradevole. Indubbiamente non è un grandissimo lavoro, il livello non eccelle in qualità (tranne forse nel nutrito e abbastanza conosciuto cast di attori), ma tutto sommato non è malissimo, anzi, la sufficienza è garantita. Voto: 6

Le vacanze del piccolo Nicolas (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Le vacanze del piccolo Nicolas (Les Vacances du petit Nicolas) è un simpatico e divertente film francese del 2014 diretto da Laurent Tirard, basato sui racconti per ragazzi Le petit Nicolas di Goscinny & Sempé, sequel del divertentissimo e record d'incassi Il piccolo Nicolas e i suoi genitori dello stesso regista. Il film racconta di un ragazzino, che con la fine dell'anno scolastico, parte insieme ai genitori e alla nonna per il mare, dove ha modo in poco tempo di stringere nuove amicizie. Tra coloro che Nicolas conosce, tanti scatenati ragazzini tra cui la dolcissima Elizabeth, una bambina che con i suoi occhi spalancati non smette mai di seguirlo. Nel panico per la convinzione degli adulti che lui ed Elizabeth siano destinati a stare insieme per tutta la vita, Nicolas potrà contare sugli amici, pronti ad aiutarlo ma anche a causargli un bel po' di problemi. Per questo sequel, la 'saga' conserva parte del cast originale (Kad Merad e Valérie Lemercier), ma obbligatoriamente sostituendo il piccolo protagonista, per ragioni anagrafiche. Si ride e questo è già positivo. Il film per una buon primo tempo infatti è ricco di trovate interessanti, di ritmo, ma più generalmente di quel modo (bello) di fare commedia tipico dei film francesi, nei quali domina sempre la sit com, mentre la nostra vive di esagerazioni ed esasperazioni di situazioni, personaggi e dialoghi.

Lunchbox (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Lunchbox è una originale e sorprendente commedia indiana del 2013, una delle migliori degli scorsi anni, perché questa, comunque a tratti divertente pellicola, è nuova, fresca ma soprattutto bella. A Mumbai, ogni mattina, un'efficiente rete di fattorini (che secondo uno studio dell'università di Harvard che ne ha studiato il funzionamento, ha stimato un margine di errore irrisorio: circa uno ogni 6 milioni di consegne), consegna sui luoghi di lavoro i cestini da pranzo preparati dalle mogli dei lavoratori. Ma un giorno (guarda caso), a causa di una consegna sbagliata, la casalinga Ila Singh, abitante in un quartiere borghese indù, si accorge che il suo cibo (impachettato in una lunchbox simile a tanti altri) comincia ad essere recapitato ad un'altra persona, Saajan (Irrfan Khan, uno degli attori indiani più famosi e che più mi piacciono, interprete tra gli altri in The MillionaireVita di Pi e dopo questo anche Jurassic World).

Joe (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Joe è un drammatico, crudo e violento film del 2013 (adattamento dell'omonimo romanzo scritto da Larry Brown) e con protagonisti Nicolas Cage e Tye Sheridan (vincitore del Premio Marcello Mastroianni a Venezia per la sua interpretazione). Il film è un moderno dramma metaforico che ruota intorno alla vita drammatica di un ragazzo che cerca di riscattarsi e trova in Joe la propria via per il riscatto, in un'America violenta priva di legge. Joe Ransom, infatti, un ex pregiudicato, che si tiene a fatica fuori dai guai lavorando nei boschi avvelenando e tagliando alberi, incontra Gary, un giovane disagiato con padre alcolista e violento, che cerca da lui un posto di lavoro e fin da subito entra nelle sue grazie. I due cresceranno insieme in una sorte di legame padre/figlio, cercando di costruirsi una vita migliore, cosa resa assai difficile da conoscenze pericolose. Joe è un film semplice, non ha una sceneggiatura originale e innovativa e non decolla mai sul serio, narra di un uomo e di un ragazzo che  ambiscono ad un futuro più roseo, lavorando onestamente e vivendo nella legalità e nei buoni principi (non sempre almeno). Ma si discosta dai soliti film narranti di un paese ricco e meta di quel sogno americano rincorso in tante altre pellicole, in Joe il sogno è riuscire a vivere dignitosamente, mangiando tutti i giorni e riuscendosi magari a comprare un pick up scassato per potersi muovere liberamente.

Banana (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Giovanni è un ragazzino patito del calcio brasiliano di cui condivide l'ardore della passione, del coraggio dell'attacco, convinto che nella vita si debba a tutti i costi cercare la felicità. Portiere della squadra della scuola, soprannominato Banana per la sua incapacità di tirare in porta, per la sua passione per i colori brasiliani, giallo verdi emblema di un coraggio di cui si sente portatore, si innamora di Jessica, ragazzina più grande di lui e ripetente che il goffo ragazzino cerca di salvare da una bocciatura certa secondo i dettami del calcio brasiliano da lui adorato: lotta, sacrificio e impegno. Ma Banana vive nel complicato mondo italiano che il regista, esordiente, Jublin, non ci nasconde di tratteggiare a tratti con intenti grotteschi, dove l'ardore del sogno, della conquista, della determinazione, cozza con il "De profundis" della realtà umiliante che uccide i cervelli fini costringendoli a emigrare e nel caso migliore, a "ritagliargli" delle posizioni assai inferiori alle proprie capacità. La sorella Emma bilaureata disposta a rinunciare ad un futuro di archeologa ricercatrice all'estero per stare vicino a un fidanzato "fallito bipolare", gli insegnanti di Banana come quella di lettere, annoiata, stanca, refrattaria all'emotività e alle scusanti degli alunni che ripete il suo rito di fiera "colonna" (di nome e di fatto) austeramente assuefatta a riflessi di una bellezza morente e  persino i genitori oramai quasi avvolti da un velo di mancata comunicazione ne sono i più vivi rappresentanti.

sabato 29 dicembre 2018

Dead Rising: Watchtower (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/05/2016 Qui - Dead Rising: Watchtower invece al contrario di Extinction: Sopravvissuti è proprio un classico film sugli zombie, si differenzia solamente dal fatto che il livello della pellicola e degli effetti è di buona qualità visiva, infatti mi aspettavo di trovami davanti ad un film di bassa se non pessima qualità, ma alla fine della visione sono rimasto piacevolmente sorpreso. Questo film del 2015 (inedito e apocalittico horror), diretto da Zach Lipovsky e uscito direttamente in DVD, è per chi non conosce e frequenta i videogiochi, basato sull'omonima serie videoludica Dead Rising, ed è ambientato dopo i primi due capitoli Dead Rising e Dead Rising 2 e prima di Dead Rising 3. Ma Dead Rising è molto più di quello che vuole apparire e racconta di una città in quarantena, un giornalista e una ragazza che devono fuggire per non essere mangiati ed essere uccisi da un governo complottista fino al midollo. All'inizio comunque ci vengono presentati gli antefatti, ossia che per la terza volta in dieci anni si assiste ad un contagio del virus zombi. Questa volta però c'è un vaccino prodotto da una potente causa farmaceutica, lo Zombrex, peccato che il rimedio non funziona, nonostante il governi assicuri che assunto con regolarità dovrebbe fermare il contagio. L'attenzione quindi si sposta su due giornalisti, il reporter Chase Carter e la sua assistente Jordan che stanno cercando di raccontare le storie di queste persone, rinchiuse e sottoposte a quarantena per non diffondere il virus. Ma ovviamente tutto va storto, e i due verranno risucchiati nel vortice e al centro della battaglia. Chase rimane intrappolato all'interno della città invasa da zombie, mentre Jordan riesce a mettersi in salvo fuori dalle mura di quarantena. Chase, insieme a due superstiti, Maggie (Virginia Madsen) e Crystal, dovranno trovare una via d'uscita prima che la città venga bombardata. Nel frattempo Jordan scopre che il governo ha distribuito un farmaco inefficace per poter impiantare sotto pelle un chip con farmaco concentrato di durata annuale che permette però di monitorare tutti gli infetti in qualsiasi momento a loro insaputa. Inizia così l'operazione Watchtower, che probabilmente vedremo nel sequel annunciato per questa primavera.

Extinction: Sopravvissuti (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/05/2016 Qui - Extinction: Sopravvissuti (Extinction) è un apocalittico e fantascientifico film horror del 2015 di produzione ispanico ungherese (in Italia uscito direttamente per il mercato home video nel settembre 2015) che si basa su un romanzo (Y pese a todo di Juan de Dios Garduño) e ha come interpreti principali il Matthew Fox di "Lost" e Jeffrey Donovan della serie tv "Fargo". Il film è ambientato nove anni dopo un qualche tipo imprecisata di catastrofe (un'epidemia), che ha, trasformato in feroci cannibali-zombi buona parte della restante popolazione mondiale. Si salvano due tizi e una bambina, che è un po' il fulcro, ricorrente, di tutto il racconto, in quanto simboleggia la speranza per il futuro della razza umana. A seguito di ciò, Patrick, Jack e la piccola Lu, sopravvissuti ovviamente al contagio, vivono in pace nell'innevata città di Harmony. Questi due tizi, che paiono soli al mondo, sono pure vicini di casa, ma non si parlano, causa precedenti diverbi che il film rivela lentamente, tramite precisi flashback. Ma improvvisamente le creature ricompaiono, perfettamente adattate al nuovo clima e più fameliche di prima, e quindi i due saranno costretti a rinsaldare la vecchia amicizia (a mettere da parte i forti dissapori sviluppati nel corso degli anni) per poter unire le forze per vendere cara la pelle, lottare, sopravvivere, e proteggere l'unica persona che per loro significa tutto. Questo che in parte sembrerebbe il classico film del genere, in effetti non lo è, anche se per buona parte il film sfrutta i soliti cliché, ma al contrario di molti (soprattutto nella parte centrale) annoia leggermente e non entusiasma. La scena d'apertura è comunque forse la più bella e interessante, una scena forte fatta di paura, adrenalina e sconforto che rende giustizia al genere. Purtroppo spararsi una così buona cartuccia all'inizio può essere controproducente. Così è infatti per Extinction, dove (passati nove anni) al calare del ritmo il clima di attesa ed incertezza non è sostenuto da attori all'altezza del compito, né ci sono particolari sorprese.

Avengers: Age of Ultron (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2016 Qui - Avengers: Age of Ultron (2015) è l'undicesimo film del Marvel Cinematic Universe ed è il sequel di The Avengers del 2012, scritto e diretto da Joss Whedon, lo stesso regista del primo. Il film è ovviamente basato sul team di supereroi Marvel Comics dei Vendicatori, e comprende lo stesso gruppo di attori e personaggi dello straordinario primo capitolo (Iron Man, Captain America, Hulk, Thor, più Occhio di falco e Vedova Nera) con l'aggiunta di due-tre nuovi 'eroi' e un letale nuovo nemico. Partendo dal presupposto che il primo era veramente bello, questo secondo non è comunque da meno. Sì perché nonostante qualche pecca riesce a intrattenere molto bene, certamente sono completamente diversi nello stile, nella trama, narrativa e soprattutto i toni (nel senso che oltre agli immancabili momenti comici, comunque inferiori, vi sono più sfumature dark e seriose come nel caso delle terribili visioni nella mente e dell'intelligenza artificiale, un discorso affascinante). Ma come sappiamo quando si tratta di un sequel molto deve cambiare ed evolvere per non riciclare le solite cose e questo spettacolare secondo capitolo grazie a un modo diverso di approcciarsi alla pellicola, già nella prima scena, riesce nel suo intento, sorprendere e non annoiare. Difatti l'incipit è davvero entusiasmante, poiché il film parte subito con una sequenza di azione spettacolare, che mostra gli amati Avengers più affiatati che mai. Indubbiamente non poteva essere altrimenti dato che nel primo è stato speso molto tempo per reclutare, riunire e formare la squadra e poi la vicenda si ricollega subito al precedente, gli Avengers infatti si uniscono per recuperare lo Scettro di Loki dalle mani dell'Hydra, guidata dal Barone Von Strucker. In seguito alla missione però, ovviamente terminata con successo, Tony Stark/Iron Man (Robert Downey Jr.) dà inizio ad un nuovo ex-progetto in collaborazione con Bruce Banner/Hulk, il 'Programma: Ultron', con lo scopo di creare un sistema di intelligenza artificiale che possa proteggere il mondo. Purtroppo, immancabilmente, qualcosa va storto e Ultron (classico genio uscito dalla lampada e sfuggito al controllo dei suoi creatori) comincia a crescere, estendendosi lungo tutte le linee globali e sviluppando una coscienza propria e una forma fisica, con l'unico intento di distruggere gli Avengers e dell’estinzione della razza umana. È così, dunque, che gli Avengers dovranno collaborare per sconfiggerlo (nonostante alcuni problemi, paure, traumi e sensi di colpa di tutti venuti alla luce per 'colpa' di Wanda), anche grazie all'aiuto di alcuni nuovi esseri dotati di superpoteri, come i gemelli Maximoff (il velocissimo Pietro, Aaron Taylor Johnson, e appunto la strega Wanda, Elizabeth Olsen), dapprima nemici, e un sorprendente, fantastico nuovo personaggio-eroe La Visione, in modo da evitare la distruzione della razza umana, fermare il nemico e recuperare la gemma dell'infinito (oggetto di vitale e sicuramente di futura grande importanza).

La scelta (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/05/2016 Qui - La scelta è un drammatico, intenso e potente, film italiano del 2015 diretto da Michele Placido. Il soggetto della pellicola, liberamente ispirato al testo teatrale L'innesto di Luigi Pirandello, datato 1919, faceva ben sperare. Alla fine infatti a parte la trama, la recitazione (l'aspetto più importante) è venuto meno. La trama difatti, anche se impegnativa, è senza dubbio interessante ma non classica come sembrerebbe. Quella di Laura e Giorgio infatti potrebbe essere una storia di normale felicità quotidiana, se solo una violenza improvvisa non ne sconvolgesse l'equilibrio, portando alla luce le loro diversità caratteriali. Quando, poi, Laura scopre di essere incinta, il dubbio sulla paternità del bambino mette alla prova il loro amore, costringendo i due coniugi ad affrontare ogni paura e a fare una scelta. Giorgio infatti si sente offeso e privato di un suo diritto morale, mentre Laura ha in grembo una creatura che tanto desiderava. Una tempesta emotiva così forte e dolorosa però riuscirà ad unire la coppia e non a dividerla. La scelta è una pellicola complessa, non facile da spiegare e capire. Il film parla di maternità e di paternità, e sulla capacità (o meno) dell'uomo di accettare un figlio che potrebbe non essere suo. Entrano così in gioco dinamiche che hanno a che fare con un senso primordiale dell'appartenenza biologica di un neonato al padre (giacché la madre è sempre certa, e di solito priva di dubbi sul suo ruolo) che sembrano appartenere ad un passato remoto. Il dramma è grande per l'uomo e per la donna. I primi 20 minuti di questo film, intenso, toccante e profondamente introspettivo, che tocca con delicatezza un tema forte e doloroso, mostrandoci i punti di vista e il diverso "sentire" dei 2 protagonisti Laura (una straordinaria Ambra Angiolini che non si calava in un ruolo del genere da anni) e Giorgio (un bravo Raoul Bova, che dimostra di non essere solo belloccio, è un attore, non credibilissimo ma nemmeno peggiore di tanti altri, si impegna e si vede) davanti ad una scelta difficile e coraggiosa, non sono niente di male, vengono presentati i personaggi e cose varie, poi però arriva (spoiler) lo stupro alla Angiolini che stravolge la situazione rendendola tragicomica.

Ho ucciso Napoleone (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/05/2016 Qui - Ho ucciso Napoleone è una cinica, perfida e ironica commedia del 2015, diretta da Giorgia Farina, alla sua seconda prova da regista dopo Amiche nemiche. E come quest'ultimo lungometraggio, si tratta nuovamente di un film in cui un gruppo di donne cerca di sovvertire l'ordine del mondo degli uomini con un piano segreto (ma c'è un twist, colpo di scena). La storia è quella di una manager in carriera, Anita, autoritaria, intraprendente e ambiziosa che negli anni ha imparato a rimanere fredda, glaciale a tutto e tutti. Ciò che però ancora non sa, è che un uragano sta per travolgerla spazzando via tutte le sue certezze. Il lavoro, l'amore, il futuro, tutto in macerie nel giro di un giorno. Nell'arco di ventiquattr'ore, infatti, riceve una promozione, scopre di aspettare un bambino e viene licenziata di punto in bianco dalla società farmaceutica in cui si occupava di Risorse Umane. Abbandonata anche da Paride (sposato con figli), suo amante e capo (e padre di suo figlio), Anita, aiutata da tre donne a dir poco problematiche, e da un avvocato (della stessa sua ex-società) ansioso, timido e goffo, metterà in atto la sua vendetta (elaborando un complesso piano) contro i suoi datori di lavoro e contro chiunque provi a metterle i bastoni tra le ruote. Ma come spesso accade, anche il piano perfetto può vacillare di fronte all'imprevisto, soprattutto se l'imprevisto ha le sembianze di chi non sospetteresti mai. Niente infatti sarà come sembra, e nonostante Anita comincerà ad aprirsi al mondo e scongelare il 'sofficino' che ha messo al posto del cuore (grazie a sua figlia), per lei ci saranno molte sorprese, non tutte gradevoli. La regista, con questa ironica e pungente commedia, sorprende, grazie all'originalità della trama. Infatti il film è veramente una sorpresa, anche se non regge tantissimo, portando con quest'opera corale al femminile che si ripropone di rovesciare un sistema maschilista arcaico e non sempre funzionale, una ventata di "internazionalità", lontana dalla volgarità e dal facile sentimentalismo che imprigionano spesso la nostra cinematografia. Un film che guarda con occhio divertito al mondo manageriale, senza pretese etico-moralistiche. Una commedia sopra le righe con una misura di ferocia insolita per il nostro cinema, fortemente stilizzata e profondamente cinica. Peccato che il film assuma un aspetto grottesco e farsesco ad un certo punto, difatti sembra concludersi e diventare un film completamente diverso.

Pelè: il film e altro

Anteprima e retrospettiva pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2016 Qui - Il 26 maggio (giovedì di questa settimana) esce anche in Italia uno dei film calcisticamente parlando più attesi dell'anno, esce infatti il primo film (un omaggio) biografico sulla vita del più forte giocatore di tutti i tempi, un mito assoluto (anche personalmente) del calcio mondiale, Pelè (Pelé: Birth of a Legend). Il trailer, qui. Il film, scritto e diretto dai fratelli Jeff e Michael Zimbalist, racconta la storia del calciatore Edson Arantes do Nascimento, in arte, e divenuto celebre in tutto il mondo col nome di Pelè, dall'infanzia difficile nelle favelas di San Paolo, il rapporto con il padre Dondinho, fino alla vittoria del suo primo mondiale nel 1958 con la nazionale brasiliana a soli 17 anni. L'incredibile storia vera quindi di questo leggendario giocatore di calcio che da semplice ragazzo di strada raggiunse la gloria. Nato in povertà, affrontando un'infanzia difficile, Pelé ha usato il suo stile di gioco poco ortodosso e il suo spirito indomabile per superare ogni tipo di ostacolo e raggiungere la grandezza che ha ispirato un intero Paese, cambiandolo per sempre. Questo eccezionale giocatore è considerato, giustamente secondo me, da tutti il miglior giocatore di tutti i tempi, questo perché al contrario di altri, ha segnato, ha giocato, ha vinto, più di ogni altro. In più come uomo è sempre stato un grande, mai una parola fuori posto, sempre umile, gentile e riconoscente ad un paese che non ha mai abbandonato o lasciato solo. Insomma una leggenda in tutto e per tutto. Calciatore del secolo nonché Pallone d'oro FIFA del secolo. Successivamente ha ricevuto, unico calciatore al mondo, il Pallone d'oro FIFA onorario. L'unico anche calciatore al mondo ad aver vinto tre edizioni del Campionato mondiale di calcio. È stato dichiarato "Tesoro nazionale" dal presidente del Brasile, e nel luglio 2011, "Patrimonio storico-sportivo dell'umanità". È anche conosciuto come O Rei (in italiano Il Re), O Rei do Futebol (Il Re del Calcio) o anche Perla Nera (in portoghese Pérola Negra). Molti sono i detrattori che non credono che costui sia veramente il più forte, per me lo è sicuramente, tanto che agli esami finali di terza superiore ho raccontato la sua storia al tema di italiano, tra lo stupore della prof che però non ha disdegnato la mia scelta, anzi ne è rimasta contenta. Molti dicono che ha segnato così tanto (superando quota 1000) perché gli avversari erano scarsi, invece non è così, poiché i suoi 1281 gol li ha segnati in 1363 partite, in ben 25 anni di carriera, conclusa nel '77.

Adaline: L'eterna giovinezza (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/05/2016 Qui - Adaline: L'eterna giovinezza (The Age of Adaline) è un fantascientifico ed inusuale film d'amore del 2015 diretto da Lee Toland Krieger (giovane regista californiano ai suoi esordi) con protagonisti principali Blake Lively ed Harrison Ford. Il film tratta di un argomento raro nella storia del cinema, ma altamente esplorato in altre pellicole, perché questa storia, che ricorda Il curioso caso di Benjamin Button, ma anche Highlander (e certi film sui vampiri), riflette sul senso della vita attraverso il concetto di mortalità e mostra il passare del tempo (e l'invecchiamento del corpo) come un limite necessario alla ripetitività infinita dell'esistenza. Il regista mescolando un po' di scienza con un po' di amore e fantascienza, realizza infatti un buon film d'amore che ha la capacità di tenere viva l'attenzione dello spettatore. Difatti la trama è abbastanza interessante e diversa da tante, ma non così complicata come vorrebbe essere. La pellicola racconta la storia di Adaline Bowman, una bellissima ragazza, che agli inizi del novecento si sposa con l’amore della sua vita, i due hanno una figlia ma lui muore qualche anno dopo in seguito a un incidente su lavoro durante la costruzione del ponte a San Francisco. Adaline e la figlia devono andare avanti. Una notte però, durante una tempesta, Adaline mentre sta rincasando in auto, viene colpita da un fulmine e finisce fuori strada. Miracolosamente è salva, ma con il passare del tempo si accorge che c’è qualcosa di strano: non sta invecchiando. Comincia così un'avventura unica, che mai essere umano ha vissuto. Questo destino incredibile le consente di vivere, per molti decenni, la storia delle trasformazioni del mondo, che fanno da sfondo alle sue vicende personali e sentimentali: dalle due Guerre Mondiali alle lotte degli anni '60 per la libertà, fino ai nostri eventi più recenti. Nascondendo abilmente il proprio segreto a tutti, anche a chi vorrebbe rinchiuderla e usarla come cavia da laboratorio, tranne alla propria figlia, Adaline, cambiando ogni tot di anni luogo e documenti, riesce a vivere con delicatezza e riserbo la sua vita, finché un giorno la donna incontra l'affascinante e carismatico filantropo Ellis Jones (che su richiesta della figlia, decide di frequentarlo) che, dopo anni di vita solitaria, riaccende il lei la passione per la vita e per l'amore. La determinazione di Adaline comincia così a vacillare, ma dopo un weekend con i genitori di lui, che rischia di portare alla luce l'incredibile verità, Adaline prende una decisione che cambierà per sempre la sua vita.

Il libro della vita (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/05/2016 Qui - Il libro della vita (Book of Life) è un bellissimo ed avventuristico gotico film d'animazione del 2014 diretto da Jorge R. Guitierrez, prodotto, tra gli altri, da Guillermo Del Toro. Il film, che si basa sulla festa del Día de Muertos della tradizione messicana, sembra ricalcare ma in salsa diversa, quel piccolo grande classico del genere che è 'Nightmare before Christmas' (senza dimenticare La Sposa Cadavere), esso infatti è una favola dark-orrorifica dove al Natale si sostituisce la Festa dei morti, una festa che in Messico non significa affatto piangerli (i defunti), ma al contrario festeggiarli con danze e banchetti, costumi carnevaleschi e candele che illuminano il cammino. La pellicola è quindi letteralmente una gioia per gli occhi, un trionfo di fantasia, di colori sgargianti, scenografie fantasmagoriche, un immaginario caleidoscopico e barocco, di maschere e colori. Altro aspetto importante e bello è che i protagonisti hanno le fattezze tridimensionali di burattini finemente intagliati nel legno e il film ha spesso l’aspetto appunto di un Nightmare Before Christmas, ma assolato, in computer grafica e dai colori accesi. Il film è abilmente narrato con un sapiente gioco ad incastri dove, condotti per mano da una guida e un custode di un museo (che poi, alla fine, si riveleranno due dei personaggi della storia stessa) un gruppo di pestiferi bambini (in punizione) mal disposti a visitare un museo, e noi con loro, vengono introdotti a conoscere la meravigliosa storia contenuta nel Libro della vita. Una storia comunque intricata, molto più di quanto non sembrerebbe. La pellicola narra le vicende di tre bambini/adulti, Maria, Manolo, e Joaquin in un Messico coloratissimo e fiabesco, tra mondo dei vivi e mondi dei morti. La Muerte, una divinità femminile fatta di zucchero filato, e il marito Xi Balba, fatto di catrame, fanno una scommessa sulla diatriba "più vecchia del mondo": due ragazzi migliori amici entrambi innamorati della stessa ragazza. La Muerte scommette su Manolo (ultimo erede di una famiglia di toreri che desidera però fare il musicista), Xi Balba su Joaquin (figlio dell'eroe della città).

Oscure presenze: Jessabelle (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/05/2016 Qui - Oscure presenze (Jessabelle) è un raccapricciante, avvincente horror/thriller prodotto dagli Stati Uniti nel 2014 diretto da Kevin Greutert (uno dei registi di Saw). Per cominciare si tratta di un film ben congegnato e diretto che preferisce puntare tutto nel costruire una solida storia con gli elementi chiave del genere, il mistero e la suspense. Entrambi sono presenti e lo rendono un prodotto decisamente apprezzabile. La storia, ci propone di seguire le vicende di Jessabelle (Sarah Snook), una giovane ragazza americana, che dopo un terribile incidente d'auto che l'ha ridotta in sedia a rotelle e che ha ucciso il suo fidanzato, bisognosa di assistenza, torna nella casa natale in Louisiana, dove vive il padre vedovo. Poco alla volta verrà in possesso di alcune VHS che la madre defunta registrò prima della nascita della bambina e le destinò alla stessa non appena avrebbe raggiunto la maggiore età. Ma nei messaggi registrati si nasconde un presagio inquietante: la ragazza è perseguitata da uno spirito, che vuole rivendicare la propria morte. E Jessabelle avverte da subito questa entità negativa che la perseguita ma non sapendo come affrontarla e non potendo andarsene, cerca di scoprirne di più seguendo i segni che lo spirito le recapita. Ma gli eventi prenderanno una svolta ancora più drammatica quando il padre resta vittima di un incidente mortale nel tentativo di distruggere le VHS in questione. Jessie, a tal punto, col solo aiuto di un ex compagno di liceo cerca di far luce sul vero significato dei messaggi registrati dalla madre e sull'entità che la perseguita. Scoprirà che è  vittima di un maleficio voodoo che lei non è in grado di spezzare e che dovrà essere sacrificata affinché la vera Jessabelle possa tornare in vita. Secondo me questo film è ampliamento riuscito, film di genere capace di svolgere, con buon mestiere e sapiente montaggio, una storia che in molti momenti però sa di già visto. Temi come le case abitate da inquietanti presenze, la possessione, il found footage, la donna sola in casa impossibilitata a muoversi. Ma la buona capacità di racconto mostrata dagli autori, una giusta dose di scene spaventose, una location inquietante e la presenza della religione vudu creano un giusto mix di horror che convince fino al buon (ma non imprevedibile) finale.

L'esorcismo di Molly Hartley (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/05/2016 Qui - The Exorcism of Molly Hartley (Usa 2015) è il titolo del sequel di The Haunting of Molly Hartley del 2008, diretto da Steven R. Monroe (House of 9). Come avrete intuito dal titolo, questa 'fantastica' pellicola è un horror demoniaco, l'ennesimo film sugli esorcismi. Peccato però che il risultato è banale, scontato, "già visto", e fatto (quasi) apposta per essere dimenticato subito senza lasciare alcun turbamento allo spettatore. Ci ritroviamo infatti di fronte a un'opera puramente derivativa di tante altre pellicole simili ma qui riproposte con la "leggerezza" e lo "stile" di prodotti di basso livello. La pellicola che cerca disperatamente di mischiare molti titoli altisonanti diversi per far uscire qualcosa che valga la pena vedere, si aggrappa ai dettagli più disparati per tentare di rievocare nello spettatore ricordi di scene ben più note e di livello. Mi sembra inutile dirvi che il risultato è assai deludente. Non aiuta la recitazione dei protagonisti, la regia anonima e la fotografia non eccezionale. Nonostante il discreto lavoro del regista (che comunque sa il fatto suo dietro la macchina da presa) il film non regala spunti di novità interessanti. Abbiamo un prete bello, una psichiatra bella e una indemoniata bella (Sarah Lind, Devon Sawa e Gina Holden).

Parigi a tutti i costi (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2016 Qui - Parigi a tutti i costi (Paris à tout prix) è una esotica (come Ritorno al Marigold Hotel) e divertente commedia francese scritta, diretta e interpretata dalla regista italo-tunisina Reem Kherici, distribuita in Francia e in Belgio nel 2013. In Italia fruibile grazie a Sky Cinema. Maya è una bella e giovane stilista di un'importante maison d'alta moda francese di origine marocchina, che vive a Parigi da 20 anni. Maya sta finalmente per avere un avanzamento di carriera, prossima a ottenere il posto di prima stilista, ma dopo una serata fashion trascorsa in discoteca con le amiche, e in seguito a un semplice controllo da parte della polizia, emerge che il suo permesso di soggiorno è scaduto da più di un anno. Nel giro di 24 ore viene quindi espulsa e rimpatriata in Marocco. Per lei perfettamente integrata nello stile, nei modi occidentali (con annesse scarpe e accessori), di fronte allo choc di una cultura diversa e a cui non è più abituata, farà di tutto per ritornare nella sua amata Parigi. In Marocco, catapultata nel bel mezzo del deserto marocchino nel suo paese d'origine a MarrackechMaya, si scontrerà con le tradizioni e la cultura del paese che avrebbe voluto lasciarsi alle spalle,  ritrovando un paese e una famiglia che voleva dimenticare. Tra pregiudizi e tradizioni culturali a cui non è più abituata il ritorno a casa sarà per lei difficile e traumatico. Abituata infatti a Parigi, l'incontro/scontro con le sue origini, creeranno situazioni paradossali e comiche, ma allo stesso tempo le riserveranno delle sorprese del tutto inaspettate. Maya, ritroverà suo malgrado la sua famiglia che la rimprovera di non aver ricevuto più notizie da anni. Tuttavia, malgrado le difficoltà, l'incontro con le sue origini le faranno riscoprire l'amore per la sua famiglia.

Ritorno al Marigold Hotel (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2016 QuiRitorno al Marigold Hotel è un esotico (dato che la pellicola si svolge prevalentemente in India), spensierato e simpatico film del 2015 diretto da John Madden, sequel dell’inaspettato successo Marigold Hotel del 2012. E' intuibile ovviamente che gli avvenimenti che accadono sono la più o meno diretta conseguenza di quelli precedentemente narrati. Pertanto incontriamo anche gli stessi personaggi con qualcuno nuovo aggiunto, come, per esempio, quello interpretato da Richard Gere. Certamente però il film non mantiene le aspettative del primo ma per tutti quelli (come me) che si innamorarono del Marigold Hotel, di quel giovane ragazzo indiano e dei suoi anziani ospiti che decidono di trasformarsi da ospiti in ospitanti, il ritorno al Marigold è un dovere oltre che un piacere. Il tema è lo stesso, la narrazione invece diversa, una specie di casa di riposo dove anziani signori passano il tempo che gli resta in pace, in armonia senza troppi pensieri, o almeno è quello che vorrebbero. Ma ora che il Marigold Hotel è pieno di clienti che si trattengono per periodi prolungati, i due co-direttori Muriel Donnelly (una burbera, dispotica e sempre fantastica Maggie Smith) e Sonny Kapoor (un sempre energico Dev Patel, The Millionaire, Humandroid) sognano di ingrandirsi, e hanno appena trovato il posto ideale per farlo, il secondo Marigold Hotel e volano quindi negli States per trovare dei finanziatori per aprire questa nuova struttura. Rientrati in India e in attesa dell'ispettore, che arriverà in incognito a valutare la gestione alberghiera, iniziano i problemi. Si deve infatti capire chi è l’ispettore che verrà per valutare il livello dell’ospitalità, e per un malinteso si scateneranno insolite e buffe situazioni. Sonny a un passo dal matrimonio con l'amore della sua vita Sunaina (Tina Desaie sull'orlo di una crisi di nervi a causa di un rivale americano troppo interessato ai suoi 'affari', si accorge che i suoi progetti per il nuovo hotel gli rubano più tempo di quanto non ne abbia a disposizione. Forse l'unica ad avere le risposte alle domande di tutti è Muriel (una vecchia signora inglese con pochi giorni davanti), che custodisce i segreti di tutti. Nel frattempo infatti si verificano numerosi fraintendimenti e scaramucce tra gli ospiti stessi dell'hotel che vagano nell'incertezza di un futuro sospeso, tra chi naviga nelle acque vorticose di una relazione speciale, Norman e Carol (Ronald Pickup e Diana Hardcastle), chi si destreggia tra due corteggiatori entrambi molto allettanti, Madge (Celia Imrie), chi si avventurano a Jaipur con un piano di lavoro in mente, chiedendosi a cosa porterà il loro appuntamento fisso a colazione, Evelyn e Douglas (una bravissima Judi Dench e Bill Nighy), e chi arrivato da poco, Guy Chambers (un 'piacione' Richard Gere), trova nella madre di Sonny, Mrs. Kapoor (Lillete Dubey), una musa per il suo prossimo romanzo.

Oblivion (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/05/2016 Qui - Oblivion è un innovativo, originale e intrigante film di fantascienza del 2013 scritto, diretto e prodotto da Joseph Kosinski (Tron: Legacy), con protagonista il sempreverde Tom Cruise. Spesso certi tipi di film come questo partono, nascono, con aspettative alte senza riuscire a mantenerle. Questo non è il caso di Oblivion, che non solo conferma le attese ma addirittura le supera. Questo è un giocattolo fantascientifico di elevatissima qualità, effetti speciali strabilianti, molto verosimili e del tutto sottese alla storia, stupende ambientazioni, scenografie e colonna sonora, molto curate le scene di azione, dunque tra i migliori film del genere degli ultimi decenni. Qualche lacuna nella sceneggiatura (nei dialoghi sempliciotti e nel tratteggiare i coprotagonisti) lascia un residuo di amaro in bocca, perché poteva essere un capolavoro, ma lo è quasi. Ho subito apprezzato "Oblivion" anzitutto proprio perché non crea false illusioni, il film inizia in un certo modo e crea una precisa idea nello spettatore il quale però poi, a un certo punto, si aspetta decisamente di più. Ebbene, il regista non delude in questo, attuando un'inaspettata serie di risvolti narrativi (semplici ed efficaci) che rendono la storia credibile e intrigante, soprattutto nell'ultima mezz'ora. E con un bel finale interpretabile (diciamo così) e diverso dal solito. Lodevole l'idea di vagare tra le lande, gli anfratti e i resti di edifici di una Terra distrutta e disabitata. Concettualmente, nulla di originale, sia chiaro, ma come struttura narrativa, davvero eccellente, curata, coerente e abbastanza imprevedibile. Un plauso a questo sconosciuto regista anche e soprattutto per l'idea di fondo che permea sottilmente tutto il film, ritrovare se stessi nell'oblio dei ricordi. Ma veniamo alla trama. Tutto inizia attraverso la spiegazione di quanto è avvenuto sulla Terra. Siamo nell'anno 2077. Sessant'anni fa il nostro pianeta è stato il campo di battaglia di una guerra nucleare contro una razza aliena chiamata Scavengers che voleva invadere la Terra. Questo scontro è stato vinto dagli umani ma la Terra è stata completamente devastata. Anche la Luna è stata distrutta (l’immagine di questo satellite fatto a pezzi nel cielo è spettacolare, veramente realistica), generando così notevoli cambiamenti climatici. L’umanità è pertanto costretta a lasciare la Terra per dirigersi verso il pianeta Titano. L’esodo è possibile grazie a dei macchinari che estrapolano le risorse naturali (in particolare l’acqua che viene risucchiata da gigantesche macchine) per poter generare vita su quest'altro pianeta.

Godzilla (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/05/2016 Qui - Godzilla è un fantastico, elettrizzante ed entusiasmante film del 2014 diretto da Gareth Edwards. La pellicola è il remake, reboot, della serie cinematografica con protagonista Godzilla e racconta una storia originale, del tutto diversa, su Godzilla, celebre kaijū del cinema giapponese, oramai divenuto un personaggio della cultura mondiale. L'uscita della pellicola al cinema è coincisa con il sessantesimo anniversario della nascita di Godzilla. Il film è andato in onda su Italia1 l'8 maggio scorso, non potevo ovviamente perderlo. In questa epica rinascita dell'icona Godzilla della Toho, una spettacolare avventura, dalla Warner Bros Pictures e Legendary Pictures, si contrappone il mostro più famoso del mondo alle malvagie creature che, sostenute dall'arroganza scientifica dell’umanità, minacciano la nostra esistenza. I test nucleari effettuati dagli americani infatti nell'oceano Pacifico nel 1954 hanno risvegliato una gigantesca creatura anfibia, ritenuta da tutti frutto delle leggende della mitologia orientale. Dopo essere sopravvissuta a un tentativo di distruzione effettuato dalla marina americana attraverso un'esplosione atomica, la creatura si rifugia negli abissi dell'oceano fino a quando una nuova minaccia la risveglia (anzi due, due M.U.T.O. acronimo in lingua inglese per Massive Unidentified Terrestrial Organism: "organismo terrestre gigantesco non identificato"), portando distruzione e terrore ovunque. Nel 1999 infatti a Tokyo un segnale elettromagnetico ignoto causa scosse sismiche su vasta scala, compromettendo il funzionamento di una centrale nucleare. Nell'incidente Joe Brody perde la moglie e non si darà pace fino a che non avrà scoperto le ragioni del disastro, nascoste dalle versioni ufficiali. Quindici anni dopo però la sua ricerca porterà alla verità, alla più incredibile e distruttiva delle verità. Godzilla si svolge così in continenti diversi e si dipana nel corso di decenni, seguendo l'impatto di una serie di misteriosi e catastrofici avvenimenti, attraverso l'occhio di un gruppo di persone intrappolati nell'epicentro.

Vice (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/05/2016 Qui - Vice è un enigmatico ed assurdo film di fantascienza del 2015 diretto da Brian A. Miller (The Prince, Officer down) ed interpretato da Bruce Willis e Thomas Jane. La pellicola, realizzata con un budget di 15 milioni di dollari, uscita direttamente in DVD, negli stati uniti d'America il 16 gennaio 2015, ha giustamente ricevuto delle critiche estremamente negative, la cui visione è assolutamente evitabile. Questo perché il film è davvero pessimo e delude praticamente in tutto. Storia scarna e strampalata, classico dilemma "sull'umanità" delle intelligenze artificiali risolto alla buona e in maniera arraffata. Julian Michaels ha progettato il resort dei resort: Vice, un luogo dove tutto è permesso e i clienti 'ricchi' possono dare sfogo alle fantasie più selvagge e perverse (quelle normalmente, e giustamente, vietate nel mondo comune) con gli abitanti artificiali del posto, esseri sintetici simili agli esseri umani. Ma un giorno un'androide (Childers) a causa di un bug viene inondata dai ricordi di tutti gli atti atroci contro di lei, e dopo aver preso coscienza di sé, fugge con l'intento di distruggere l'organizzazione. Si ritroverà così al centro dell'attenzione dei mercenari assoldati da Julian per ritrovarla e di un poliziotto, intenzionato a fermare per sempre la violenza del resort. Questo fiacco thriller sci-fi, povero nell'azione e privo di effetti speciali e nemmeno originale è veramente imbarazzante, difatti questi cyborg del tutto simili agli umani non hanno, ma soprattutto non si nota, nessuna classica caratteristica robotica, non sono indistruttibili, non corrono veloce, anzi, addirittura sappiamo che sono dei robot solo grazie all'introduzione e una spiegazione superficiale di un ingegnere del resort. Cioè per un film di fantascienza come questo (o che vorrebbe essere) ci dovrebbe essere qualche effetto speciale o almeno qualche immagine di livello che riguardi il mondo artificiale, invece niente di niente.

Tomorrowland: Il mondo di domani (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/05/2016 Qui - Tomorrowland: Il mondo di domani (Tomorrowland) è un film d'avventura fantascientifico del 2015 della Disney, scritto, diretto e prodotto da Brad Bird (Gli incredibili e Ratatouille), con protagonisti Britt Robertson (vista giorni fa in La risposta è nelle stelle qui) e George Clooney (che non ha bisogno di presentazioni). Il film racconta la storia di Frank, un ex enfant prodige ormai disilluso, e Casey (figlia di un ingegnere aerospaziale), un'adolescente ottimista e intelligente che trabocca di curiosità scientifica. La ragazza sogna un futuro di speranza e di avventura, ma dopo l'ennesimo blitz nella fabbrica del padre per impedire che venga dismessa, Casey finisce in gattabuia. Ma tra gli effetti personali trova una spilla misteriosa che, al solo tocco, la trasporta in un mondo collocato in uno spaziotempo imprecisato, Tomorrowland. Per 'colpa' e grazie all'aiuto di una misteriosa ragazzina, i due, legati da un destino comune, intraprendono così una pericolosa missione insieme, per svelare i segreti di una misteriosa ed enigmatica dimensione spazio-temporale (che esiste nella loro collettiva memoria) nota appunto come "Il mondo di domani". Le loro imprese cambieranno sia il mondo che la propria vita, per sempre. Tomorrowland è un film di quelli che lasciano un attimo perplessi anche se in parte riesce a coinvolgere. Certamente però non lo si può collocare come film di pura fantascienza, ma certo al confine di questa con il fantasy. Certe scene sono un po' troppo inverosimili anche per la fantascienza, per cui sfociano nel fantasy di conseguenza. Una parte su tutte: la torre Eiffel che ha una stanza con un mini museo delle cere di cui nessuno ha mai scoperto l’esistenza, un meccanismo di apertura della torre stessa che nessuno aveva mai notato, un’ astronave stile Verne che viaggia nell'iperspazio con un vetro semi rotto ecc. Tutto questo comunque ci può stare, vista anche la casa di produzione che propone il film. Una volta accettato il fatto che non sia fantascienza e basta, lo si può fare già durante il film, tutto diventa più verosimile. Acquista così un senso nella sua gestione dei tempi, nelle animate dinamiche action da cartoon. Gente che cade-vola-rimbalza e non solo, risultano divertenti diverse sequenze, a partire da quella che vede il bimbo-Clooney mentre testa il suo Jet pack, così come creano la giusta dose di attrazione la gadgettistica e la costruzione scenografica dell'immaginario di questa dimensione parallela ove sono raccolte le menti più ingegnose della specie. Poi, chiaro, gli effetti speciali, la CGI, e i soliti cliché conducono l'opera sui binari prevedibili che un prodotto del genere impone.

Best of me (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/05/2016 Qui - Pochi scrittori hanno visto trasporre con tanta regolarità i loro romanzi al cinema, Nicholas Sparks può vantare questo primato, curioso poi come in La risposta è nelle stelle, anche in The Best of Me: Il meglio di me (The Best of Me, 2014) diretto da Michael Hoffman e tratto dal suo romanzo omonimo (andato in onda in prima visione su canale5 il 19 aprile), il confronto fra le generazioni e il raffronto fra passato e presente creano la mappa emozionale da seguire per i più giovani, tanto i protagonisti della storia quanto gli spettatori. Le sue storie ho imparato a capire combinano sapientemente artificio e intreccio puramente letterari con elementi molto quotidiani che, al contrario dei primi, sono anche molto condivisibili. I due protagonisti di Il meglio di me hanno avuto una relazione importante ai tempi del liceo e il racconto inizia quando entrambi concludono il loro rapporto, dando vita a due storie dislocate nel tempo, quella dei due giovani amanti vent'anni prima e quella attuale, dove gli ex amanti sono infelici, perché non hanno realizzato la vita che sognavano. Nel 1992 infatti, Amanda (Liana Liberato, veramente troppo ingenua) e Dawson (Luke Bracey, non proprio adatto nel ruolo secondo me) si innamorano e vivono una grande storia d’amore nonostante le differenze sociali: Amanda appartiene alla ricca borghesia mentre Dawson vive ai margini della città con un padre violento e tre fratelli. Dopo l'ennesimo scontro con il padre, Dawson trova ospitalità da Tuck (Gerald McRaney), un meccanico che lo accoglie come un figlio. Vent'anni dopo la vita ha preso svolte diverse per entrambi, ma Amanda (la bellissima Michelle Monaghan) e Dawson (James Marsden, non male recitativamente parlando, una curiosità: per il suo ruolo era stato inizialmente scelto il compianto Paul Walker) si ritrovano per la morte di Tuck (un caro amico di entrambi) che ha lasciato loro il suo cottage. Il ritrovarsi, sebbene abbia toni agrodolci, riaccende quell'amore che non hanno mai dimenticato, lasciando però che i due scoprano presto come il sentimento sia minacciato ancora una volta dalle forze ostili che li hanno separati due decenni prima. Dawson vorrebbe ricominciare da capo con Amanda, che però è sposata con un figlio anche se non è felice. Amanda torna a casa, ma il destino ha ancora in serbo un'altra sorpresa.