sabato 29 dicembre 2018

Ritorno al Marigold Hotel (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2016 QuiRitorno al Marigold Hotel è un esotico (dato che la pellicola si svolge prevalentemente in India), spensierato e simpatico film del 2015 diretto da John Madden, sequel dell’inaspettato successo Marigold Hotel del 2012. E' intuibile ovviamente che gli avvenimenti che accadono sono la più o meno diretta conseguenza di quelli precedentemente narrati. Pertanto incontriamo anche gli stessi personaggi con qualcuno nuovo aggiunto, come, per esempio, quello interpretato da Richard Gere. Certamente però il film non mantiene le aspettative del primo ma per tutti quelli (come me) che si innamorarono del Marigold Hotel, di quel giovane ragazzo indiano e dei suoi anziani ospiti che decidono di trasformarsi da ospiti in ospitanti, il ritorno al Marigold è un dovere oltre che un piacere. Il tema è lo stesso, la narrazione invece diversa, una specie di casa di riposo dove anziani signori passano il tempo che gli resta in pace, in armonia senza troppi pensieri, o almeno è quello che vorrebbero. Ma ora che il Marigold Hotel è pieno di clienti che si trattengono per periodi prolungati, i due co-direttori Muriel Donnelly (una burbera, dispotica e sempre fantastica Maggie Smith) e Sonny Kapoor (un sempre energico Dev Patel, The Millionaire, Humandroid) sognano di ingrandirsi, e hanno appena trovato il posto ideale per farlo, il secondo Marigold Hotel e volano quindi negli States per trovare dei finanziatori per aprire questa nuova struttura. Rientrati in India e in attesa dell'ispettore, che arriverà in incognito a valutare la gestione alberghiera, iniziano i problemi. Si deve infatti capire chi è l’ispettore che verrà per valutare il livello dell’ospitalità, e per un malinteso si scateneranno insolite e buffe situazioni. Sonny a un passo dal matrimonio con l'amore della sua vita Sunaina (Tina Desaie sull'orlo di una crisi di nervi a causa di un rivale americano troppo interessato ai suoi 'affari', si accorge che i suoi progetti per il nuovo hotel gli rubano più tempo di quanto non ne abbia a disposizione. Forse l'unica ad avere le risposte alle domande di tutti è Muriel (una vecchia signora inglese con pochi giorni davanti), che custodisce i segreti di tutti. Nel frattempo infatti si verificano numerosi fraintendimenti e scaramucce tra gli ospiti stessi dell'hotel che vagano nell'incertezza di un futuro sospeso, tra chi naviga nelle acque vorticose di una relazione speciale, Norman e Carol (Ronald Pickup e Diana Hardcastle), chi si destreggia tra due corteggiatori entrambi molto allettanti, Madge (Celia Imrie), chi si avventurano a Jaipur con un piano di lavoro in mente, chiedendosi a cosa porterà il loro appuntamento fisso a colazione, Evelyn e Douglas (una bravissima Judi Dench e Bill Nighy), e chi arrivato da poco, Guy Chambers (un 'piacione' Richard Gere), trova nella madre di Sonny, Mrs. Kapoor (Lillete Dubey), una musa per il suo prossimo romanzo.
Nessuno sa cosa fare,  indecisi su come (e con chi) spendere la terza età, ma con l'avvicinarsi del grande giorno la famiglia, così come gli ospiti, si ritrovano risucchiati dall'irresistibile ebrezza di un matrimonio indiano, e una lunga notte bollywoodiana farà chiarezza, fino ovviamente al rivolgimento positivo di tutte le varie problematiche. La trama, in fondo è tutta qui e il Marigold Hotel è il palcoscenico su cui si avvicendano gags, gelosie, amori, tradimenti in un film corale. Ma nonostante il gran ritmo, le divertenti battute e ironiche punte di saggezza, il film non convince, tutto sembra finto, anche se è sempre gradevole da vedere. Ciò che il regista inglese, infatti, mostra di questa nazione è una sorta d’immagine pubblicitaria per turisti: si alternano splendidi monumenti a ricevimenti fastosi e a vivaci bazar. Sembrerebbe anche che il ruolo delle donne sia di estrema importanza, quando in questi ultimi anni, purtroppo, non abbiamo letto altro che di atroci violenze che le donne subiscono in India. Ovviamente di violenza, fanatismi religiosi, maschilismo e povertà nel film non ci sono tracce. Ma questo è Bollywood come si vede a fine film, perché sì, ballano tutti, ma proprio tutti. La scenografia accuratissima è un tripudio di toni accesi e solari che allieta la vista (e l'umore); mercatini di frutta e spezie sfarzosi, abiti ricchi, luminarie copiose, ambienti elegantemente arredati che non sfigurerebbero nelle più prestigiose riviste di design, ma in tutto questo, qualcosa che non è finto, c'è. Ed è l'idea, la speranza e l'anelito di vivere la terza età non come un capolinea ma come una tappa della propria vita che può riservare ancora tante sorprese e che può (e che deve) essere vissuta con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che si ha da ragazzi, quando ci si emoziona per tutto e tutti. Purtroppo però l'atmosfera inebriante del primo viene meno, nonostante il cast d’eccezione. Certamente è un bel film, non eccezionale, buono ed intelligente nonché piacevole intrattenimento, sicuramente un bel ritorno, ma la prima volta non si scorda mai. Consigliabile per color che ambiscono ad un poco di romanticismo correlato anche ad un po' di esotismo. Voto: 6

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