Ma veniamo comunque alla trama del film: Mosè e Ramses (Joel Edgerton), futuro sovrano d'Egitto, sono allevati come fratelli da Seti, faraone illuminato che governa con saggezza la sua gente e difende i suoi confini con l'aiuto dell'esercito e la benevolenza degli dei. In battaglia Mosè, raccolto dalle acque del Nilo da una principessa e cresciuto come un figlio da Seti, salva la vita a Ramses, principe irrequieto e complessato, che alla morte del padre e su consiglio della madre decide di esiliarlo. Le origini ebraiche di Mosè, rivelate dai saggi, che riconoscono in lui il profeta che libererà il loro popolo da una schiavitù lunga quattrocento anni, gli alienano la lealtà del fratellastro e lo conducono verso un destino più grande. Abbandonato nel deserto, Mosè trova soccorso tra le braccia di una donna araba e di un dio-bambino, che 'arma' il suo braccio contro Ramses e lo guida con gli ebrei fuori dall'Egitto e verso la Terra Promessa. Il faraone, ostinato e superbo, dichiara guerra a Mosè e al suo popolo, conducendo gli egiziani alla rovina sul fondo del Mar Rosso. Exodus: Dei e Re è quindi la storia, l'epica avventura di un uomo audace che con coraggio sfida la potenza di un impero. Il regista avvalendosi quindi di effetti visivi, speciali, all'avanguardia cambia pelle, dando nuova linfa alla storia di Mosè, che incurante del pericolo, si ribella al faraone Ramses, guidando 400,000 schiavi in un monumentale viaggio per fuggire dall'Egitto e dalle sue mortali piaghe. L'intreccio e l'importanza della vicenda, uniti all'audacia e all'intensità dei personaggi, danno origine a un evento cinematografico unico. L'Esodo dall'Egitto è la saga eroica per eccellenza. È anche una storia potente, all'insegna delle emozioni, delle rivalità e dei tradimenti, sulla ricerca perpetua della libertà.
Tanti però gli errori o cambi, perché i 140 mln di dollari devono essere stati spesi per gli effetti speciali, i costumi, le 5000 comparse, i grandi attori del cast e altro, ma non per la sceneggiatura, che fa acqua da tutte le parti. Premettendo che il film è bello, Scott poteva fare decisamente di meglio. Posso accettare l'idea di Christian Bale (il migliore in campo), ritraendo un uomo che è un guerriero (totale distorsione del testo), che però, di fondo, ha sempre l'Egitto dentro, e che non è preda di vero odio verso il fratello di un tempo. Ha un rapporto conflittuale con il nuovo dio, ma attenzione, il bambino, è un angelo, un messaggero della volontà di Dio, non Dio in persona. Il fratello Ramses è complessato, forse buon padre e marito, ma come faraone sempre o quasi forzato e esagerato. Anche in Yul Brynner c'è rodimento e gelosia, ma anche un potente ego che riesce a domare queste debolezze. Si ha comunque la brutta sensazione di dialoghi e battute studiatissimi, veri lambiccamenti cerebrali, e ciò congela l'emotività che dovrebbero suscitare l'impianto grandioso e alcuni (non tutti riusciti) effetti speciali. Ma veniamo agli errori, prima di tutto Mosè non era un oratore, eppure nel film è ritratto molto abile e coraggioso nel parlare e pronuncia anche un discorso in stile Braveheart. Nel libro dell'Esodo, Mosè abbandonò l'Egitto dopo che si venne a sapere che aveva ucciso un sorvegliante egiziano perché stava percuotendo uno schiavo ebreo. Nel film invece, fugge nel deserto perché il faraone Ramses II viene a sapere che Mosè è ebreo. Il contatto e la visione con Dio stravolti. Nel film viene raccontata la storia, l'amicizia e il rapporto che lega Mosé a Ramses, tuttavia, nel testo originale non c'è nulla di tutto questo. Nella Bibbia, Mosé e Aronne annunciano ognuna delle piaghe al faraone. Nel film, Mosé vede Ramses solo prima della prima e dell'ultima piaga. Inoltre in verità è Aronne che col suo bastone le fa iniziare, mentre nel film la sua figura è completamente ridimensionata. Gli ebrei non furono poi soggetti alla maggior parte delle piaghe. Nel film hanno peraltro tolto la piaga delle tenebre, in compenso hanno aggiunto i coccodrilli, non presenti nel testo originale. Senza contare il modo piuttosto sbrigativo con cui si racconta l'origine della Pasqua ebraica. In conclusione poi il finale ridimensionato. Come ha fatto un regista mitico come Scott (Blade Runner, Alien, Thelma e Louise, Il Gladiatore) a firmare un film così leggermente scadente è un mistero. Mistero fitto anche la presenza di attori eccellenti, fa tristezza vedere Ben Kingsley, uno da Oscar, costretto in una parte marginale senza capo né coda. Boh, l'avranno pagato bene. Comunque si fa il tifo per il faraone e il dio pensato da Scott è proprio antipatico, per me si può vedere, ma dimenticare. Voto: 6-
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