Ognuno può pensarla come vuole, effettivamente però il film lascia perplessi, una storia senza nessun tempo definito, interessante ma avulsa e vuota, troppo gioviale al confronto al suo drammatico incontro con la droga e l'infausto epilogo. Ma quello che, alla fine di una reale vicenda, fa più rabbia, è che anche la figlia Bobby Cristina (c'è anche lei, piccina, nel film, come si vede nella foto a destra) sia stata vittima della droga, trovata annegata nella vasca da bagno, e dopo mesi, in coma per overdose, si è spenta. Incredibile poi, che come la mamma aveva un compagno equivoco, un traditore, avaro e meschino, che non meritavano. Questa pellicola mi da però l'occasione di parlare di questa pazzesca cantante (che comunque mi piace, non tantissimo però, bravissima e bellissima, indimenticabile), universalmente riconosciuta come una delle più iconiche, popolari e talentuose cantanti di tutti i tempi, una delle voci più importanti e amate del '900, spesso chiamata semplicemente "The Voice" per le caratteristiche uniche della sua voce, soprannome datole da Oprah Winfrey. E a detta di molti artisti e critici, quella di Whitney è stata la più grande voce femminile della storia della musica. Le sue vendite complessive di album, singoli e video sono attualmente di oltre 200 milioni di copie, e risulta essere l'artista femminile dal maggior successo di sempre dopo Madonna e Mariah Carey. È stata una delle donne di maggior successo discografico, e insieme a Michael Jackson detiene anche il primo posto nella classifica degli artisti di colore di maggior successo. Addirittura nel 2008 il Guinness dei Primati ha dichiarato Whitney l'artista più premiata e popolare al mondo, con 6 Emmy e ben 22 American Music Awards. Ma Whitney Houston è stata allo stesso tempo una figura molto controversa, ed è stata, è un esempio anche dal punto di vista politico e sociale: basti ricordare che è stata la prima donna di colore a ottenere la cover di Seventeen e uno dei primi artisti della comunità nera a suonare in Sud Africa terminata la triste stagione dell’Apartheid. Una ragazza prodigio, dalla voce potente che cantava in chiesa sotto la ferrea guida della madre Cissy (direttore musicale della chiesa battista New Hope di Newark) che la portò ad avere il suo primo contratto discografico a soli 19 anni. Una donna con un carattere forte ma con una personalità fragile. Perché il talento prodigioso e la bellezza l’hanno sì portata presto al successo, ma la sua scalata, benché fulminante, non è stata semplice. Parte della comunità nera l'ha sempre definita, per stile di vita e scelte artistiche, troppo bianca e lei di questo ha sofferto. Sul palco era una forza della natura, un animale feroce (l’unico luogo dove sentiva di avere sempre il controllo totale), ma scesa dal palco veniva circondata da mille insicurezze che lei provava a esorcizzare con la cocaina, un vero peccato. Comunque il film, in definitiva, non è male, e anche con molti buchi e dubbi rimane un discreto biopic (biografia) da vedere, ma non aspettatevi un granché dato lo scarso appeal e giudizi sul network che ha prodotto il film, Lifetime, non è mica l'HBO. Voto: 6
martedì 11 dicembre 2018
Whitney (2015)
Ognuno può pensarla come vuole, effettivamente però il film lascia perplessi, una storia senza nessun tempo definito, interessante ma avulsa e vuota, troppo gioviale al confronto al suo drammatico incontro con la droga e l'infausto epilogo. Ma quello che, alla fine di una reale vicenda, fa più rabbia, è che anche la figlia Bobby Cristina (c'è anche lei, piccina, nel film, come si vede nella foto a destra) sia stata vittima della droga, trovata annegata nella vasca da bagno, e dopo mesi, in coma per overdose, si è spenta. Incredibile poi, che come la mamma aveva un compagno equivoco, un traditore, avaro e meschino, che non meritavano. Questa pellicola mi da però l'occasione di parlare di questa pazzesca cantante (che comunque mi piace, non tantissimo però, bravissima e bellissima, indimenticabile), universalmente riconosciuta come una delle più iconiche, popolari e talentuose cantanti di tutti i tempi, una delle voci più importanti e amate del '900, spesso chiamata semplicemente "The Voice" per le caratteristiche uniche della sua voce, soprannome datole da Oprah Winfrey. E a detta di molti artisti e critici, quella di Whitney è stata la più grande voce femminile della storia della musica. Le sue vendite complessive di album, singoli e video sono attualmente di oltre 200 milioni di copie, e risulta essere l'artista femminile dal maggior successo di sempre dopo Madonna e Mariah Carey. È stata una delle donne di maggior successo discografico, e insieme a Michael Jackson detiene anche il primo posto nella classifica degli artisti di colore di maggior successo. Addirittura nel 2008 il Guinness dei Primati ha dichiarato Whitney l'artista più premiata e popolare al mondo, con 6 Emmy e ben 22 American Music Awards. Ma Whitney Houston è stata allo stesso tempo una figura molto controversa, ed è stata, è un esempio anche dal punto di vista politico e sociale: basti ricordare che è stata la prima donna di colore a ottenere la cover di Seventeen e uno dei primi artisti della comunità nera a suonare in Sud Africa terminata la triste stagione dell’Apartheid. Una ragazza prodigio, dalla voce potente che cantava in chiesa sotto la ferrea guida della madre Cissy (direttore musicale della chiesa battista New Hope di Newark) che la portò ad avere il suo primo contratto discografico a soli 19 anni. Una donna con un carattere forte ma con una personalità fragile. Perché il talento prodigioso e la bellezza l’hanno sì portata presto al successo, ma la sua scalata, benché fulminante, non è stata semplice. Parte della comunità nera l'ha sempre definita, per stile di vita e scelte artistiche, troppo bianca e lei di questo ha sofferto. Sul palco era una forza della natura, un animale feroce (l’unico luogo dove sentiva di avere sempre il controllo totale), ma scesa dal palco veniva circondata da mille insicurezze che lei provava a esorcizzare con la cocaina, un vero peccato. Comunque il film, in definitiva, non è male, e anche con molti buchi e dubbi rimane un discreto biopic (biografia) da vedere, ma non aspettatevi un granché dato lo scarso appeal e giudizi sul network che ha prodotto il film, Lifetime, non è mica l'HBO. Voto: 6
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