Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/04/2016 Qui - Fino a qui tutto bene è un film del 2014 diretto da Roan Johnson, che ha curato per Sky la regia de I delitti del BarLume. Film in cui si racconta di un gruppo di neo laureati i quali devono abbandonare la casa (a Pisa) dove per anni hanno condiviso giornate (durante gli studi), mangiando assieme, scontrandosi, innamorandosi e passando intere nottate sui libri, tra feste, gioie e dolori, al fine di affrontare la propria nuova vita da adulti. Ma quel momento così divertente, acerbo e allo stesso tempo protetto, sta per giungere al termine e i protagonisti dovranno assumersi le loro responsabilità. Prenderanno strade, direzioni diverse, andando incontro a scelte che cambiano tutto, incontro a scelte che cambieranno quell'idilliaco equilibrio. Alcuni rimarranno nella propria città, altri sceglieranno di partire per lavorare all'estero. Protagonisti Paolo Cioni (Cioni, l'elemento più stralunato e naif del gruppo, che si avvia a rientrare a casa dai genitori), Silvia D’Amico (Ilaria, una sessualità disinibita che le porta una gravidanza non voluta e un probabile ritorno nella provincia laziale), Alessio Vassallo (Vincenzo, laureato in vulcanologia, destinato a raccogliere l'offerta di una cattedra da professore associato in Islanda), la sua fidanzata Francesca (Melissa Anna Bartolini) che non condividerà con lui la scelta, ma continuerà a sperare in una carriera teatrale nel gruppo "I poveri illusi", insieme ad Andrea (Guglielmo Favilla), frustrato dalla mancanza di occasioni e dalla separazione da Marta (Isabella Ragonese), che invece "ce l'ha fatta". Su tutto aleggia la presenza discreta di Michele, loro amico ed ex inquilino morto in un incidente che cela un suicidio per loro ancora indecifrabile quanto il futuro che li attende. Il film racconta proprio questo, gli ultimi tre giorni di cinque amici che hanno condiviso il momento probabilmente più bello e intenso della loro vita, che difficilmente dimenticheranno.
Per finanziare il film è stata utilizzata una formula particolare: la realizzazione in partecipazione. Ossia nessuno degli attori e dei tecnici è stato pagato per il lavoro svolto, ma ad ognuna è stata assegnata una percentuale sugli incassi in sala. Importante sapere che l'idea è nata da un documentario sull'ateneo (commissionato al regista dall'Università di Pisa) e quindi c'è una forte adesione al reale quanto agli aspetti pratici della convivenza studentesca, la "pasta al nulla", le muffe nel frigo, gli alcolici al risparmio, la piscina per bambini sul tetto della città a dare l'illusione di festa infinita, i calcoli di divisione delle bollette telefoniche. Tutto vero e ben reso, nonostante situazioni al limite (amplesso tentato con anguria..). E' la vita universitaria, ovvero la vita al netto dell'università, quella che senza filtri, ma con iperboli e allegorie, troviamo sullo schermo. Dunque, amori, dubbi, incastri, imprevisti, scazzi, suicidi, gravidanze e… l'amicizia che non se ne va. E ha un messaggio senza patemi, senza moralismi, perché l'importante, per dribblare la crisi, fregarsene dei menagramo, costruirsi il futuro nonostante tutto, è dirselo ogni giorno: Fino a qui tutto bene. Buona la regia, bella la fotografia ed il montaggio e ciò fa capire le qualità del regista, (che descrive in maniera molto sensibile e precisa lo stato d'animo di questo gruppo di ex studenti). Bravi anche gli attori, davvero affiatati ed in sintonia e ben caratterizzati i personaggi. La sceneggiatura si regge su molte situazioni paradossali ed alcune gag simpatiche e irriverenti ma forse la storia andava sviluppata maggiormente come gli intrecci tra i vari personaggi, ma in 80 minuti è difficile sviluppare a pieno tutto. In fin dei conti è un film leggero, che ci fa riflettere sugli anni spensierati dell'università ma che pone come problematica anche i dubbi e le preoccupazioni di giovani verso il loro futuro, tutto questo immerso nello spirito di una Pisa bella e un po' malinconica, in cui il personaggio del Cioni esprime tutto lo spirito pisano e l'atteggiamento burbero, polemico e sarcastico dei cittadini pisani.
L'atmosfera che pervade tutto il film, sebbene framezzata da svariate battute ironiche ed alcune scene di episodi esilaranti, è del tutto melanconica e nostalgica, dove viene direttamente intuito che il futuro di questi giovani, comune peraltro a quello di tutti i ragazzi di quest'epoca contemporanea, non è per nulla rosea, bensì assai incerta e non sempre positiva. Tra risate e qualche situazione di scontro i giovani protagonisti manifestano in maniera evidente l'affetto sincero che li lega l'uno all'altro, sebbene consapevoli che, per quanto questo sentimento perdurerà nel tempo, nella realtà non sarà più possibile viverlo in prima persona come invece sinora è stato. E proprio questo senso dolente di un passato che mai ritornerà rende l'opera di Johnson delicata e vera facendole acquisire un certo valore. Gli attori, tutti più o meno quasi esordienti e dunque ancora poco conosciuti (fatta eccezione per Isabella Ragonese la cui parte però è alquanto limitata), impersonano perfettamente i propri ruoli, ognuno dotato di sue caratteristiche e propria personalità creando coralmente un mix che però ben si amalgama ed anche commuove. Perché, in fondo, per tutti gli individui c'è stata un' epoca della giovinezza che, volenti o nolenti, si è dovuta superare ed abbandonare definitivamente. Nella scena finale il gruppo rimane in balia del mare, dentro una barca con il motore spento perché la benzina è finita. Perfetta metafora che riassumo la vicenda narrata. La storia non riesce a dare un futuro concreto ai cinque amici i quali alla fine della loro esperienza universitaria rimangono appesi all'incertezza, prede delle loro insicurezze. Oltre alle goliardie, ai divertimenti e alle scemate di fine convivenza manca nelle loro scelte la determinazione a diventare adulti. Solo il Cioni, che sembra il più dissennato del gruppo, sarebbe disposto a prendersi Ilaria insieme al bimbo che porta in grembo: un atto di generosità, di coraggio ma soprattutto d'amore. Un film da vedere. Voto: 6
L'atmosfera che pervade tutto il film, sebbene framezzata da svariate battute ironiche ed alcune scene di episodi esilaranti, è del tutto melanconica e nostalgica, dove viene direttamente intuito che il futuro di questi giovani, comune peraltro a quello di tutti i ragazzi di quest'epoca contemporanea, non è per nulla rosea, bensì assai incerta e non sempre positiva. Tra risate e qualche situazione di scontro i giovani protagonisti manifestano in maniera evidente l'affetto sincero che li lega l'uno all'altro, sebbene consapevoli che, per quanto questo sentimento perdurerà nel tempo, nella realtà non sarà più possibile viverlo in prima persona come invece sinora è stato. E proprio questo senso dolente di un passato che mai ritornerà rende l'opera di Johnson delicata e vera facendole acquisire un certo valore. Gli attori, tutti più o meno quasi esordienti e dunque ancora poco conosciuti (fatta eccezione per Isabella Ragonese la cui parte però è alquanto limitata), impersonano perfettamente i propri ruoli, ognuno dotato di sue caratteristiche e propria personalità creando coralmente un mix che però ben si amalgama ed anche commuove. Perché, in fondo, per tutti gli individui c'è stata un' epoca della giovinezza che, volenti o nolenti, si è dovuta superare ed abbandonare definitivamente. Nella scena finale il gruppo rimane in balia del mare, dentro una barca con il motore spento perché la benzina è finita. Perfetta metafora che riassumo la vicenda narrata. La storia non riesce a dare un futuro concreto ai cinque amici i quali alla fine della loro esperienza universitaria rimangono appesi all'incertezza, prede delle loro insicurezze. Oltre alle goliardie, ai divertimenti e alle scemate di fine convivenza manca nelle loro scelte la determinazione a diventare adulti. Solo il Cioni, che sembra il più dissennato del gruppo, sarebbe disposto a prendersi Ilaria insieme al bimbo che porta in grembo: un atto di generosità, di coraggio ma soprattutto d'amore. Un film da vedere. Voto: 6