giovedì 10 gennaio 2019

Il Segreto del suo volto (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/03/2016 Qui - Il Segreto del suo volto è un drammatico e toccante film (del 2014) ambientato nella Berlino del giugno del '45, appena dopo la fine della guerra, una triste vicenda legata all'Olocausto. Il film narra le vicissitudini prima e soprattutto post guerra di una donna, Nelly (ebrea ed ex-cantante), sopravvissuta ad Auschwitz, ma ferita e con il volto sfigurato. La sua amica Lene, ebrea anche lei, la conduce in macchina nella clinica svizzera dove ricostruiranno il suo volto. Nelly potrebbe modificare i suoi lineamenti, le dicono, ma sceglie di tornare come prima. Lene comunica all'amica che tutti i suoi parenti sono morti o spariti e Nelly è rimasta l’unica erede, affitta un appartamento per tutte e due, dato che la casa di Nelly è ridotta a un cumulo di macerie. Progetta di trasferirsi insieme a lei in Israele, visto il perdurare di diffidenza e ostilità dei tedeschi nei confronti degli ebrei. Ma lei, guarita a malapena dall'intervento chirurgico, vuole ritrovare il marito, Johnny, l'amore della sua vita. Quando casualmente Nelly ritrova Johnny, lui non la riconosce. L'intervento l'ha resa quasi irriconoscibile. Eppure notando in lei una vaga somiglianza con la moglie, le chiede di assumerne l'identità, sperando così di mettere le mani sull'eredità della famiglia di lei. Nelly, che rivuole la sua vita, accetta, diventando così il suo stesso alter ego, con la speranza di scoprire i veri sentimenti o i tradimenti del consorte, come sostiene la sua amica.

Phoenix (il titolo originale del film) è, allo stesso tempo, una storia d'amore e un film noir. Come in un gioco di specchi il film affronta i temi della rimozione dei crimini nazisti e di un amore dimenticato, la donna non viene riconosciuta, allo stesso modo non vedendo le proprie responsabilità nell'Olocausto, si crede possibile rinascere dalle ceneri come la fenice. Ma la vera fenice è Nelly che sceglie di non dimenticare nulla, non rinunciando ad essere quella che è, solo questo le permette di andare avanti, senza cadere nella sindrome suicida della sua amica Lene. Nessun tedesco, dice il film di Christian Petzold, ha voluto sapere quel che era successo nei campi di concentramento, e nessuno si è potuto chiamare fuori dalla responsabilità collettiva di aver permesso l'Olocausto. Attraverso un racconto lineare e nitido, il regista tedesco affronta i fantasmi che affollano la coscienza del suo popolo senza mai calcare la mano, e sceglie di raccontare la sua storia attraverso il cuore di una donna che non si rassegna né all'indifferenza dei suoi connazionali né alla disumanità dell'antisemitismo. Nelly non smette di amare e di credere nella fondamentale bontà dell'uomo, ed è questo che la salva, invece di intrappolarla nella zona morta fra l'impossibilità di tornare indietro e quella di andare avanti. Ma perché Nelly insiste tanto per volere recitare la parte di se stessa? Perché spera fino all'ultimo che suo marito la riconosca e che non sia vero che proprio lui l'ha tradita, denunciandola alla Gestapo. Ma la verità uscirà allo scoperto (il certificato di divorzio avvenuto il giorno stesso in cui la Gestapo l'aveva arrestata) e scoprirà solo la pochezza di lui, di cui è ancora fortemente innamorata, che continua a non riconoscerla e vuole solo perseguire il suo scopo venale.
La sua presa di coscienza avverrà quando Nelly gli chiede di suonare Speak low, che lei canta davanti ai conoscenti cui Johnny vuole dar prova che Nelly è tornata (una scena, quella finale, che è un autentico pezzo di bravura degli ottimi attori Nina Hoss 'Nelly', Ronald Zehrfeld 'Johnny', ma anche Nina Kunzendorf 'Lene'). La voce è proprio la sua inconfondibile, e sul braccio fuori dalla manica compare il numero tatuato nel campo davanti agli amici, sul viso di lui cade tutta l'angoscia, tutto il peso della sua mascalzonata. Nelly prende la sua giacca e se ne va. Perché in love is pure gold and time a thief (parole della canzone), nulla è più come lei sperava. Il finale migliore di una storia d'amore al femminile. Il dialogo è scarno, la trama è interessante ma piuttosto ardita e poco credibile nei modi e termini in cui viene esposta, soprattutto non sono rispettati i tempi, le trasformazioni ambientali e psicologiche di tutti i personaggi, troppo presto per rivedere Berlino con ottimi ospedali, alberghi e case intatte. Ancora più presto è vedere i sopravvissuti accettare le due donne ebree, curare le ferite di Nelly procurate da altri tedeschi ed accoglierle festosamente a braccia aperte. Quando tempo è passato dall'evasione? Da quando si è salvata in Svizzera? Tutto poco credibile. Ma a rendere positiva questa storia che pare frutto di una fantasia, c'è l'intenzione di dimostrare che al di là dell'odio e del tradimento c'è l'amore. Un film da vedere e sul quale riflettere a lungo. Voto: 6+

Nessun commento:

Posta un commento