martedì 15 gennaio 2019

Insidious 3: L'inizio (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/04/2016 Qui - Insidious 3: L'inizio (Insidious: Chapter 3) è un film del 2015, ultimo inquietante capitolo di una spaventosa saga horror, che ha terrorizzato milioni di persone, ad onor del vero però questo, leggendo il titolo, è il prequel di Insidious (2010) e Oltre i confini del male - Insidious 2 (2013). Anche questo terzo episodio di Insidious esplora nuovamente "l'altrove", tornando indietro nel tempo e raccontando stavolta la terrificante storia di una teenager e della sua famiglia, con colpi di scena e fiato sospeso fino all'ultimo secondo. La vicenda si svolge qualche anno prima degli avvenimenti narrati nel primo film della serie. Quinn Brenner è una giovane studentessa con l'aspirazione di fare l'attrice. Ha perso la mamma da un anno, per malattia (cancro), e vorrebbe contattarla. Per questo decide di affidarsi a Elise Rainier, abile sensitiva, medium, ma Elise (perseguitata da una presenza oscura che vuole ucciderla ogni qualvolta prova a contattare il marito anch'esso defunto) dopo un breve tentativo fallimentare, rinuncia a proseguire, nonostante provi simpatia e comprensione per Quinn. La avvisa però di non provare a contattare sua madre da sola (cosa che Quinn ha già tentato di fare) perché quando si vuole parlare con uno spirito anche gli altri possono sentire. Dopo l'audizione alla scuola di recitazione, Quinn, in strada, vede uno sconosciuto che la saluta: si distrae e viene investita da un'auto. Rischia di morire e riemerge con varie fratture che la costringono a restare a letto con le gambe ingessate. Ma questo è niente, perché una strana presenza (l'Uomo che non respira, colui che vive nei condotti di ventilazione) si fa viva dall'oltretomba e la perseguita. Sean, papà di Quinn, si convince che c'è del vero nelle paure della ragazza e contatta Elise che stavolta decide di intervenire, contro un nemico terribile e malevolo che la perseguiterà per impossessarsi del suo corpo in modo da poter tornare nel mondo dei vivi e impossessarsi della sua anima.
Inutile sottolineare che la trama è una specie di fotocopia dei primi due capitoli  e per molti versi è ciò che accade. Era certamente ovvio, il regista Leigh Whannell, già co-sceneggiatore di James Wan nei capitoli precedenti non poteva mica stravolgere tutto. Il suo intento era chiudere (anzi aprire) la saga in bellezza, con un prequel di carattere. La trama è però troppo incentrata sul noioso e quasi irritante personaggio della medium Elise, già vista nei primi due film della serie e anche se qualche sobbalzo lo regala, è importante sottolineare come gran parte degli spaventi è il frutto di un bombardamento di decibel con il volume che passa dal silenzio tombale al picco sonoro all'improvviso (un classico). L'arzilla vecchietta (che si lascia andare a qualche americanata) torna ad effettuare sedute spiritiche per aiutare una ragazza decisamente jellata che è insidiata da uno spettro. Il ritratto psicologico della ragazza (che deve far fronte a una grave perdita e prova paura davanti al mesto panorama della sua vita, con il problematico rapporto con il padre e i compiti da vice-mamma, per i quali si sente impreparata e inadatta, nei confronti del fratellino) è coinvolgente, anche grazie all'interpretazione ricca di spontaneità di Stefanie Scott. Allo stesso modo, la tristezza, la solitudine e i traumi subiti da Elise sono tratteggiati con sensibilità e trovano in Lin Shaye una perfetta interprete, capace di rendere credibile il suo personaggio sia nei momenti di sconforto sia in quelli di forza e riscatto, in effetti qui non siamo di fronte alla donna senza paura e sicura di se del primo capitolo ma bensì possiamo ammirare una personalità straziata per la perdita del marito suicida e impaurita da ciò che la perseguita dall'oltretomba. A livello strutturale, però, il film è squilibrato. La prima metà e riuscita a metà, un po noiosa. La seconda metà, invece, pur restando di valido intrattenimento, si sfilaccia un po', cedendo alla tentazione di riproporre (con il viaggio nell'Altrove) temi e situazioni già visti nei precedenti capitoli. L'arrivo di Tucker e Specs (quest'ultimo interpretato dallo stesso Whannell) abbassa il livello di tensione introducendo elementi di ironia e umorismo non proprio necessari, ma nel contesto utili.
Nonostante la scontatezza dell'epilogo (i meccanismi e le dinamiche del film sono ormai tristemente prevedibili e sciocche) e l'ormai ovvio evolversi dei fatti il neoregista riesce a regalarci comunque una pellicola piacevolmente spaventosa (ma non tanto), la gestione delle inquietudini è abile, disseminando suspense e spaventi con un grande senso del tempismo, sfruttando le classiche dinamiche da film horror. Un tipo di horror grottesco come i primi due, ma al di sotto delle attese. Le apparizioni fantasmatiche però sono inscenate con grande attenzione alla riuscita dell'effetto. Il film resta fermamente all'interno dei parametri del genere "spettrale", ma lo fa con una freschezza e un'efficacia tali da sviluppare almeno una tiepida empatia con i personaggi principali. Il pericolo è tangibile e reale, l'uomo che non respira, per quanto non paragonabile alla spaventosa Sposa in nero per estetica, è un demone che si presenta per aggredire, fare del male e impossessarsi di ciò che vuole. Interagisce direttamente con la sua preda menomata e costretta a letto per un incidente che le ha rotto entrambe le gambe, cosa che rende ancor più soffocante il terrore di non potersi difendere o meglio scappare. Inoltre, benché figurativamente carismatica, la figura del fantasma malevolo resta comunque sin troppo indefinita nei fini e nei motivi. Il regista fa quello che può, non si limita a scopiazzare Wan ma cerca, per quanto difficile, di migliorarlo con riprese spesso dal basso, con l'intento riuscito di aumentare il fattore impotenza della giovane protagonista. La nota stonata, se cosi si può dire sta nel rallentamento dovuto a ripetizioni evitabili e la mancanza di un qualcosa di fresco e diverso dai capitolo precedenti. La prova recitativa dei protagonisti è pertanto buona, encomiabile Lin Shaye e un convincente Dermot Mulroney. In conclusione però quest'ultimo capitolo nulla aggiunge ai precedenti anzi ne svilisce quasi totalmente l'idea originale ed intrigante del primo scopiazzando qua e là quel che ne rimane. Per chi ha adorato i primi due ne sconsiglio la visione, ma per chi ha comunque apprezzato e almeno un po gli son piaciuti i primi due, potete vederlo, senza aspettarsi però qualcosa di eccezionale. Voto: 5,5

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