Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/04/2016 Qui - Jimmy's Hall: Una storia d'amore e libertà (Jimmy's Hall) è un film del 2014 diretto da Ken Loach. Ispirato a una storia vera, il film racconta gli eventi, i motivi nonché le vicende che hanno portato alla deportazione (negli Stati Uniti nel 1933) dell'attivista politico Jimmy Gralton, esponente del Revolutionary Workers' Group della Contea di Leitrim, uno dei precursori del Partito Comunista d'Irlanda, durante il cosiddetto periodo della "paura rossa irlandese" negli anni Trenta del Novecento. E' la storia di un uomo che per bene due volte nell'arco di 10 anni deve abbandonare il suo paese e chiudere il suo locale, la Pearse-Connolly Hall, perché ritenuto sovversivo. Infatti dopo aver trascorso dieci anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy ritorna nella Contea di Leitrim per aiutare la madre, coraggiosa donna irlandese che una volta portava i libri da leggere nelle scuole, a occuparsi della fattoria di famiglia. Ma l'Irlanda che ritrova non è più quella di una volta. 10 anni dopo la fine della Guerra Civile, ha un governo tutto suo e tutto ormai è permesso o almeno così sembrerebbe. Il suo locale è un posto dove la gente sta assieme, discute e balla. Con il passare del tempo il locale diventa molto popolare, diventando un ritrovo di socialisti e liberi pensatori, ma questo non è visto di buon occhio dai politici e dalla Chiesa. Su sollecitazione dei giovani della Contea di Leitrim, Jimmy, nonostante la sua poca voglia di provocare l'ira dei suoi vecchi nemici, decide di riaprire il locale, il successo è immediato come la prima volta, ma la crescente influenza di Jimmy (come successo in precedenza), che ha modo di osservare la povertà che opprime la comunità, e le sue idee progressiste danno fastidio a molti. Chi gli era stato ostile in passato torna a contrastarlo e ben presto affiorano le prime tensioni che lo costringeranno a un esilio forzato e all'impossibilità di ritornare in Irlanda per sempre. Ken Loach dirige un film molto bello e commovente, un film che è anche una storia di amore e fondamentalmente di ribellione, che senza mezzi termini mette da una parte il potere, i ricchi e la chiesa e dall'altra i pensanti poveri e diseredati ma liberi, che purtroppo nella loro comunità sono troppo spesso in minoranza e quindi perdenti. E' la ragione contro l'oscurantismo che riesce a trascinare, anche con l'aiuto e con l'opera di una chiesa sempre a braccetto con il potere anche quello più bieco, chi dovrebbe esser per collocazione naturale nelle file dei poveri e dei diseredati. E' soltanto grazie alla crisi, che la parte peggiore della società riesce ad imporre il suo ottuso e squallido potere ad una maggioranza ignorante e succube di tutte le forme di ricatto che sono in grado di mettere in campo poteri come la chiesa e la classe abbiente.
Al centro di questa storia ci sono uomini e donne che difendono la libertà, la vita di uomini e donne onesti intellettualmente, animati da una fede umana radicata più nel cuore che nell'ideologica, che non si piegano né alle regole del perbenismo né ai compromessi facili, che cercano nella condivisione di idee e di spazi quel senso della socialità che altri vorrebbero irreggimentare per poterlo controllare il più possibile. Nel film, ad esempio, Jimmy rifiuta la proposta del prete di cedere la proprietà della sala alla Chiesa in cambio del suo stesso funzionamento. Quello che Jimmy Granton edifica per due volte è di fatto un centro sociale ante litteram in cui si possono condividere saperi ma anche la gioia dello stare insieme. Definire 'peccaminose' le danze che vi si praticano è, per la chiesa locale e per gli esponenti della destra, solo un pretesto per impedire la circolazione di idee ritenute pericolose. Chi frequenta la Pearse-Connolly Hall è spesso anche un buon cristiano che partecipa alla messa domenicale. È proprio questo che va colpito e debellato da quel potere ecclesiastico che però, a differenza dei reazionari più retrivi, è ancora capace di comprendere l'onestà degli intenti dell'avversario. Una forma di volontariato sociale che non piace né al potere ecclesiastico locale né ai ricchi nobili latifondisti. Sarà messa in atto una vera e propria persecuzione nei confronti di un'attività "sana" e "normale" come se il "piacere" e lo "stare bene insieme" siano da considerare attività sovversive, anche se bisogna mettere in conto che il film, la storia è ambientata negli anni '30 e che l'Irlanda era paese cattolicissimo ma radicata nel paganesimo in quanto di origini celtiche. La poesia del film è proprio lì nella purezza e semplicità dei contadini (basti pensare al discorso fatto da Jimmy agli sfollati) nel loro desiderio di essere felici che non gli è concesso dal potere dominante che li vuole sottomessi e sventurati. Il film coinvolge a tal punto che viviamo e affrontiamo insieme a loro il senso d'impotenza e la ricerca di un’alternativa. Chiaramente la battaglia materiale la vinceranno loro, ma la ragione sta tutta dalla parte di Jimmy. In mezzo a questa guerra di potere, c'è anche la storia d'amore tormentata e struggente nonché impossibile tra lui e l'amica di una vita, ostacolata dalla distanza e dalla vita stessa che deve andare avanti. Un ottimo film da vedere e su cui riflettere, sono sempre di meno le pellicole che parlano dei problemi della gente e delle profonde ingiustizie che ci vengono imposte senza che si trovi la forza di reagire, questo no. Bravi gli interpreti di cui molti non professionisti e infine molto bella la colonna sonora dove le musiche tradizionali irlandesi si fondono con il jazz importato da New York così come le danze tra tradizione e tip tap. Voto: 6+
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