giovedì 27 dicembre 2018

Se Dio vuole (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/04/2016 QuiSe Dio vuole è la commedia d'esordio come regista di Edoardo Falcone, sceneggiatore di tanti film, tra cui Ti ricordi di me? e Confusi e felici. Un esordio 'divino' (per restare in tema) il suo, dato che grazie a questo film del 2015, scritto e diretto interamente da lui, gli ha permesso, e credo meritatamente, di vincere sia il David di Donatello che il Nastro d'argento come miglior regista esordiente, in più al Tokyo International Film Festival il premio del pubblico. Questa, comunque leggera e spensierata commedia, confonde con garbo e pacatezza, senza eccedere nei limiti, sacro e profano, difatti il protagonista del film, Tommaso (Marco Giallini), stimato cardiochirurgo e uomo dalle certezze assolute, sposato con Carla (Laura Morante), casalinga (frustata e infelice) e madre dei due figli Bianca (Ilaria Spada), svogliata e senza alcun interesse, a sua volta sposata con Gianni, e Andrea, giovane brillante promettente studente iscritto a medicina e pronto a seguire le orme del  padre, entra in crisi, facendo partire una strana rivoluzione famigliare, quando il suo figlio prediletto annuncia, non di essere gay (non è così importante) ma di volersi fare prete. Per lui, ateo convinto, subito vengono in mente strani pensieri (come una serie di immagini legate ad avvenimenti per i quali la Chiesa si è messa in cattiva luce, nell'ultima immagine di questa scena c'è addirittura Don Matteo), e capisce che quella di Andrea è una volontà da dover cambiare il prima possibile e senza esitare a ricorrere a una vera e propria guerra. Una guerra contro se stesso e contro chi sembra abbia ispirato il figlio su questa strada, un certo Don Pietro (Alessandro Gassman), a metà fra il sacerdote e il santone. A Tommaso non resta quindi che avvicinarlo sperando di scoprirne gli altarini per rivelarli ad Andrea e fargli cambiare idea sul sacerdozio. Riuscirà nell'impresa o cambierà lui stesso e il figlio, idea? Forse sì, forse no, ma infondo chi siamo noi per giudicare chi, cosa e perché se Dio ha voluto così. Che abbia veramente voluto o meno, Dio è il vero protagonista, e che ci crediate o no Dio è comunque amore, e che esista o meno "l'importante è amare".
Non capita spesso di vedere film che trattano il tema della vocazione senza finire per essere spiccatamente anticlericale o al contrario che sembri commissionato dalla Cei. La marcia in più di Se Dio vuole è proprio la capacità di misurarsi con leggerezza e profondità con il tema del divino (e della chiesa in quanto istituzione "più oscurantista della Storia", e della necessità di un sacerdozio attivo che sappia scendere in mezzo alla gente). Senza mai fare la predica, senza nemmeno mai prendere una posizione pro o contro Dio o la Chiesa, il film parla del bisogno di ognuno di noi di puntare a qualcosa di più alto di ciò che la realtà quotidiana ci offre, racconta ciò che manca ad ognuno di noi senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, e come ognuno cerchi di riempire quel vuoto senza accorgersi che il modo migliore per farlo è imparare a guardare al di là del proprio naso. Un film che vale pena di vedere anche per la coppia Giallini e Gassman che riesce a fare centro, in una commedia tutta d'un fiato dove le risate sono assicurate. Il film è allo stesso tempo leggero e scomodo, con dialoghi armoniosi e sempre pertinenti all'assunto. L'ironia è lieve, mai volgare e mette in luce i mezzucci che le persone utilizzano per andare avanti, il medico che vorrebbe dirne quattro al primario sbruffone ma che poi è servile al massimo per paura delle ritorsioni, l'agente che spera nella morte dei vecchietti, la colf che si preoccupa solo di sé stessa e l'investigatore privato fallito che vive in una casa occupata abusivamente. Temi banali trattati con una originalità inaspettata fanno scorrere il tempo tra risate e momenti di riflessione in un film che con spensieratezza vuole far riflettere, o per lo meno ci riesce in modo molto divertente. Il tutto è contornato da una fotografia meravigliosa, "la grande bellezza" di Roma accompagnata da musiche originali che si concludono con una perla italiana firmata De Gregori. Poi magari tutti i preti fossero veramente così disponibili, generosi e coinvolgenti come Don Pietro.
Se Dio Vuole è un film decisamente riuscito, perché rompe davvero una tradizione cinematografica italiana basata su ricostruzioni irreali di famiglie e personaggi che le compongono, i quali costantemente diventano una caricatura a volte perfino di loro stessi, ciò rende molte pellicole inutili e direi fastidiose. Certamente anche qui le caratteristiche di maggior interesse dei protagonisti sono ben sottolineate, ma senza sforare nel ridicolo, nell'assurdo. Si affrontano tanti temi, i soliti: il rapporto genitori/figli, moglie/marito, ed anche l'autocritica di ognuno rispetto al proprio bilancio di vita, più ovviamente il loro rapporto con la spiritualità. Con una trama ottima e più che fluida, Edoardo Falcone e Marco Martani stendono un copione di impeccabile felicità e incrollabile fede nel proprio genere. Nella loro visione la commedia borghese rimane quel trionfo di piccolezze, luoghi comuni e di vittoria della tradizione sulla modernità che è sempre stata ma l'esordiente Falcone (arrivato alla regia dopo una grande quantità di lavori da attore comprimario) sembra aver capito tutto di come questo tipo di copioni vadano trasformati in film: puntando sugli attori, tutti bravi. Su tutti ovviamente trionfano i due protagonisti. Capaci di dar vita ad una coppia sempre sul crinale tra opposizione e armonia, alterco e solidarietà. Una coppia protagonista di inedito affiatamento, comicamente molto sapidi e capaci di dare gran ritmo ad ogni scena. Gli altri invece, tutti almeno sufficiente, Edoardo Pesce nel ruolo del genero un po' scemo e bambinone ma di gran volontà e sentimentalismo sempre fuori luogo (almeno con uno come Giallini) è una rivelazione, lo stesso si può dire della figlia superficiale di Ilaria Spada, scema comica che non esagera mai. Solo Laura Morante, a cui è affidato un segmento di trama separato dal resto del film che mal si amalgama con il resto e stona anche un po’ con il filone principale, appare fuori parte. Divertenti certe scenette, come la finta famiglia di Tommaso, oppure il personaggio dell'investigatore privato, però contrastanti con la volontà di fare un racconto basato su individui verosimili e situazioni altrettanto tali. Comunque il tema non viene sviluppato a sufficienza e quello che risulta alla fine è proprio una visione degli autori molto materialista e ben poco erudita del concetto di metafisica. In ultima istanza dico che se uno è abituato ad ascoltare Guccini, De Andrè, De Gregori, ma neanche sotto tortura, oppure in piena crisi esistenziale potrebbe tollerare Gigi d'Alessio, non per una questione di gusti, ma per una questione di cultura musicale. Edoardo Falcone apparecchia una tavola in fondo semplice, con tutti gli stereotipi del caso, aggrappandosi a incomunicabilità, incomprensioni, superficialità, azzeccandone il giusto mix, anche in un finale non scontato e che ci lascia liberi e appesi (come una pera all'albero) ai nostri quesiti più intimi senza forzare la mano. In fondo abbiamo tutti bisogno di sognare senza troppe seghe mentali. Voto: 6,5

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