Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/03/2016 Qui - Questo non è il classico film di spionaggio, non è il classico film alla James Bond in cui un megalomane cattivo usa stratagemmi strampalati per uccidere l'eroe di turno che a sua volta si impegna con un piano altrettanto strampalato e d'effetto che immancabilmente riesce, non è il classico film con un finale scontato e prevedibile o dove prima di morire un discorso strappalacrime serve, questo non è quel tipo di film, questo è Kingsman: Secret Service (2014), uno spettacolare, ironico, imprevedibile e incredibile thriller action, veramente pazzo e divertente oltre che di grande impatto visivo. La pellicola è l'adattamento cinematografico di un famoso e recente fumetto (che non conosco per niente, e non sapevo neanche fosse tratto da un fumetto) The Secret Service di Mark Millar realizzato per l'etichetta Millarworld. Si tratta del quarto lungometraggio tratto dai fumetti Millarworld, dopo Wanted, Kick-Ass e Kick-Ass 2. Proprio da questi due ultimi film, la pellicola sembra prendere ispirazione o almeno prendere a esempio per costruire, una storia, un film di un certo livello, di un certo stile, di un particolare modo, quello grottesco e fumettistico che fa della pellicola uno dei migliori del suo genere, anche se un particolare genere non c'è, è qualcosa di diverso, qualcosa di meglio, di epico. Non ho mai visto niente del genere, ecco perché questo folle film è qualcosa di unico e nuovo. La pellicola racconta le mitiche avventure di Eggsy, che in passato, era un ragazzo promettente, ha lasciato la scuola, l'accademia dei marines, l'atletica, nonostante avesse le potenzialità per eccellere. È abituato a vivere ai margini della società, a vedere sua madre sfruttata dal boss della banda locale, ed è dovuto crescere senza suo padre. Non sa che suo padre era un Kingsman ed è morto da eroe. Tutto ciò che ha di lui è un medaglione con un numero di telefono, da chiamare in caso di guai. Proprio attraverso quel numero di telefono Eggsy entrerà in contatto con Harry Hart (Colin Firth), un esperto Kingsman con un debito di vita nei confronti del padre del ragazzo. Harry, nome in codice Galahad, prenderà Eggsy sotto la sua ala, conducendolo alla selezione per entrare nell'agenzia segreta e farlo diventare un Kingsman, un gentleman addestrato al combattimento, alla sopravvivenza, all'uso delle armi, a compiere ogni genere di missione senza entrare mai nel merito e senza comparire mai sui giornali, offrendogli l'occasione di una nuova vita, una vita da spia, una vita da Kingsman. Ma la selezione sarà spietata (a tratti un po' prevedibile) e la minaccia vera è dietro l'angolo.
Cosa potrebbe succedere se si buttassero in uno shaker una trama da classica spy-story, migliaia di citazioni, effetti speciali resi volutamente finti, un pizzico di splatter e tanta, tanta ironia? Semplice! Uscirebbe un cocktail chiamato Kingsman! Già perché questa pellicola è un mix. Il solito cattivone ricchissimo e pazzo decide di mettere in atto un piano per la distruzione della quasi totalità dell'umanità, chi lo fermerà? Un ragazzetto appena addestrato, uno che sceglierà un Carlino (come cane da addestrare) credendolo un Bulldog. La prima parte del film è incentrata infatti sull'addestramento e a parte qualche scena ricalca la classica spy-story, ma è nella seconda parte che il film si sprigiona nelle sue potenzialità. Ironia a non finire, battute, gag tutto per sdrammatizzare il film stesso e canzonare un intero genere. Con Kingsman Matthew Vaughn ha realizzato un film divertente, adrenalinico, della durata di due ore abbondanti che però scivolano via veloci, confezionando una spy-comedy che fa dell’autoironia il suo punto di forza. Tra effetti speciali, strizzate d’occhio alla cultura pop e una mole impressionante di citazioni cinematografiche, il regista mette in scena una pellicola dal sapore convincente. Il plot, nonostante non brilli per originalità, scivola piacevolmente senza occhio all'orologio o timer. In due ore vengono sapientemente dosati spionaggio, azione, humour e ultraviolenza. I riferimenti, gli spunti, i rimandi ad altre pellicole sono tanti, citazioni a fiumi da Heminguay a James Bond passando per Kubrik. Eccezionali le riprese ravvicinate durante i combattimenti in mischia, con la telecamera che ruota attorno al protagonista abbinata ad un uso azzeccato e moderato dello slow motion. Eggsy in mezzo agli altri candidati al ruolo di Kingsman ricorda un po' Men in Black, ma l'occhio viene strizzato soprattutto alla visione classica dell'agente segreto come gentleman le cui qualità (e i cui gadget) sono nascosti da un'apparente calma e precisione assoluta. Impeccabili, di classe, ma letali. Non si cade nella serietà totale però, il film mantiene toni leggeri (nonostante alcune scene al cardiopalma), lasciando anche un po' di spazio per alcune "uccisioni spettacolari" che potrebbero impressionare i più piccoli (moderatamente!).
La Kingsman è un'agenzia di servizi segreti senza legami governativi impegnata a sventare minacce globali, ma che non è quello che sembra, come uno specchio, non è spietata e immorale come potrebbe sembrare, non uccide i suoi alunni, come Mark Strong alias Merlino farà capire al nuovo gruppo di aspiranti spie, è al servizio dei buoni. L'ultima minaccia è anche una critica alla società contemporanea, hi-tech dipendente, una sim card gratuita in grado di "salvaguardare l'umanità" dando vita a una sorta di moderna Arca di Noè. Il cattivo di turno è uno straordinario Samuel L. Jackson, atipico villain miliardario, vestito hip-hop come “Il principe di Bel Air” e con una strana parlata alla Jovanotti (doppiaggio eccellente) che aumenta l’effetto di straniamento dello spettatore e alleggerisce i momenti di violenza. Per mettere in atto il suo folle piano è coadiuvato da una spietata assistente asiatica (la bella e sensuale ballerina di StreetDance Sofia Boutella), dotata di protesi alle gambe "alla Pistorius", con punte letali e uno stile di combattimento vicino a Kill Bill. Tutto il film però, in realtà, è una continua ironica rilettura dei Bond-movie, con una dinamica alla My Fair Lady. L’eroe infatti, è Eggsy (Taron Egerton, bravo attore, ottimo interprete), un semplice ragazzo che, stanco delle violenze del patrigno e dell’immobilismo della madre, decide di abbandonare i bassifondi di Londra e lo stile di vita da delinquentello (come rubare una macchina e fare il pazzo scatenato) per scalare la società attraverso questa opportunità di lavoro unica, diventare un Kingsman, seguendo le orme del padre naturale. Il suo maestro (interpretato dal premio Oscar Colin Firth, bravissimo) ha un arsenale ultratecnologico ma si veste da perfetto gentleman inglese. Una scena interpretata da Firth merita un capitolo a parte, quella nella chiesetta, una delle scene epiche del film, mai vista, dove praticamente uccide più persone in 3 minuti che Rambo e Terminator messi insieme, la scena successiva poi, quella più spiazzante, il colpo di scena inaspettato, veramente non credevo accadesse, ma d'altronde non è quel tipo di film. La pellicola va avanti con ironia: dalla cena a base di McDonald, all'ultraviolenza resa fumettisticamente grazie all'uso sapiente della musica. Si assiste con assoluta leggerezza ad uccisioni, mutilazioni e teste che esplodono (troppo bello), grazie a simpatiche soundtrack che alleggeriscono tali momenti. Su tutte, spiccano “Give it up” (scena dell’esplosione delle teste), e “Slave to love” (quando il protagonista viene ricompensato da un’audace proposta di sesso anale, una scena da non perdere..). Sovrapposizioni riuscite e divertenti che scardinano i cliché dei vecchi Bond-movie. Ai Take That, invece, è affidata la colonna sonora dei titoli di coda (“Get ready for it”).
Tutto questo e tanto altro fa di Kingsman un film da guardare per gli amanti del surreale, i tarantiniani convinti, i delusi dalla classica monotonia e ripetitività delle spy-story. Persino l'accento irritante di Valentine (Samuel L. Jackson) potrebbe arrivarvi a piacere. In fin dei conti il film è solo uno scanzonato, divertente, pieno di gag e battute e appassionante action di spionaggio, che intrattiene benissimo per le sue due ore di durata, senza molte pretese. Certo, la trama è più o meno sempre la stessa di innumerevoli altri film (il solito megalomane, il solito mega-piano per annientare l'umanità ecc...) ma qui è così concepita per prendere in giro proprio quei film. Le battutine (tra cui una certa gag verso la fine del film, con un finale mai visto..) e gli effetti speciali, sono talmente esagerati ed esasperati da sembrare evidentemente finti, a denotarne ancora di più la natura di cine-comic scherzoso e ritmato ma d'effetto. Si spinge un po' più oltre di altri film simili, ma mai poi cosi in là, rimane sempre entro certi limiti. Insomma, intrattiene piacevolmente, è ben recitato, ben diretto (con uno stile tutto particolare e "pop e pulp-derivato") e con degli ottimi effetti speciali, come lo sono i film precedenti del regista, come Kick-Ass e X-Men-First Class. Kingsman, infatti, appare come un'altra tappa nell'itinerario tutto personale di Vaughn, sempre preso dai fumetti e sempre stravagante, e per questo sempre attaccato e demolito. Ma se vi piacciono Tarantino, Nolan, Burton e compagnia bella, non potrete non divertirvi come bambini di fronte a questo nuovo, ottimo esempio del migliori cinema di puro intrattenimento "made in Hollywood", come già detto senza troppe pretese, sempre esagerato e che riserva anche qualche sorpresa. E cercare qualcosa in più di questo in Kingsman appare semplicemente assurdo. Nel complesso, non è un capolavoro ma un degno blockbuster dal sicuro successo commerciale, garantito da un ottimo cast (compreso un certo Michael Caine) e una piacevole comicità. In conclusione Kingsman è un film (altamente consigliato) che assicura divertimento e coinvolgimento, e a mio avviso si fa perdonare egregiamente alcuni errori, talvolta anche palesi (troppo esponenziale la crescita del protagonista, alcune battute non molto ispirate), offrendo spettacolo e stile in abbondanza. Voto: 7,5
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