martedì 15 gennaio 2019

Le leggi del desiderio (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/04/2016 Qui - Le leggi del desiderio è un film del 2015 diretto da Silvio Muccino. I desideri dell'uomo muovono il mondo, e ogni giorno, per riuscire a ottenere l'oggetto del nostro desiderio, modifichiamo noi stessi e la nostra realtà, o perlomeno, cerchiamo di farlo, ma attenzione a quello che desiderate. Secondo Giovanni Canton, il carismatico e funambolico, popolare e di successo trainer motivazionale protagonista di questa storia, ci sono delle tecniche precise che possono aiutarci a raggiungere quello che desideriamo, sia esso il piacere, il lusso, il potere, il successo o l'amore. Ai suoi incontri, un misto tra spettacolo teatrale e one-man-show, partecipa un gran numero di persone insoddisfatte della propria vita. Considerato dai suoi tanti fan una sorta di profeta, e da molti altri un cialtrone che si approfitta delle debolezze altrui, Canton decide di dimostrare la veridicità delle sue teorie organizzando un concorso mediatico-televisivo per la selezione di tre fortunate persone che verranno da lui portate in sei mesi al raggiungimento dei loro più sfrenati desideri, affinché possano, con i giusti suggerimenti e trucchetti, realizzare qualsiasi loro aspirazione. I tre selezionati sono un sessantenne disoccupato in cerca di impiego, una cinquantenne segretaria in Vaticano con la passione per la scrittura di romanzi soft porn, e una trentenne editor e amante del suo capo, che guarda caso è anche lo sponsor del concorso. L'intenso rapporto che si stabilirà fra il life coach e il terzetto prescelto produrrà però effetti inaspettati nella vita di tutti loro, soprattutto in quella di Canton, poiché con Matilde, una dei suoi tre allievi, l'incontro prenderà una via inaspettata che cambierà la vita di entrambi.
Il tema del film è molto interessante ed attuale e si presta a sviluppi ben più ampi. Ma, purtroppo, diversamente da certi buoni film americani, (che porta avanti un certo messaggio dall'inizio alla fine, senza cadere in facili compiacimenti del pubblico), Le leggi del Desiderio da metà film in poi (ad essere generosi) decade verso un finale a tarallucci e vino. Un film dai due volti, un primo tempo in versione commedia, divertente e spensierata, ed una secondo parte più drammatica ed introspettiva. Non avendo una trama eccelsa o particolarmente originale, tutto si basa sulla bravura degli attori e questi non falliscono, ne i protagonisti ne i caratteristi, ma il film manca di quel sottotesto e quel non detto che sono la forza del cinema europeo. Anche i dialoghi, spesso accattivanti, si concludono troppo spesso con una frase fatta o una chiosa edificante. L'anello debole della catena resta la sceneggiatura, che scivola nella mediocrità proprio nei momenti in cui dovrebbe spiccare il volo e che presenta svariate incoerenze narrative e che cerca di "chiudere" ogni arco narrativo in modo retorico e sdolcinato. Così la caratterizzazione dei tre concorrenti, il cui identikit è di per se interessante e consente riflessioni sulle maschere della contemporaneità, sconfina nella prevedibilità e nello stereotipo, nonostante l'abilità recitativa di Maurizio Mattioli, Carla Signoris e della deliziosa Nicole Grimaudo. Questa pellicola, l'ultima opera del regista-attore Silvio Muccino (bravo ma irritante spesso e volentieri), si presenta quindi come una commedia sicuramente poco probabile dal punto di vista di una trama realistica, ma molto garbata ed abbastanza piacevole a vedersi. Certo che per apprezzare un film del genere ci vuole la classica sensibilità femminile per le tematiche toccate.
Una donna matura che vuole uscire dal suo ruolo castigato di madre di famiglia per dar spazio alla sua creatività sensuale, una ragazza trentenne che un po impacciata cerca a ragione il suo spazio e futuro sentimentale e l'uomo sessantenne che nonostante tutto non si da per vinto e non vuol cadere in depressione. E la ciliegina sulla torta le ormai conosciute, ma non per tutti ovviamente,  tematiche di moda, della legge di attrazione o come le chiama Muccino le leggi del desiderio. Montaggio incalzante, che sfrutta una macchina da presa sempre mobile (tra pianisequenza e semplici panoramiche) per traghettare in porto le singole storie ora in parallelo, ora intersecandole. Su una tempesta verbale e gestuale si innestano gag spassosi, personaggi compiuti o lacunosi, sviluppi sentimentali mortiferi e un familismo che, oggi, pare quasi anticonformista. Le leggi del desiderio è un fresco, imperfetto, entusiasta atto di coraggio. Anche se l'idea che possa esistere addirittura una "scienza del miglioramento" che permette di cambiarle (tema toccato nella narrazione) potrebbe risultare troppo irritante. La gente normale, è infatti normalmente irritato da chi fa loro notare quanto siano mediocri e lamentose le loro vite. Con la piega che si è voluta dare alla sceneggiatura di questo film, il messaggio edulcorato che passa, perciò, è che le speranze,  ma ancor più le azioni, volti al proprio miglioramento sono destinate a fallire, che ogni tentativo in tal senso è una baggianata, una fregatura, e alla fine, tutto sommato, dopo ogni vano sforzo si torna a fare quel che si è sempre fatto e che non può essere cambiato. Pertanto, pur non essendo un capolavoro, questa commedia risulta godibile e adatta ad uno svago mentale per 90 minuti. Piacevole vedere in video molti attori di qualità provenienti dal settore doppiaggio e come guest star, un'insegnante dell'Accademia Nazionale di Arte Drammatica, Luca Ward. Alla fine il messaggio è che più la vita scorre e più ci si rende conto che davvero tutto è relativo. Voto: 6-

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