Ma per meglio comprendere l'importanza della scoperta del BRCA-1, pensiamo a due storie «note». In quella di Annie Parker, si vede che effettivamente la familiarità al tumore ha colpito tutte le donne della famiglia, nonna, zia, mamma, sorella e anche lei. Un caso molto simile è quello dell'attrice Angelina Jolie, che nel 2013 si è sottoposta volontariamente ad un intervento di duplice mastectomia preventiva, avendo una storia di ereditarietà simile a quella di Annie. Questo gene, individuato grazie alla dottoressa Mary-Claire King (e la sua equipe di ricercatori), essendo legato al controllo del ciclo cellulare e legato alla codifica di una proteina suscettibile di cancro della mammella, può essere usato come sentinella: se lo si possiede, ci sono maggiori probabilità di sviluppare determinati tumori e quando muta, indica la perdita di controllo del ciclo cellulare. Inoltre, essendo un gene, permette di delineare l’ereditarietà (potenziale) tra soggetti della stessa famiglia. Insomma una scoperta sensazionale tra un dilagante scetticismo e superficialità medica. Comunque al di là delle sue tante pecche cinematografiche, Annie Parker "sfonda" il muro dell'indifferenza e racconta con pathos e humor una lotta contro il tempo e contro il senso di impotenza che ognuno di noi, sano o malato, prova almeno una volta nella vita. Il film rientra a pieno a titolo in quel nuovo gruppo di film, quelli socialmente e politicamente consapevoli e finalizzati a sensibilizzare il pubblico delle tematiche affrontate e a promuovere una collaborazione tra le istituzioni di beneficenza (e/o di ricerca) e l’industria cinematografica. Con la visione di Annie Parker il vantaggio è triplice: informazione, intrattenimento e beneficenza. Quella beneficenza che se aveste visto il film al cinema, non in televisione come me, avreste e avremo fatto. Infatti una parte dell’incasso del film è stata devoluta a sostegno dei progetti dell’associazione per la lotta dei tumori al seno. Il cinema però non racconta tutta la storia, nei titoli di coda apprendiamo come la realtà è certe volte più stupefacente e incredibile, perché la storia (vera) non finisce qui, a otto anni di distanza, le verrà diagnosticato un carcinoma dell’ovaio allo stadio 3, a sua volta trattato chirurgicamente e con cicli combinati di chemio. Nel 2004, quando ormai ha 53 anni, le viene diagnosticato una terza volta il cancro, questa volta nella parte superiore dell’addome. In tutti e tre i casi è riuscita a vincere ed è stata una delle prime donne in Canada a sottoporsi ai test sulla mutazione del gene BRCA (responsabile dell'insorgere della sua malattia) e a ricevere una diagnosi. Insomma, un epilogo tragico ma pieno di speranza. In conclusione però, levando di torno la malattia, il film convince, mescolando in modo eccelso una carica positiva e negativa, come già detto in precedenza, il film è anche divertente, con un cast di contorno di buon livello recitativo. Una visione la merita perché non solo ci fa conoscere una bella storia ma soprattutto la pellicola potrebbe aiutare le donne e tutti, sensibilizzando il mondo su un'argomento di grande interesse, come può essere un 'maledetto' tumore. Voto: 6+
lunedì 3 dicembre 2018
Annie Parker (2013)
Ma per meglio comprendere l'importanza della scoperta del BRCA-1, pensiamo a due storie «note». In quella di Annie Parker, si vede che effettivamente la familiarità al tumore ha colpito tutte le donne della famiglia, nonna, zia, mamma, sorella e anche lei. Un caso molto simile è quello dell'attrice Angelina Jolie, che nel 2013 si è sottoposta volontariamente ad un intervento di duplice mastectomia preventiva, avendo una storia di ereditarietà simile a quella di Annie. Questo gene, individuato grazie alla dottoressa Mary-Claire King (e la sua equipe di ricercatori), essendo legato al controllo del ciclo cellulare e legato alla codifica di una proteina suscettibile di cancro della mammella, può essere usato come sentinella: se lo si possiede, ci sono maggiori probabilità di sviluppare determinati tumori e quando muta, indica la perdita di controllo del ciclo cellulare. Inoltre, essendo un gene, permette di delineare l’ereditarietà (potenziale) tra soggetti della stessa famiglia. Insomma una scoperta sensazionale tra un dilagante scetticismo e superficialità medica. Comunque al di là delle sue tante pecche cinematografiche, Annie Parker "sfonda" il muro dell'indifferenza e racconta con pathos e humor una lotta contro il tempo e contro il senso di impotenza che ognuno di noi, sano o malato, prova almeno una volta nella vita. Il film rientra a pieno a titolo in quel nuovo gruppo di film, quelli socialmente e politicamente consapevoli e finalizzati a sensibilizzare il pubblico delle tematiche affrontate e a promuovere una collaborazione tra le istituzioni di beneficenza (e/o di ricerca) e l’industria cinematografica. Con la visione di Annie Parker il vantaggio è triplice: informazione, intrattenimento e beneficenza. Quella beneficenza che se aveste visto il film al cinema, non in televisione come me, avreste e avremo fatto. Infatti una parte dell’incasso del film è stata devoluta a sostegno dei progetti dell’associazione per la lotta dei tumori al seno. Il cinema però non racconta tutta la storia, nei titoli di coda apprendiamo come la realtà è certe volte più stupefacente e incredibile, perché la storia (vera) non finisce qui, a otto anni di distanza, le verrà diagnosticato un carcinoma dell’ovaio allo stadio 3, a sua volta trattato chirurgicamente e con cicli combinati di chemio. Nel 2004, quando ormai ha 53 anni, le viene diagnosticato una terza volta il cancro, questa volta nella parte superiore dell’addome. In tutti e tre i casi è riuscita a vincere ed è stata una delle prime donne in Canada a sottoporsi ai test sulla mutazione del gene BRCA (responsabile dell'insorgere della sua malattia) e a ricevere una diagnosi. Insomma, un epilogo tragico ma pieno di speranza. In conclusione però, levando di torno la malattia, il film convince, mescolando in modo eccelso una carica positiva e negativa, come già detto in precedenza, il film è anche divertente, con un cast di contorno di buon livello recitativo. Una visione la merita perché non solo ci fa conoscere una bella storia ma soprattutto la pellicola potrebbe aiutare le donne e tutti, sensibilizzando il mondo su un'argomento di grande interesse, come può essere un 'maledetto' tumore. Voto: 6+
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