Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/04/2016 Qui - French Connection (La French) è un drammatico film d'azione francese, un thriller noir del 2014 diretto da Cédric Jimenez. Il film si ispira a fatti e vicende realmente accaduti, negli anni Settanta infatti, Marsiglia è stata la capitale mondiale del traffico di eroina. Un traffico di droga, gestito con avidità e crudeltà da mafiosi locali senza che nessuno o quasi faccia nulla per impedirglielo. Solo un giovane giudice però Pierre Michel (Jean Dujardin) arrivato da Metz, città del nord della Francia, accompagnato da sua moglie e dai figli, incorrotto e incorruttibile, che ha giurato di affrontare la mafia francese e di far cadere a tutti i costi il padrino della costa marsigliese, Gaétan Zampa (Gilles Lellouche), deciderà di mettersi al lavoro per fermarli, conducendo delle delicate indagini al fine di sgominare ed arrestare alcuni esponenti della cosca mafiosa della città di Marsiglia, denominata, appunto "French Connection". Ma il compito per lui non si rivelerà facile ed, anzi, tra personaggi corrotti e delinquenti incalliti e pure molto accorti, il suddetto giudice verrà ostacolato molteplici volte per poi soccombere di fronte ad un sistema ed una realtà ben radicati e più grandi di lui, per riuscirci infatti pagherà (prima di Falcone e Borsellino) un prezzo altissimo. Il giudice si mette a capo di un pugno di uomini scelti, e nonostante gli avvertimenti, decide di portare avanti la sua crociata solitaria ma capirà ben presto che per ottenere dei risultati concreti deve cambiare il suo metodo di lavoro. Il giudice assediato nel pubblico come nel privato, dichiara guerra alla rete mafiosa del boss, che gestisce il business della droga e prospera grazie alla sua esportazione, gli tende la rete e lo attende paziente. Irriducibile e carismatico, come il suo antagonista, Zampa (figura emblematica e padrino intoccabile della mafia marsigliese) però, non si lascia intimidire, muovendosi agilmente tra la Costa Blu e gli States e seminando dietro di lui morte, vendetta e risentimento. Jacqueline (Céline Sallette, Les revenants) intanto, la consorte apprensiva, è turbata dalla sua ostinazione e da quella sua lotta ostinata che mette in pericolo le loro vite, i timori di Jacqueline infatti si concretizzano il 21 ottobre del 1981, quando Pierre Michel viene assassinato in strada e nella Francia del neo eletto François Mitterrand. Fortunatamente per noi e per la storia il boss non la passerà poi tanto liscia.
La storia è quella classica, "guardie e ladri", con una contrapposizione incessante tra i buoni, il giudice ed i suoi uomini ed il boss che semina violenza e risentimento, ma il regista non ne fa un prodotto di maniera, difatti la ricostruzione dell'epoca (per raccontare una fase violenta della vita pubblica francese), è decisamente convincente. I costumi, le scenografie, sono calate perfettamente a cavallo tra i '70 e gli '80, vediamo quindi basettoni, pantaloni a zampa, interni vintage. La fotografia (in linea con lo cifra stilistica del film) è davvero accurata e la pellicola gode di un'ottima colonna sonora con musiche giuste e bellissime. Inoltre, la figura del giudice è ottimamente interpretata da Jean Dujardin (premio Oscar 2012 per The Artist) che riesce a dare del suo personaggio un ritratto magnifico di uomo onesto, integerrimo ma nel lo stesso tempo anche profondamente umano nonché affascinante, rischiando in prima persona la propria vita, senza dimenticare un valido Lellouche nei panni del boss. La trama si snoda sulle alterne vicende che vedono le gesta di Pierre Michel alle prese con la lotta al crimine, ma tanti argomenti si dipanano via via nello scorrere della storia, il vizio per il gioco, le vicende famigliari, le difficoltà lavorative, con un scorcio sul contesto sociale e sulla corruzione di una certa parte della società politica e civile. L'andamento con cui vengono narrati e presentati i fatti è quanto mai realistico e fortemente incalzante a tal punto da dover prestarvi una particolare attenzione al fine di seguire bene il loro avvicendarsi, ricco, appunto, di continui colpi di scena e tutto ciò rivela chiaramente quanto la regia sia ben costruita e condotta. La scelta più azzeccata è quella di proporre fin dalle prime battute lo scontro e il contrasto di visioni e stili di vita tra Zampa il capo della cupola e Michel il giudice che cercherà di fare di tutto per fermarlo. La pecca sta però nel non aver scolpito i personaggi, approfondendo soltanto a tratti, la componente psicologica dei protagonisti. Il ritmo poi perde, con il passare del tempo, un po' di brio, fino alla resa dei conti finale, inevitabile e necessariamente cruenta. Il film ha forse anche l'unico demerito di attorcigliarsi nella parte centrale che poteva essere un attimino sforbiciata ad uso e consumo dello spettatore e del ritmo della pellicola. Resta comunque bellissimo il contrasto tra l'ex intoccabile Zampa che comincia a sentirsi accerchiato e deve guardarsi dai tradimenti dei suoi stessi amici e Michel alle prese con indagini durissime e ostacolate da chi anche tra le forze dell'ordine era connivente senza tralasciare i duri contrasti casalinghi dovuti alle sue continue assenze e al pericolo delle indagini condotte. Un bel documento d'epoca che non si prefigge di esserlo, ma che vale la visione più per la sua dimensione di ricostruzione storica che per il districarsi della trama. Un affresco di anni complessi dove tutto doveva cambiare affinché tutto rimanesse com'era sempre stato.
Insomma, un film altamente riuscito e vivamente da consigliare. Anche i francesi sanno fare i film sui mafiosi. In conclusione quindi, una valida pellicola per gli amanti del genere e non solo. Voto: 6,5
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