Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - La maggior parte delle persone può solo sognare di diventare una superstar, ma, al di là di ogni immaginazione, un ragazzo del Galles c'è riuscito. Questa è la storia della sua avventura. One Chance: L'opera della mia vita (One Chance) è infatti basato sulla vita del cantante britannico Paul Potts. Questo sorprendente film del 2013 diretto da David Frankel (Il diavolo veste Prada), è un film romantico, poetico soprattutto musicalmente, ma anche vivace e divertente nonostante questo semplice ragazzo gallese, Paul Potts (un convincente James Corden), sin da piccolo è vittima di bullismo per la sua stazza e per la sua unica grande passione, il canto e l'opera lirica. Qui un velo di tristezza c'è nel film e in lui, ma quando finalmente riesce a conoscere una ragazza e a frequentare un corso a Venezia per giovani talenti tutto sembra filare liscio. Purtroppo però, il corso si conclude con una deludente audizione davanti al suo grande mito, Pavarotti. Questo sembra far crollare tutte le sue illusioni. Ma dopo aver superato, grazie alla fantastica moglie e, in qualche modo, ai genitori, infinite disavventure, che sembravano costringerlo ad una mediocre vita senza passioni e ideali, decide di partecipare al talent show più famoso d'Inghilterra, e allora vince. Sì perché Paul Potts nonostante i numerosi ostacoli che ha trovato sul suo cammino, è arrivato a vincere la prima stagione di "Britain's Got Talent" e ad incidere il suo primo cd che ha venduto oltre due milioni di copie. A me nonostante la musica lirica non piace, la pellicola mi è piaciuta davvero tanto, non so perché, forse per l'umiltà e gentilezza di questo timido ragazzo che ha sempre creduto nei suoi sogni e ci è incredibilmente riuscito a realizzarli.
Comunque il regista è stato molto bravo perché ha saputo toccare tutti i tasti giusti per suscitare partecipazione e anche (perché negarlo?) un po' di pathos emotivo. Ha però fallito su due versanti. Su un piano strettamente cinematografico si è fatto soverchiare da almeno due modelli, non a caso made in Britain: Billy Elliott e, ancor prima, Full Monty. Gli elementi di base vengono riproposti come copia conforme: l'ambiente operaio, il genitore ostile, i coetanei che dileggiano, il personaggio che comprende e sostiene e via elencando. Nessuno dubita che nella vera vita di Potts si siano susseguite le stesse vicissitudini e le stesse occasioni ed opportunità. Quello che lascia perplessi è che vengano raccontate in forma fiabesca, con in aggiunta quel tanto di stereotipo sull'Italia che ci propone a Venezia una nonna napoletana verace e un bacio in Piazza San Marco e con una struttura narrativa che, presupponendo come è ovvio, la consapevolezza da parte dello spettatore dell'happy end, finisce con il privilegiare più che l"one chance" (come da titolo del primo cd di Potts) l'"one direction" del vissero felici e contenti. In definitiva non eccezionale ma che consiglio di vedere. Voto: 6+
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