Emmet Brickowski è un cittadino (semplice operaio, senza niente di speciale) felice di una ridente metropoli fatta di Lego di cui rispetta tutte le regole: segue la musica trasmessa dalla tv ("E' meraviglioso", simpatica musichetta), è gentile con gli altri e si reca diligentemente al lavoro (costruire palazzi) esattamente come gli viene detto di fare dalle "istruzioni". E' infatti un pezzo che fa parte di un set costruzione. Ed anche lui, come tutti, ha radicato in sé quel concetto particolare: 'Farne parte'. Difatti, segue gli altri in tutto e per tutto, come una pecora, per farsi accettare e riconoscere. Ma non sa ancora che lui è... 'La persona più importante di tutto l'Universo', secondo una 'recente' profezia. O almeno così sostiene Wildstyle, una ragazza dall'apparenza e le movenze ninja, che incontra per caso nel suo cantiere. Incuriosito la segue e per errore casca in una voragine nella quale entra in contatto con un pezzo speciale, il Kragle (che in realtà non è altro che un tubo di colla "Krazy Glue" con alcune delle lettere del logo sbiadite), che dopo averlo toccato cade nelle mani di Poliduro (un poliziotto dai due volti), uno degli aiutanti di Lord Bussines, un dittatore, tiranno maniaco dell'ordine, di diversi mondi (fantasy, west, spazio ecc. ecc.) dotato di un piano per cambiare l'universo come lo conoscono. Salvato da Lucy (il vero nome di Wildstyle, di cui è innamorato), lo porta dal saggio mago Virturius (l'inventore della profezia), il quale spiega che lui e Wyldstyle sono "Maestri Costruttori", gli unici che possiedono la capacità di costruire qualsiasi cosa di cui hanno bisogno, con grande velocità e senza l'uso di manuali di istruzioni. Si scopre così che quando Lord Business salì al potere, la sua disapprovazione di tale creatività, da lui ritenuta anarchica e caotica, causò la cattura di molti di loro. In quanto "Speciale", Emmet è destinato a sconfiggerlo (il sindaco-presidente vuole usare infatti il Kragle per immobilizzare l' universo), ma Emmet non ha nessuna attitudine alla creatività. Convinto da tutti, la sua vita viene così trasformata in quella di un avventuriero. Intraprende quindi, insieme ad altri amici eroi (inclusi Batman, Wonder Woman e una gattina stile manga) un viaggio inaspettato, complicato ed incredibile. Ma quando tutto sembrerà ormai perso, ecco che accadrà l'impensato. Sapete l'infrangimento del 4° muro, cos'è? E' quando i personaggi sono consci del loro essere osservati e provano ad 'interagire' con gli spettatori. Qui è una cosa interna, è Emmett che si rende conto dello strano e misterioso 'mondo esterno', e lo vivrà come un'esperienza extrasensoriale, psichedelica. Finché non ne prenderà coscienza. E non ci sarà più contorno distinto tra LEGO e realtà.
Il film si gioca su un doppio livello, pensato con finalità commerciali, veicolo per la casa di giocattoli e ulteriore lancio della loro linea di mattoncini (se ne vedono quasi tutte le diverse tipologie di "set"), ma anche opera tra le più interessanti di Hollywood. Nella storia ogni evento e personaggio ha un doppio significato comprensibile solo alla fine, ma anche dal punto di vista realizzativo sembra di intuire che le finalità fossero duplici. Alla stessa maniera anche la realizzazione è doppia. L'animazione stop motion realizzata con veri pupazzi Lego in veri ambienti costruiti solo con mattoncini, è infatti il 50% dell'opera, poiché in moltissimi punti (a partire dalle espressioni facciali) è in digitale che si è lavorato per animare. La fusione è perfetta perché unendo le due tecniche Lord e Miller ottengono un'esplosione di tutte le possibilità connaturate all'animazione di veri pupazzi (e nei primi piani si nota il loro essere di plastica reale) che indirizzano sempre verso una comicità originale. The Lego movie è anche geniale e folle (come il "divano a castello"), un profluvio di trovate intelligenti, demenziali e divertenti, di idee proposte con ritmo vorticoso. Abbastanza numerose le gag e situazioni buffe o simpatiche come quelle tra Superman e Lanterna Verde. Da vedere e rivedere per cogliere tutti i rimandi, il film infatti attinge a "Guerre Stellari" e rilegge "Matrix", facendo ondeggiare le sue situazioni multicolore tra il "1984" di Orwell e le tristi spersonalizzazioni del mondo reale, passando dal "vecchio West" a "Middle Zealand" (ovvero viaggiando tra i giochi e passando "di scatola in scatola"), fino al "Paese del Cucù", dove non esistono cartelli con regole da seguire e dove si celebra l'elogio del caos e della diversità, oltre a veder riunito un manipolo di "ribelli" mai visto prima: Gandalf, la tartaruga Ninja Michelangelo, campioni dei Lakers e astronauti degli anni '80, Abramo Lincoln seduto su una sedia con i razzi! E forse riderete fino alle lacrime a certe BAT-tute! I LEGO, intesi come i mattoncini, sono il perno della storia, come lo è anche la creatività di cui hanno bisogno per tramutarsi in grandi modellini. È proprio l'incastro simbolico tra i LEGO e la trama a creare una storia, sì poco originale, ma solida. Non c’è limite alla libertà ed alla fantasia e, tra "profezie inventate" e "poster con il gatto", si arriva ad una conclusione dal significato semplice ed universale, dove tutto il disegno diventa chiaro e il film si trasforma da filmetto per bambini in bel film, mettendo a confronto come in uno specchio il mondo fantastico con quello in carne ed ossa degli uomini (padre e figlio). Perché questo brillante film è un inno all'infanzia ma non solo, è ricco di pensieri adulti, seri che si possono applicare nella vita di ogni giorno e che possono persino attirare lo spettatore più filosofico. Gli insegnamenti finali non vanno certo sopravvalutati, sono molto belli e profondi. Perché l'unica cosa che serve per essere speciali è "credere di esserlo" (o che qualcuno ci aiuti a crederlo) ma attenzione: il gesto rivoluzionario più grande è tendere la mano al nemico, l'unica arma "davvero segreta" per poter esser tutti uniti ed ottenere un mondo davvero migliore. Infine, la colonna sonora, è curata e piacevole. Indubbiamente il film avrebbe meritato più considerazione agli Oscar 2015, almeno una candidatura per il miglior film d'animazione, però difficilmente avrebbe vinto con Dragon Trainer 2 e soprattutto Big Hero 6, il vincitore, tra i favoriti. Ha comunque vinto il BAFTA e Saturn Awards, mentre agli Annie awards, Miglior sceneggiatura in un film d'animazione a Phil Lord e Christopher Miller. Insomma uno dei film d'animazione di successo degli ultimi anni, e non importa se abbia vinto o meno, l'importante era intrattenere, e questo lo fa egregiamente. Voto: 7+