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venerdì 14 giugno 2024

Mad God (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/06/2024 Qui - Si apprezza particolarmente il tentativo di rappresentare attraverso le immagini l'apocalisse della materia e la sua inevitabile riduzione in decomposizione, non solo nel senso fisico, ma anche nell'orrore di un piano metafisico creato unicamente per opprimere e punire. Uno spettacolo visivo grandioso che fonde il cyberpunk con l'eredità dell'arte classica, catturando l'attenzione per la sua irrazionalità e il nichilismo che evoca in ogni scena. La mancanza di una leggibilità (anche parziale) e l'assenza di parole lo rendono concettualmente ostico, lasciando intatto il senso di un'opera "delirante" e misteriosa. Un'opera che, prodigio di animazione a passo uno di ispirazione alchemica (ad opera dell'esperto Phil Tippett), fagocita occhi e mente per poi dissolversi come una bolla di ineffabile ironia. Almeno una volta va visto, perché sì, non si capisce nulla, ma dal punto di vista estetico è incredibile. Voto: 7

martedì 31 ottobre 2023

Wendell & Wild (2022)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/10/2023 Qui - La tredicenne Kat si allea con due fratelli demoni per riportare in vita i genitori persi in un incidente d'auto. L'autore di Nightmare Before Christmas (un certo Henry Selick) torna con una pellicola animata in stop motion che riprende le atmosfere cupe e gotiche di quel film e del cinema di Tim Burton. Un film nello stesso tempo divertente ed inquietante in cui compaiono non tanto sotto traccia temi importanti come quello dell'infanzia emarginata e dei legami parentali. Tecnicamente pregevole, con animazione impeccabile e sfondi suggestivi e un buon doppiaggio, soffre tuttavia del confronto e di una incapacità insita di entusiasmare. E' la storia in sé che fatica a coinvolgere, risultando troppo prevedibile e con qualche momento di staticità di troppo. I personaggi non hanno una grande carica emozionale, e la storia non possiede grande dinamismo né grandi capacità a coinvolgere pienamente. Ma è a suo modo un film edificante e rigorosamente inclusivo, in cui la trasgressione si unisce all'umanità, e per quanto banale vale il "prezzo del biglietto". Voto: 6+

giovedì 9 febbraio 2023

Pinocchio di Guillermo del Toro (2022)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/02/2023 Qui - Con gioia, delicatezza e profondità di sentimenti Guillermo del Toro riesce a dar vita a un Pinocchio che vale davvero la pena di vedere (soprattutto dopo il deludente Pinocchio di Robert Zemeckis). Questo Pinocchio è ora struggente, ora divertente e visivamente eccezionale. Un Pinocchio sui generis che fa riflettere e appassiona incondizionatamente. La rivisitazione di Del Toro in effetti, è tutto fuorché fedele al romanzo di Collodi. Questo, inaspettatamente, si tramuta in un pregio: lo stile visionario del grande regista (che è una garanzia e c'è poco da fare) garantisce una riscrittura maggiormente volta alla critica politica (ventennio fascista) e all'importanza da tributare alla vita mortale (intuizione ottimamente sposata con la longevità del Pinocchio burattino). Ne esce un lungometraggio d'animazione ispirato e fortemente personale, capace di restituire modernità ai personaggi (il grillo, le fate madrine, Geppetto) e parlare finalmente a tutti, senza compromessi nella scrittura. Tolte le fastidiose canzoncine credo sia, se non la migliore versione di Pinocchio (che versione di Pinocchio in realtà non è), certamente tra le migliori. E l'Oscar 2023 insomma lo meriterebbe. Voto: 7,5

mercoledì 27 ottobre 2021

Mister Link (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/10/2021 Qui - Prodotto dallo studio Laika con la tecnica della stop motion, una (l'ennesima) piccola "perla" per qualità tecnica, ma stavolta, al contrario di altre (fantastiche) volte (ParaNorman dello stesso Chris Butler per esempio), non del tutto per i suoi contenuti. Certo, il film sa intrattenere piacevolmente e divertire riuscendo anche, almeno a tratti, a colpire i bersagli (edificanti) che si prefigge, ma la storia non è nuova così come i suoi sviluppi. Tuttavia, filmetto sì minore ma non disprezzabile. Si racconta di un celebre viaggiatore, sempre alla ricerca di un qualche essere leggendario, soprattutto per essere accettato così in un esclusivo club per ricconi. Che poi lui questi esseri straordinari li trova anche, ma non riesce a portare delle prove. In questa avventura avrà a che fare con un Sasquatch (bestia nota soprattutto negli USA) e i suoi lontani parenti Yeti. La grafica è particolare ma interessante, il film è sì una storiella ma ricca di humour, con qualche battuta più riuscita. Il personaggio protagonista (quello umano, intendo) è più riuscito degli altri, che invece sono molto "standard" e scontati. E anche il Sasquatch è molto indovinato, che sarebbe poi il "Mister Link" del titolo (l'originale era Missing link, l'anello mancante, ma entrambi i titoli ci possono stare). Purtroppo il film fu molto più gradito dalla critica (candidato all'Oscar, ma vinse Toy Story 4, mentre il migliore del mazzo era per me Klaus) che dal pubblico: fu un disastroso flop al botteghino, a causa anche dei grandi costi, ma non solo. Alla fine film simpatico però niente di più. Voto: 6+

mercoledì 30 settembre 2020

Shaun, vita da pecora: Farmageddon - Il film (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2020 Qui - Divertente sequel (di Shaun, vita da pecora - Il film) che vede di nuovo protagonista la pecora Shaun e i suoi amici della fattoria. Stavolta ci sarà addirittura un alieno a rendere più movimentata la vita tranquilla nella campagna inglese. Il tema di fondo è quello sempreverde dell'amicizia tra persone diverse, ma è declinato qui abbastanza spassosamente e senza melodrammoni fuori luogo. Trattandosi di fantascienza non mancano nemmeno svariati riferimenti a capisaldi del genere che rendono la visione gustosa anche per i più grandi (e non sono poche queste gustose citazioni). Il film infatti, seppur non esplosivo come il precedente film, offre ugualmente molti momenti di puro divertimento, dopotutto questo Farmageddon è una sorta di E.T. in salsa cartoonesca, e quindi l'intrattenimento come le risate non possono mancare. Certo, rispetto al primo film la comicità sembra più debole e il ritmo più blando, si tratta tuttavia di un'opera godibile, segnata da una tecnica eccellente. Ma dopotutto Shaun, vita da pecora: Farmageddon - Il film, film d'animazione in stop motion (tecnica sempre piacevole) diretto da Will Becher e Richard Phelan, al loro debutto alla regia di un lungometraggio, è prodotto dalla Aardman Animations, casa di produzione quasi sempre garanzia di qualità, perciò niente di cui sorprendersi. Sorprende invece che sia stato leggermente sottovalutato, per di più ingiustamente, genuino e ingegnoso, intuitivo, da vedere. Voto: 6,5

domenica 21 luglio 2019

I primitivi (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/07/2019 Qui
Tema e genere: Questo film d'animazione del 2018 prodotto con l'incredibile tecnica della Stop motion ci racconta una storia di riscatto sociale, dove ci viene mostrato che non sempre il progresso tecnologico corrisponde esattamente ad un progresso sociale, anzi in alcuni casi è esattamente l'opposto.
Trama: I Primitivi racconta la storia di due mondi che si scontrano: quello pacifico dell'Età della Pietra e quello dell'Età del Bronzo, primo caso di industrializzazione dell'uomo. La necessità di nuove miniere porta il regime del Bronzo ad invadere le terre remote dei semplici abitanti di una valle verdeggiante e a requisirne le terre. Il protagonista, Dag, ottiene di sfidare l'oppressivo regime dell'Età del Bronzo in una partita a...calcio! Solamente vincendo la sfida contro la squadra più forte dell'Età del Bronzo, il Real Bronzio, i nostri eroi potranno tornare in possesso delle loro terre.
Recensione: Dopo Galline in Fuga, Wallace & Gromit: La maledizione del coniglio mannaro, Giù per il tubo, Pirati! e Shaun: Vita da pecora, gli Aardman Studios continuano la loro personalissima strada nell'animazione di qualità e lo fanno ancora insistendo sulla tecnica della stop motion (nel loro specifico, la claymotion, con pupazzi di plastilina), sempre dannatamente affascinante anche se ormai praticata pochissimo dagli studi cinematografici, visto l'impegno di tempo e manodopera che implica (ultimamente però qualcosa sta cambiando). Come accaduto in passato, anche I Primitivi predilige una storia semplice e immediata che possa arrivare con grande facilità a un pubblico di bambini, senza però andare mai a discapito dell'intrattenimento per adulti e così le situazioni divertenti e i personaggi sopra le righe sono sempre inseriti in contesti incredibilmente ben strutturati a livello narrativo e forti di un umorismo tipicamente britannico che fa sghignazzare a denti stretti anche l'adulto più smaliziato (anche se le trovate, sia nelle situazioni, nei protagonisti, negli elementi scenici e in alcuni giochi di parole, sono, ahimè, spesso non molto efficaci nella localizzazione in italiano). Tra gag talmente sceme da risultare irresistibili (molte con protagonista il cinghiale Grugno, fedele compagno di Dag, doppiato, si fa per dire, dato che non parla, dal regista stesso), con un masso cacciatore provetto, un coniglio impaziente di essere mangiato e una mamma primitiva pronta a mettere in imbarazzo il proprio figlio primitivo, il film di Nick Park (che fa sorridere più che ridere, data la leggerezza e la spensieratezza delle gag disseminate per tutto il film) si dirige presto in una direzione "nobile" che mette in evidenza la lotta per far valere i diritti degli oppressi. Oppressi che prendono immediatamente le sembianze dei cavernicoli dell'età della pietra, scacciati dalle proprie terre dalla "civiltà" che avanza inesorabilmente. Non di meno viene evidenziato il fondamentale apporto femminile alla società, a volte ingiustamente sottovalutato, come nel caso di Ginna, promettente calciatrice ma impossibilità a praticare il suo sport preferito in quanto le donne sono escluse dai campi di calcio. Tuttavia, e poiché la storia de I Primitivi è quasi un grande classico del cinema sportivo: un gruppo di sprovveduti è costretto a confrontarsi con una realtà che, sulla carta, pare davvero imbattibile, l'originalità è ben poca. Fortunatamente questo non è però un film che si basa sulla storia. Ciò che convince sono le trovate sceniche e quei piccoli pezzi di genio che spuntano qua e là nel film, autentiche firme d'autore.

sabato 13 luglio 2019

L'isola dei cani (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2019 Qui - Il texano Wes Anderson alla fine degli anni '90 si è imposto al mondo con Rushmore come uno degli alfieri del cinema indipendente americano. Poi con il passare degli anni è diventato molto di più di un regista "indie", è diventato uno dei maggiori registi mondiali, arrivando ad ottenere importanti riconoscimenti e ampi consensi di critica e pubblico. Nel corso degli anni 2000 ha sfornato una serie di gioielli che hanno abituato il pubblico di tutto il mondo a una narrazione di simmetrie, colori pastello, musica vintage, personaggi borderline e grandi sentimenti. Con il suo stile particolare, estremamente riconoscibile, preciso fino ad essere maniacale si dimostra continuamente come uno degli autori contemporanei più coraggiosi e attenti alla forma. In tal senso, poiché chiunque conosca Anderson e la sua poetica sa benissimo che si troverà di fronte a delle scene curate al dettaglio, in cui la simmetria la fa da padrona e i dialoghi sono sempre brillanti, si ha sempre la paura di una costante ripetizione dei temi trattati, ma Wes Anderson, che ha alle spalle forti sostenitori come altrettanti detrattori (io dalla parte dei primi), riesce a reinventare con sapienza sempre la stessa storia, più o meno la stessa storia. Perché L'isola dei cani (Isle of Dogs), film del 2018 scritto, diretto e co-prodotto da Wes Anderson, film molto atteso (sicuramente da me) che ha vinto l'Orso d'argento per la regia al Festival di Berlino 2018 (di cui era anche film d'apertura), che arriva dopo il successo mondiale di critica e pubblico di Grand Budapest Hotel e che segna un coraggioso ritorno all'animazione in stop motion dopo Fantastic Mr. Fox, è comunque un film d'animazione d'autore ricco d'intelligenza e di inventiva che, con toni favolistici e metaforici, affronta temi assolutamente attuali: l'inquinamento, l'ipocrisia e l'avidità dei potenti che schiacciano i più deboli ed indifesi (i cani potrebbero essere una metafora degli immigrati, dei poveri o fate voi), il potere che distrugge con la violenza il dissenso, la televisione che obnubila le menti delle persone ecc. Il tutto narrato come fosse un cartone animato per bambini, in cui i protagonisti sono i cani, pur non essendolo, o meglio: molto adatto ai bambini, ma anche adatto agli adulti, perché ha una narrazione parecchio più complessa di quella di un normale film d'animazione.

domenica 9 giugno 2019

Boxtrolls: Le scatole magiche (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/10/2018 Qui - Dopo la felicissima esperienza fatta con il bellissimo Kubo e la spada magica non vedevo l'ora di recuperare (oltretutto era già in lista) il precedente film della Laika, quel Boxtrolls: Le scatole magiche (The Boxtrolls), film d'animazione del 2014 realizzato in stop motion, diretto da Graham Annable e Anthony Stacchi, che si basa sul romanzo illustrato Arrivano i mostri! (Here Be Monsters!) di Alan Snow, che fu candidato agli Oscar 2015 come miglior film d'animazione, premio che però poi vinse l'altrettanto bellissimo Big Hero 6, cosa che purtroppo non è questo film. Perché se anche il film allo stesso tempo riesce ad essere perspicace nella prospettiva dei personaggi, non solo caratterialmente parlando, ma specie nel menefreghismo di alcuni di essi, il film non a caso è ambientato in epoca vittoriana, considerata tra una delle più buie e nitide di sempre (guarda caso film in stop motion in epoca vittoriana è La Sposa Cadavere, che testimonia l'intolleranza di certa gente, specie degli aristocratici, dopotutto in questo film, il sindaco della cittadina in questione è la rappresentazione del menefreghismo generale, specie nella figlia che, nonostante tende ad avere un rapporto col padre, non ci riesce), perché se anche il film non delude e risulta comunque riuscito (perché visivamente affascinante), esso è certamente un film lievemente inferiore ai due precedenti a questo, ovvero Coraline e La Porta Magica e Paranorman, ed ovviamente a quel piccolo gioiello di Kubo (seppur è venuto dopo), poiché il film è poco poco più lento rispetto ai primi due (e al successivo) della Laika, che avevano un ritmo più fluido, ed è inoltre molto prevedibile. E tuttavia, nonostante ciò, ho apprezzato lo stesso ciò che è scaturito. Giacché Boxtrolls: Le scatole magiche, conferma la straordinaria firma autoriale che la Laika (che si propone da sempre di unire sperimentazione e tradizione) riesce a imprimere sui suoi lavori. Infatti, sia Coraline che ParaNorman avevano una cifra stilistica comune che oggi si ripete pienamente anche in Boxtrolls. Innanzitutto, caratteristica comune dei prodotti Laika è l'essere realizzati in stop motion 3D, poi deve esserci essenzialmente un gusto per il macabro e il goticheggiante, ed è quello che accade, qui difatti, ancora una volta, è il sottofondo inquietante a farla da padrone, complice la grafica in stile grottesco sul modello Tim Burton e le sceneggiature scure ed inquietanti (anche se pur ricordando quello stile ne da però una versione più comica, soft e meno noir).

sabato 1 giugno 2019

Kubo e la spada magica (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/08/2018 Qui - Sembrava scontata nel 2017 la vittoria del Premio Oscar come miglior film d'animazione a Zootropolis, anche perché era l'unico che all'epoca avevo visto (e che avevo recensito in modo del tutto positivo) e perché la critica ne parlava così bene che tutto era ormai deciso, e infatti vinse quel premio ed anche con merito, tanto che sembrava che tutti gli altri in lista non avrebbe avuto speranza, eppure, anche se sono comunque convinto sia stata quella la scelta giusta, è innegabile che questi proprio brutti non erano affatto, anzi, film come Oceania e La mia vita da zucchina (del quintetto mi manca ancora La tartaruga rossa), avevano infatti ottime chance perché sono poi risultati dei gran bel film d'animazione, un po' come lo è senza dubbio il bellissimo Kubo e la spada magica (Kubo and the Two Strings), film d'animazione in stop motion del 2016 diretto da Travis Knight che, seppur non perfetto, è certamente uno dei migliori film d'animazione prodotti negli ultimi anni, un film, una favola, suggestiva, visivamente e tecnicamente brillante ma soprattutto emotivamente profonda. Un'avventura epica dalle lontane radici fantasy, affascinante, misteriosa, coinvolgente ma non per questo meno divertente. Uno di quei rari casi in cui si riesce a vedere realizzata con (apparente) semplicità la sintesi da molti inseguita di una animazione in grado di parlare a diversi pubblici, di offrire insegnamenti e spunti, senza cadere nella pedanteria o nella retorica e soprattutto di farci perdere davvero in una favola in cui anche la magia è credibile. La produzione della Laika non è nuova a questi successi, dopo La sposa cadavereCoraline e la porta magicaParaNorman e Boxtrolls (che tuttavia non ho ancora visto), ma nel caso del film diretto dall'esordiente (alla regia, ma già produttore degli ultimi due dei suddetti) Travis Knight la fascinazione è davvero notevole. L'avventura del piccolo Kubo infatti, cantastorie e mago degli origami, costretto a sfuggire da persecutori soprannaturali e a cercare di scoprire il mistero legato alla sua famiglia, indizio dopo indizi, ci fa attraversare con lui mondi talmente diversi nei quali viene spontaneo sospendere l'incredulità, tanta è la forza visiva e narrativa di quello che vediamo scorrere sullo schermo.

sabato 23 febbraio 2019

Il Piccolo Principe (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2017 Qui - Il Piccolo Principe (Le Petit Prince), film d'animazione del 2015, è un lungometraggio animato di eccezionale manifattura. Raffinata e ben congegnata è infatti questa trasposizione in chiave cinematografica del breve romanzo illustrato di Antoine de Saint-Exupéry, un romanzo capolavoro che anch'io ho letto da piccolo. Un film che riesce ad essere estremamente fedele al libro, e a coglierne l'essenziale (il termine 'Essential' è ripetuto e riproposto moltissime volte). Ma allo stesso tempo sviluppa e intreccia una trama molto moderna e attuale che dà ancora maggiore risalto ai concetti base del plot originale. L'eterna lotta tra la ragione e il sentimento, il passaggio dall'età infantile a quella adulta, l'amicizia, la crescita, sono tutte tematiche ottimamente raccontate. Il film, diretto da Mark Osborne (autore di "Kung Fu Panda"), non è il primo film tratto dal capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, ma si conferma però come uno dei più interessanti e riusciti anche per il particolare modo in cui sono state animate le vicende del racconto. Il racconto raffinato ed evocativo di un cinema d'altri tempi, quella di una cittadina che si muove geometricamente ai ritmi di un orologio, dove il destino di una piccola bambina si intreccia inevitabilmente con quello del suo anziano vicino di casa (un nuovo Saint-Exupéry) che, nonostante la consapevolezza della vita e della possibilità della morte, quanto mai reali, non ha mai dimenticato cosa sia la fantasia e il desiderio di lasciarle spazio. E la bambina sarà la protagonista di un viaggio memorabile ricco di emozioni.

giovedì 7 febbraio 2019

Anomalisa (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/11/2016 Qui - Quando vediamo un film d'animazione è facile ipotizzare si tratti di un film divertente e colorato come Il viaggio di Arlo per esempio, invece no, perché Anomalisa, film d'animazione del 2015 diretto da Charlie Kaufman e Duke Johnson, è tutt'altra cosa, è un film d'animazione per adulti a misura d'adulto, senza nessun filtro. Ed è quello che qui accade, perché siamo di fronte a qualcosa davvero di molto originale, una novità nel cinema d'animazione (nel senso che non è interpretato da esseri umani attori, ma non può essere neanche definito come un cartone animato vero e proprio, un film diverso dal solito), non solo per la tecnica con cui è realizzato, una sorta di stop motion speciale, ma anche e soprattutto per il racconto che si è deciso di narrare. La vicenda di Michael Stone, novello guru della produttività aziendale, e delle sue confusioni affettive, è qualcosa di molto presente nel mondo in cui viviamo, qualcosa che chi più e chi meno tutti ci riguarda. E percorrere con il cinema d'animazione questi sentieri così stretti e impervi è già di per sé segno di coraggio. Michael Stone sbanda vistosamente quando arriva a Cincinnati per una conferenza. Arrivato alla sera in albergo (Hotel Fregoli) da Los Angeles egli, dimostra subito, di essere un uomo fortemente in crisi, e sono un malessere ed un'insoddisfazione interiori che egli prova già da molto tempo. Decide così di rivedere una sua ex fidanzata da cui però si era improvvisamente allontanato e da cui, dopo un brevissimo incontro, viene rifiutato. Nel frattempo conosce due giovani donne venute anch'esse in città per presenziare alla suddetta conferenza stampa e con una di loro, l'Anomalisa del titolo (ovvero Lisa, attratto da lei per una 'anomalia', una particolarità che lui romanticamente assocerà) ingenua ed un poco provinciale impiegata in una fabbrica di dolciumi, trascorre una notte d'amore. Per lui, ma anche per lei, la giovane donna potrebbe rivelarsi come uno spiraglio a cambiare la routine esistenziale e sentimentale della propria vita, ma la mattina dopo, la relazione che già prevedeva vite insieme e traslochi vari, scricchiola pericolosamente, un movimento della forchetta un rumore di masticazione e tutto rischia di esplodere.

mercoledì 12 dicembre 2018

Shaun, vita da pecora: il film (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/03/2016 Qui - Shaun, vita da pecora: il film è un divertente e simpatico lungometraggio d'animazione britannico. Il film (del 2015) è ispirato all'omonima e popolare serie televisiva animata di successo planetario, nata come spin off dei due cortometraggi di Wallace e GromitShaun: Vita da pecora, classico prodotto dallo studio di animazione Aardman,  realizzato in claymation, cioè con creature di plastilina filmate in stop motion. Ma ciò che caratterizza le produzioni Aardman, oltre la tecnica, è lo humour britannico che si esprime senza parole, attraverso azione, espressioni, situazioni comiche. L'elemento più interessante è proprio questo, eliminare le parole a discapito di una vera comicità. La vita della fattoria sta iniziando a diventare noiosa. Giorno dopo giorno, il Fattore dice a Shaun quel che deve fare, così, Shaun architetta, elabora un piano, un'idea geniale, per prendersi un giorno libero. Fanno addormentare il fattore (un gioco, per delle pecore), dopodiché, muovendosi silenziosamente, lo portano in una vecchia roulotte parcheggiata in un angolo del campo ricreando tutte le condizioni tipiche della notte. Ma quando Bitzer le scopre, ormai la frittata è fatta. Nel tentativo maldestro di riportare il Fattore fuori dalla roulotte però la stessa roulotte si avvia da sola sulla strada che porta alla città. Shaun e il gregge rimangono alla fattoria, ma il caos prende il sopravvento: Bitzer e il Fattore non si vedono più. A quel punto, decidono di lanciarsi alla ricerca dei due per porre rimedio al problema che hanno creato. Arrivati in città, poiché il fattore è prima ricoverato in ospedale (in seguito a una contusione l'uomo subisce un trauma che gli fa perdere completamente la memoria), poi diventa parrucchiere di grido (grazie alla sua abilità di tosatore), le pecore faticano a trovarlo. Riusciranno a riportare il loro amico alla fattoria e a riprendere la loro routine? Shaun, interviene immediatamente dando il là ad un susseguirsi di accadimenti divertenti, imprevedibili e pericolosi, che alla fine si concluderanno con un bel lieto fine: il ritorno alla routine agreste e rassicurante della fattoria di campagna.

lunedì 10 dicembre 2018

The Lego Movie (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/03/2016 QuiThe LEGO Movie è uno strabiliante film d'animazione del 2014, realizzato attraverso l'utilizzo di tre tecniche cinematografiche: CGI, stop motion e live action. Ovviamente la pellicola è un viaggio attraverso lo straordinario ed immenso, nonché longevo universo dei famosi mattoncini della LEGO, che ha anche prodotto un set di giochi e un videogioco su questo primo lungometraggio perché il secondo è già in cantiere, ma dovremo aspettare almeno 2 anni. E' innegabile che questo film, riporti alla luce vecchi ricordi di gioventù e fanciullezza di tutti noi, bambini ed anche bambine, anche se a me personalmente non mi ha fatto questo effetto, non ho avuto mai a che fare con i Lego, se non raramente in altri posti che ricordi non sia casa mia. Non sono un fervido appassionato di questi set di giochi, ma conosco la sua fama mondiale, perché i Lego, erano, rimangono e rimarranno uno dei giochi più giocati al mondo. Un mondo vasto e colorato che ritorna magnificamente in auge con questo immaginifico film d'animazione, dove la fantasia prende il sopravvento. E così, i Lego (che deriva dall'unione delle parole danesi "leg godt" che significa "gioca bene") diventano i veri e unici protagonisti di questa frizzante avventura, la prima su grande schermo. Il film comunque ha investito molto, troppo, nel trailer, mostrando forse alcuni dei punti migliori: se è stato a vantaggio del marketing, non lo è stato verso la sorpresa dello spettatore. Marketing che mediaset ha sfruttato 2 giorni prima della messa in onda (sabato scorso, quando ho saputo della sua mandata), con una puntata speciale dei Simpons su questi famosissimi mattoncini gialli. Divertente e bello, la stessa cosa del film che però mi è sembrato troppo caotico visivamente, la differenza tra cinema e tv è in qualche caso abnorme. Tant'è che mi è piaciuto, non tantissimo però. Un aspetto importante della riuscita, la trama, o le trame, che potevano essere migliaia e migliaia, di quelle sognate e immaginate da tutti, grandi e piccini, e quella di questa pellicola non si discosta da questo meraviglioso, fantasioso input, la fantasia. Gli sceneggiatori lo sapevano: la trama non poteva essere uno dei pilastri del proprio film, per questo hanno deciso di non prenderla sul serio, ad esempio (auto)ridilicolizzando la profezia e molti altri cliché sparsi qua e là. Phil Lord e Christopher Miller (i due registi) come già in Piovono polpette, girano quindi un film sul valore del caos, enfatizzando ancora di più la componente anarchica del loro pensiero grazie a un protagonista che vive una vita spensierata, senza accorgersi di essere in realtà disperato e distratto dai media di un regime autocratico capace di tarpare ogni gioia attraverso le "regole".