mercoledì 20 febbraio 2019

Zootropolis (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/01/2017 Qui - Animali feroci e prede possono convivere pacificamente o è pura (Zoo)topia? A quanto sembra nella metropoli di Zootropolis (film d'animazione del 2016 prodotto dai Walt Disney Animation Studios e diretto da Byron Howard e Rich Moore, vincitore pochi giorni fa del Golden Globe 2017) tutto è possibile anche perché, come ci spiega nella introduzione a teatro la protagonista, non esistono più le belve e le vittime di un tempo nel mondo animale. O forse no? Cosa sta succedendo al 10% della popolazione, composta da predatori, che improvvisamente sentono risvegliarsi dentro di loro l'antico e sopito spirito selvaggio? Come nella migliore tradizione dei Cartoon Disney anche questa volta non tutto è ciò che sembra, i pregiudizi e i preconcetti sono sbagliati, e tutti abbiamo diritto ad una possibilità di cambiare noi stessi e soprattutto quello che il mondo crede di noi. Così una tenera coniglietta potrà realizzare il sogno della sua vita e diventare poliziotta attorniata da colleghi mastodontici come rinoceronti, elefanti, bufali, e più grande sei, più il poliziotto fai. Una furba volpe ingannatrice, rivelarsi un animale onesto e sensibile, solo vittima dei pregiudizi che gli altri hanno su di lei. Una impaurita e timida pecorella essere tutto il contrario di ciò che sembra. Tutti più o meno logorati però da un orribile pregiudizio, soprattutto i predatori. Perché alla fine è questo il problema di fondo affrontato da questo meraviglioso film della Disney, l'utopia, che è pur sempre un sogno difficile da realizzare, ancora più difficile è far sì che gli elementi che la caratterizzano risultino stabili. Il pregiudizio è quel seme cattivo che purtroppo giace all'interno delle persone (in questo caso degli animali) che non sanno apprezzare la bellezza della diversità, che non riescono ad accettare il fatto che, nonostante l'esistenza delle specie, il genere rimane pur sempre lo stesso. E inaspettatamente toccherà proprio a loro, la coniglietta e la volpe, nemici per natura ma amici nel cuore, risolvere il mistero dei 14 animali scomparsi che tutta la città sta cercando e sventare i piani di chi vuole impossessarsi del potere locale, secondo l'atavico principio divide et impera. E infine dimostrare che l'amicizia non ha colore né taglie e che tutti possiamo essere e fare ciò che nessuno si aspetterebbe da noi.
Il film mi è piaciuto davvero tanto, forse perché palesemente prodotto da mani esperte e piuttosto scaltre, ma Zootropolis non ha solo una trama coinvolgente con due colpi di scena perfetti per i grandi o tanti personaggi buffi e divertenti anche per i piccoli (su tutti il bradipo, il ghepardo ciccione e lo gnu fumato sono veramente divertenti), ha dalla sua questo e molto di più, ha ritmo, musica, azione, suspense, risate e invenzioni, praticamente il meglio che si potrebbe desiderare. Sin dal primo secondo infatti, lo spettatore rimarrà pietrificato e divertito. Troveremo e troviamo tante cose all'interno di Zootropolis, dai rimandi a Il Padrino e alla serie TV Breaking Bad, a particolari visivi tanto minuscoli quanto geniali, per citarne qualcuno, la pop-star Gazelle (doppiata da Shakira, a proposito bella la colonna sonora) e l'i-Phone, con il logo di una carota morsicato. Come con il, comunque recente Inside Out, è commovente poi notare l'infinita cura e amore che gli animatori hanno riposto nelle proprie creature. Anche i temi adulti quali crescita, formazione, maturazione, diversità (etnica e non solo) e responsabilità vengono affrontati in contemporanea di gag spassose e (talvolta) infantili, appassionando così grandi e piccini. Sono molte le sequenze nelle quali si respira un'aria di razzismo e politica, situazioni perfettamente inserite nello scenario, con l'intento di suscitare punti di riflessione non sottovalutabili, specie se pensiamo alla natura dell'opera animata in questione, per lo più, destinata ad un pubblico più piccolo. Comunque, a parte l'animazione, perfetta come sempre, come detto in precedenza, il film si avvale soprattutto di una sceneggiatura ingegnosa, ricca di invenzioni memorabili e colpi di scena inaspettati, in un connubio perfetto tra giallo e commedia, e di caratterizzazioni riuscitissime, sia per i protagonisti che per i comprimari. Anche la scelta di non far comparire, per una volta, esseri umani mi è piaciuta molto, il fatto che siano presenti solo animali antropomorfizzati permette difatti di assegnare ad ogni animale un tratto caratteriale specifico, che risulta più evidente ma che i personaggi della storia sapranno talvolta smentire. Infatti, tra i temi del film c'è anche quello dell'apparenza che inganna, i personaggi non sempre si rivelano ciò che sembrano, come Nick o Mr. Big.
Altri temi trattati sono l'autodeterminazione, viene detto più volte che ognuno può essere ciò che vuole, e la discriminazione, particolarmente evidente dalle razze degli animali. Inoltre, ho notato che la Disney si sta modernizzando, poiché il film, come anche Big Hero 6, si svolge nella nostra epoca. E ciò permette di inserire tutta una serie di invenzioni geniali tratte dalla nostra vita quotidiana, già detto degli Smartphone con il logo di un ortaggio morsicato, no dell'App in cui si può ballare con la pop star Gazelle o della penna carota con registratore incorporato. Non manca poi un'autocitazione, in questo caso una brevissima inquadratura in cui vengono mostrati i recenti film della Disney in versione animale (e alcuni futuri). Insomma qualcosa di bello e incredibile, anche se Zootropolis in ogni caso non è tra i film più innovativi e originali della Disney. Ma il film è comunque bellissimo, soprattutto nel bilanciarsi benissimo tra mistero, azione, umorismo e sentimentalismo. La città com'è stata ideata e strutturata è divertente e intrigante, divisa in quartieri e sezioni ognuno con un proprio clima atmosferico dedicato alle specie del deserto, a quelle dei ghiacci o agli abitanti delle foreste pluviali, e strappa un sorriso la scena in cui la poliziotta Judy durante un inseguimento s'infila in quella che ha l'aria di essere una Little Italy dei roditori. Proprio per la creazione di un un mondo così diversificato e ben organizzato, forse avremmo addirittura voluto esplorare un po' di più i vari angoli della città con tutte le loro peculiarità piuttosto che passarci distrattamente attraverso per restare serratamente focalizzati sull'indagine.
Ma qualche scelta che non mi è piaciuta comunque c'è, per esempio il momento di abbattimento di Judy, in cui torna alla fattoria dei genitori e scopre un indizio fondamentale per risolvere il caso, scena secondo me troppo breve, e poi, sempre in quel passaggio, la ricomparsa della volpe che aveva ferito Judy da piccola, che si scusa con lei auto-psicanalizzandosi, a mio parere episodio esagerato e fuori luogo. Peccato poi che per la prima volta, penso, non abbiano tradotto le canzoni, sia il tema conduttore del film cantato da Shakira, sia gli spezzoni di brani ascoltati dalla protagonista alla radio nel suo appartamento, difficili da comprendere per i più piccoli o per chi non mastica l'inglese. Un'altra pecca è la divisione così semplicista tra prede e predatori e la pochezza di razze che vengono effettivamente presentate, infatti sembra strano ma vengono esclusi tanti animali che sono sia prede che predatori, a prescindere dall'aspetto (un serpente caccia un topolino e a sua volta può essere cacciato da un rapace, un uccellino mangia gli insetti e a sua volta può essere divorato), è quindi un pelo nell'uovo però non troppo sottile, dato che anche un bambino può notarlo, dal momento che la catena alimentare viene insegnata alle elementari. In ogni caso, i personaggi sono gradevoli, per quanto nessuno di loro s'innalza al di sopra degli altri per qualcosa di unico e per quanto alcuni sono abbastanza stereotipati come caratterizzazione del personaggio, come anche situazioni prevedibili o già viste (il protagonista e la sua spalla cadono nell'incomprensione, ma sappiamo si riconcilieranno, o l'inganno finale, nella scena del museo di storia naturale, abbastanza scontato). Insomma Zootropolis non è proprio un concentrato di originalità, anche per molti altri lati, ma ci sono anche elementi assolutamente godibili e divertenti e su alcune banalità (come i personaggi) ci si può anche passare sopra perché non sono tali da risultare irritanti.
Ma ciò che veramente regge il film credo sia il concetto di fondo, la discussione sul razzismo, sulla diversità, ma non solo, il concetto cosiddetto di "civiltà" e di "evoluzione", non solo biologica ma anche morale, e l'uso politico che se ne fa per controllare le masse. Forse se la critica fosse stata meno sottile avrebbe bilanciato i vari aspetti troppo scontati del film, ma resta comunque un messaggio positivo soprattutto per un bambino (e non solo), perché non si accontenta di essere moralista o di dare giudizi a priori, si basa su dei fatti attuali e quotidiani e respira il clima di diffidenza che sta attraversando la società e che anche i più giovani possono percepire, capire e interpretare. "La vita è più complicata di una frase ad effetto" dice Judy (anche se.. non è una frase ad effetto questa?). Ma questo in ogni caso, è un lungometraggio le cui perle si trovano nei dettagli, sia grafici che di sceneggiatura, poiché comunque la trama (come puntualmente già ripetuto) non è certamente tra le più originali che esistano. Dal canto suo però (come anche è stato più volte detto) non si presenta mai banale ed è sviluppata da buoni personaggi, sia primari che di contorno, e avanza qualche colpo di scena interessante. Comunque buono il cast del doppiaggio italiano, nonostante siano presenti diversi nomi cinematograficamente discutibili. In conclusione, un film non perfetto ma davvero riuscito (Byron Howard e Rich Moore firmano un prodotto visivamente meraviglioso), che mostra come la Disney sappia affrontare senza problemi temi attuali, creando personaggi perfettamente sfaccettati ed elogiando ancora una volta, com'è giusto che sia, l'amicizia e la diversità. In definitiva quindi una vera rivelazione, non solo un'ottima opera d'intrattenimento ma anche un lungometraggio concettualmente molto intelligente, movente di acute riflessioni verso la nostra società contemporanea. Società dove, come a Zootropolis, ognuno può essere ciò che vuole, un luogo ove la convivenza, seppur ricercata continuamente, non sarà mai del tutto possibile. Ma non dobbiamo cedere alla paura, bisogna essere speranzosi sempre, ce lo dicono i nostri piccoli, straordinari amici antropomorfi. Voto: 7,5