sabato 2 marzo 2019

Reversal: La fuga è solo l'inizio (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2017 Qui - Rape and Revenge classico eppur atipico, Reversal (film thriller-horror del 2015), comincia dove molti altri film del genere finiscono, è questa la vera grande intuizione del film, incentrato sulla vendetta di una vittima, ai danni del suo carceriere. A tutti gli amanti del cinema di genere infatti la premessa concettuale di Reversal: la fuga è solo l'inizio sicuramente accende la curiosità, d'altronde un film che si propone di innovare un filone tanto prolifico come quello dei revenge movies facendo del momento, che di solito segna la svolta narrativa e la parte principe dei canovacci legati al genere, il proprio prologo è di sicuro interesse per chi apprezza certi generi di cinema. Legata, affamata, stuprata e prigioniera una ragazza (la bella Tina Ivlev) è stesa in uno scantinato, quando il suo carnefice le porta da mangiare sfrutta un momento di distrazione e lo tramortisce riuscendo a liberarsi. Si ritrova di colpo da sola in una casa che non conosce e in mezzo al niente, in poco scopre di non essere l'unica, altrove ci sono altre ragazze nella sua condizione e nonostante desideri solo fuggire si fa forza, prende prigioniero l'uomo che l'ha imprigionata e lo costringe a portarla a liberare le altre per tutta la notte. Di casa in casa, di prigione in prigione, scoprirà che la situazione è molto peggiore di quello che avesse immaginato. La trama perciò è piuttosto semplice, la regia di un regista a me sconosciuto fino ad ora (José Manuel Cravioto) piuttosto discreta, le scene 'action' forse un po' troppo confusionarie mentre il montaggio è la parte più interessante e dinamica. Il problema però sono proprio i presupposti narrativi, difatti spesso non torna un cavolo, ovvero le azioni della protagonista non hanno senso, anche se il film si lascia vedere anche facilmente dato che di horror ce né ben poco, ma in ogni caso il thriller funziona.
Poiché pur non evitando del tutto le insidiose trappole del genere, il film ha i suoi momenti bastardi ed efficaci, vere perle di cattiveria pura in un altrimenti rodato panorama di tensione. Più ci avviciniamo al finale (finale tutto da gustare, nero come la notte e impietoso come la vita) la discesa negli inferi della nostra protagonista si fa totale, calandola anima e corpo in un luogo altro, privo di luce, speranza e pietà umana. Un vero e proprio climax, che culmina nella bellissima sequenza a rallentatore, che segue la visita alla fatidica ultima casa, tassello finale di una verità probabilmente prevedibile, eppur necessaria, che chiude per sempre la porta alla sanità mentale, facendo sprofondare la nostra protagonista, nei neri labirinti della pazzia. La vendetta che diventa catarsi ed epifania di un cambiamento morale e radicale dell'essere, trasformando nell'ultima allucinante ed inaspettata inquadratura, la vittima in carnefice. Comunque nonostante tutto il buono e l'originalità della pellicola, poco in Reversal ha davvero tanta sostanza. Perché in ogni caso pur salvando anche una buona fotografia che mescola bene i colori, sotto tutti gli altri campi ci troviamo di fronte a qualcosa di molto meno, anche se sufficiente. Tutto un po' approssimato, lacunoso, incomprensibile, forzato, prevedibile, ma, anche senza un'ottima creazione né di tensione né empatia, è un film intrigante, spiazzante e coinvolgente. Di sicuro però non un film solidissimo, anzi, per alcuni potrebbe anche essere deludente, ma a me è piaciuto tanto, perché Reversal (nuovo, fresco e originale) è un piccolo film da tenere d'occhio, un più che sufficiente tentativo di riflettere sulla cupa natura dell'uomo, essere sempre meno umano, men che mai divino. Voto: 6,5