giovedì 28 febbraio 2019

Zona d'ombra (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2017 Qui - Il lungometraggio drammatico Zona d'ombra (Concussion), film del 2015 scritto e diretto da Peter Landesman, con protagonista Will Smith, narra la vera storia del patologo nigeriano dottor Bennet Omalu, che sfidò la fortissima e potentissima NFL, dimostrando scientificamente che il football americano, soprattutto a causa dei violentissimi impatti, tipici di questo sport, danneggia irreversibilmente il cervello, provocando L'encefalopatia traumatica cronica (CTE). Alla luce di questo drammatico racconto di cronaca autentica, che sembra avere apparentemente però un lieto fine, ci si aspetterebbe che questa disciplina sportiva sia stata abolita o quantomeno ridimensionata. Purtroppo per quello che si vede e si sente, in America perlomeno, è una pratica ancora popolarissima e i rimedi che sarebbero stati adottati sono banalissimi palliativi. D'altronde queste battaglie legali, ingaggiate da volenterosi e tenaci cittadini dotati di grande senso civico e  moralità, contro le fortissime lobby, tipo quella del tabacco sono durissime, si pensi a quali studi legali si possono affidare, con i mezzi economici che si possono permettere e dunque destinate il più delle volte al fallimento. Ogni tanto qualcuno riesce ad ottenere un iperbolico indennizzo, ma le cose sostanzialmente non cambiano.
Quello che cambia è invece il film, che regge bene finché si tratta di mettere gradualmente le carte sul tavolo, ma proprio quando diventa qualcosa di più di un thriller sembra perdere di incisività, e anche di verosimiglianza. La sceneggiatura prende lo spunto da un'inchiesta giornalistica, ma dov'è il famoso giornalismo d'inchiesta americano se Bennet si trova completamente solo a combattere contro il Moloch del football? Sembra una soluzione un po' troppo semplicistica per mantenere alto il livello di tensione, che invece cade a precipizio, salvo un tentativo di recupero in extremis, col discorso finale di Bennet. Bravo comunque Will Smith, credibilissimo a dimostrare, se ce ne fosse ancora  bisogno, che è un attore a tutto tondo, che riesce a passare da ruoli brillanti a drammatici con grande disinvoltura. E bravo Alec Baldwin (che interpreta un ex medico sportivo), che con l'età ha acquisito una carica umana insospettabile quand'era più giovane, più bello e più magro. In ogni caso nonostante la poca incisività, il non grandissimo livello di coinvolgimento è un film molto interessante e tanto importante anche in chiave scientifica, e anche se si fa vedere e poi non tanto ricordare, merita di essere visto almeno, e forse solamente, una volta. Voto: 6,5