martedì 26 febbraio 2019

Killing Reagan (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/02/2017 Qui - Basato sul libro di Bill O'Reilly, il film tv Killing Reagan, andato in onda sul canale National Geographic il 17 gennaio 2017, racconta i momenti antecedenti e successivi all'attentato a Ronald Reagan, avvenuto a Washington il 30 marzo 1981. Docu-drama che quindi offre un'attenta rappresentazione delle conseguenze scaturite dal tentato assassinio del quarantesimo presidente degli Stati Uniti d'America ad opera di John Hinckley. Per cui, la trama percorre due linee narrative, da un lato ci mostra le dinamiche familiari degli Hinckley e il suo difficile rapporto con i genitori, soffermandosi sulla personalità dell'attentatore, un ragazzo inquieto in balia delle sue ossessioni (per la celebre attrice Jodie Foster, sì avete capito bene, e la sua folle ricerca di popolarità), dall'altro ci propone il percorso che porta Reagan alla Casa Bianca, (delineando anche un quadro politico dell'epoca), e in particolare, il suo rapporto con la moglie Nancy. In numerose scene il film tv infatti rivela la forza e l'importanza del rapporto tra Ronald Reagan e la first lady Nancy, la quale svolge un fondamentale ruolo di supporto per il presidente. E sembra quasi ironico che il ruolo sia stato affidato a Cynthia Nixon, un'attrice che è diventata famosa nel mondo grazie al ruolo della cinica e sicuramente non romantica (almeno inizialmente) avvocato di Sex & the City. Anche se va riconosciuto invece che la scelta è stata azzeccata non solo sul piano fisiognomico ma anche su quello della resa della personalità di una donna dedita totalmente al successo del marito ma anche capace di imporgli alcune sue scelte non sempre ortodosse. Ovviamente lo stile narrativo del film tv è idoneo a creare nello spettatore un'atmosfera tensiva che raggiunge il suo apice il 30 marzo 1981, giorno dell'attentato. Ma è dopo che tutto cambia, la vivacità del racconto successiva alla scena dell'attentato difatti evoca il clima di confusione e incertezza che sconvolge i protagonisti e influenza la situazione politica.
Le ripercussioni dell'evento affrontate da vari punti di vista, accreditano infatti l'idea che Reagan non si sia davvero più ripreso da quell'evento e che Nancy ne fosse consapevole ed agisse di conseguenza per proteggerlo. Una tesi che però è solo accennata nella fase finale della ricostruzione televisiva targata National Geographic, che mostra sì il lento recupero del Presidente Reagan e l'atteggiamento della sua consorte Nancy, ma non calca molto la mano su questo aspetto in particolare, quanto sul rapporto tra i due che viene seguito sin dalle prime battute del film, parallelamente alle ultime fasi della campagna elettorale che lo vedeva contrapposto a Jimmy Carter. Una fase mostrata per necessità in modo frettoloso e poco approfondito, ma che funziona grazie all'interpretazione dei due protagonisti, entrambi candidati ai Critic's ChoiceTim Matheson (famosissimo attore e regista statunitense, Bonanza) e Cynthia Nixon. È invece Kyle S. More (attore prevalentemente comico) ad impersonare John Hinckley, dando al ragazzo la giusta dose di follia nel mettere in scena la crescente ossessione per Jodie Foster, dall'abbandono del posto di lavoro, il rifiuto di entrare in terapia e i reiterati tentativi di mettersi in contatto con lei ed incontrarla. Un'ossessione che sfocia nella decisione di compiere un atto estremo, per attirare l'attenzione dell'attrice che ovviamente svierà. Quella che però è ancor più interessante è la caratterizzazione del Segretario di Stato Alexander Haig (interpretato da Patrick St. Esprit) che, rispettando ciò che realmente accadde in quei giorni, ne fa il 'bad guy' della situazione, quasi più pericoloso, nella sua smania di controllo, del disagiato psichico Hinckley. C'è un però, se la ricostruzione dell'atto e quindi tutto il segmento centrale del film è efficace, la prima e l'ultima parte di Killing Reagan risentono della necessità di raccontare tanto nei tempi limitati di un unico TV movie, soffrendo quindi di una certa superficialità e frammentarietà nel coprire i mesi narrati dallo script di Eric Simonson. Ma, pur con questi limiti, il film di Rod Lurie risulta una modo interessante di ripercorrere quel drammatico evento e vedere due buoni interpreti al servizio di una coppia fondamentale della storia politica e sociale americana. Da vedere. Voto: 6,5