lunedì 18 febbraio 2019

Krampus (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2016 Qui - Per entrare in clima natalizio (anche se in questo caso non proprio festivo o felice) e finalmente vedere un film di cui molti hanno già avuto l'onore di recensire, anche positivamente (paradossalmente in estate), ho deciso di recuperarlo, anche perché proprio in questi giorni nel nord Italia, anzi, propriamente stasera (almeno credo) con l'arrivo di San Niccolò, ci sarà la sfilata dei Krampus, di cui questo film si ispira, esseri mistici e favola nera di cui già ne avevo sentito parlare e visto nel discreto thriller tutto italiano In fondo al bosco, infatti proprio durante questa festa un bambino sparirà, ma questa è un'altra storia. Intanto concentriamoci su Krampus: Natale non è sempre Natale (Krampus), film del 2015 diretto da Michael Dougherty, qui anche sceneggiatore e produttore, conosciuto soprattutto per la stesura dello script di X-Men 2 (2003) e di X-Men: Apocalisse (2016). Un film che è una discreta commedia-horror che affonda le sue radici nelle antiche tradizioni folkloristiche europee, riportando in auge la figura del Krampus (bestia cornuta che cattura i bambini disobbedienti per il Natale), demone che secondo la leggenda accompagna l'arrivo di San Nicholas. Infatti basandosi su questa leggendaria creatura, la pellicola racconta di un giovanissimo ragazzino Max (sensibile e riflessivo), che decidendo decide di voltare completamente le spalle a Babbo Natale (strappando la letterina e gettandola dalla finestra), dopo alcuni screzi con la sua maldestra famiglia, scatena l'ira del Krampus, un antico e oscuro demone malvagio che attacca i miscredenti. Da quel momento il cielo diventa cupo portando il gelo e lo sconforto, e la mattina seguente la casa si ritrova sommersa in una bufera. Non solo, perché bloccati all'interno della loro casa, si ritroveranno accerchiati dai simboli del Natale (gli aiutanti del demone) che cominciano ad animarsi e ad attaccare i componenti della famiglia di Max. A questo si aggiunge il demone in persona, che non darà tregua ai componenti della famiglia, famiglia che per sopravvivere e non essere presi dalla forza demoniaca, sarà costretta ad aiutarsi vicendevolmente. L'unico antidoto infatti è comportarsi bene e aiutarsi l'un l'altro, così facendo decidono di essere solidali tra loro per tentare di sopravvivere a questo inferno. È sufficiente questo incipit di Krampus per rassicurarci sulle capacità del suo regista Michael Dougherty, gli anni passati dall'ottimo La Vendetta di Halloween non gli hanno tolto affatto smalto, dato che sa ancora come essere feroce con una carezza e spietato con delicatezza e stile, tirando pugni nel classico guanto di velluto. Difatti dopo aver sfornato uno dei migliori film di Halloween di sempre, ha saputo ora produrre un ottimo horror che si inserisce in posizioni molto alte sia nel cinema natalizio che nei film di fiaba e folklore. Fiaba che con la direzione della fotografia (ottima e inquietante) di Jules O'Loughlin, le scenografie (agghiaccianti e spaventose) di Jules Cook, i costumi (discreti, credibili ed efficaci) di Bob Buck e le musiche (azzeccatissime) composte da Douglas Pipes, rappresenta in chiave umoristica come il Krampus faccia parte della quotidianità, presentando personaggi realistici e facilmente riconoscibili.
La famiglia del piccolo Max è infatti il simbolo di tutto ciò che c'è di sbagliato nel modo in cui si celebra il Natale, contrassegnato oramai dall'ossessione al regalo, dall'eccessiva pressione affinché tutto sia perfetto e dalla frenesia delle vacanze (la fantastica clip iniziale riassume il tutto in pieno). Proprio all'inizio ci si accorge però di una cosa, che si protrarrà fino alla fine, ovvero che, per chi volesse apprestarsi a vedere il film, qui infatti non parlo di un horror, o almeno, non un horror "adulto", che un amante del genere al di sopra dei dodici anni potrebbe trovare pauroso. Krampus è piuttosto un fantasy con elementi dark, o ancora meglio una fiaba nera che guarda agli esempi originari del genere, magari provvista di morale, ma senza consolazione, pervasa da elementi grotteschi e macabri, e mai conciliante. I vari attacchi del Krampus e delle terrorizzanti creature che lo aiutano, così come le diverse situazioni da commedia infatti, ricordano titoli come Gremlins, poiché è subito a Joe Dante che viene di pensare, coi suoi horror dagli elementi fantasy e avventurosi, critici e cattivi, ironici e a tratti grotteschi. Solo che Dougherty non possiede il suo genio, e per quanto la sua abbuffata di distruzione, deliri natalizi deturpati e critica evidente sia gradevolissima, e il regista abbia azzeccato il poco conciliante finale, "Krampus" rimane un po' troppo corretto e non sufficientemente dissacrante per diventare un cult. Tuttavia, almeno personalmente, assolutamente godibile, divertente, e maligno a sufficienza. Il regista comunque dimostra le sue capacità in altri settori, dato che lui ama i film corali ed è un regista d'attori, attento alle prove e in grado di regalare a tutti, a turno, adeguato spot da protagonista. Krampus: Natale non è sempre Natale è infatti per larga parte commedia, una commedia che pur sapendo inquietare e perturbare a dovere, con qualche picco di cattiveria inaspettata, si serve di attori che sappiano ridere e far ridere (anche se in questi tipi di film le performance degli attori non sono tanto incisive sul lavoro finale quindi non aspettatevi grandi interpretazioni). E chi meglio di David Koechner (Ghost moviePiranha 3DD), noto per le parti in molte commedie demenziali, per la parte dello zio Howard. Per non parlare di Conchata Farrell (la politicamente scorretta zia Dorothy), habitué della risata (la scoppiettante Berta di Due uomini e mezzo), o Allison Tolman (The Gift), capace di far sorridere anche solo con il suo vestiario, salvo poi scoprirsi fiera amazzone stronca-mostri. Chiude il quadro la coppia alchemica formata da un Adam Scott (Piranha 3DI sogni segreti di Walter Mitty) in ascesa e una Toni Collette (Il Sesto Senso, In Her Shoes: Se fossi lei, Little Miss Sunshine, C'era una volta un'estate) di una spanna più brava di tutti, anche se le sue capacità non son certo un mistero, recita molto bene solo con gli occhi.
In ogni caso tutto nella pellicola è classico, interni, musica, tempistica, accelerazione graduale del ritmo, costumi, ma non è questione di nostalgia quanto di stile e dna. Il Krampus però impiega ventiquattro minuti per farsi vedere, poco e da lontano, e tornerà in pratica solo nel finale, eppure non possiamo certo farne una colpa ai protagonisti umani, che si impegnano con cura e costanza nell'evocarlo, automobili che passano sopra a decorazioni, disprezzo per le tradizioni, derisione verso chi scrive a Santa Claus e, a rinforzo, lettere stracciate e proclami d'odio, alberi e Babbi Natale incendiati, clima che non è mai cordiale, figurarsi gioioso, ometti di marzapane accoltellati, raramente troviamo gioia e amore. Neanche nell'attesa di arrivare quarantacinquesimo minuto con l'arrivo dei vari 'aiutanti' del Krampus, da qui difatti il film muta pelle, cambia marcia e raddoppia i giocatori e non ci si ferma più, con la musica a rafforzare e sottolineare i vari attacchi o cullare gli interludi. A tal proposito film corale significa proprio avere parecchia gente in grado di condire e rendere interessanti anche i momenti di raccordo, moltiplicare gli inneschi narrativi e, quando serve (e serve sempre) fornire carne da cannone. Allo stesso modo, dissacrare e ammodernare il mito folkloristico del Krampus, dotandolo di un gruppo di servitori, serve a moltiplicare occasioni e tipologie di attacco. Attacco che viene inizialmente interrotto con un gran (bellissimo) flashback in cartoni animati, per poi riprendere mostrando la mostra di mostri che apre le porte ai visitatori della ansiogena soffitta verso il giro di boa dell'ora. Un teddy bear zannuto e vorace, un azzeccato clown-larva che si nutre di bambini, un inesorabile robot killer, deliranti orsetti biscotto che maneggiano sparachiodi (una delle scene più belle e divertenti), giochi regalo che si trasformano in incubi, musichette d'atmosfera che mutano in motivetti inquietanti, folletti con mascheroni grotteschi (sia ringraziato il cielo per un uso non smodato della grafica computerizzata), un pericoloso e weird pennuto, e infine il vero e tardivo protagonista dell'opera corale (realizzato magnificamente), che giunge al minuto settantasette e da allora non c'è più spazio per nessuno, un babbo natale cornuto dai piedi caprini e una lingua viscida che tiene nel sacco anima come doni, praticamente un mostro. In conclusione perciò questi tipi di film devono intrattenere e divertire ed avere quella giusta dose di tensione giusto un pizzico, in questo caso lo fa bene anche se in modo un po' discontinuo ma non gravoso al fine, il finale poi è buono, insomma se volete passare un pomeriggio o una serata piacevole e divertente soprattutto in compagnia questo film è da guardare, peccato solo che al Krampus gli venga troppo poco spazio nel film essendo basato su di lui, in altre pellicole si vede meglio, comunque tutto sommato accettabile, come la pellicola, interessante, discreta e divertente nonché minimamente spaventosa. Voto: 7+