mercoledì 6 marzo 2019

Good People (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/02/2017 Qui - Con Omar Sy, per una volta in un ruolo non comico (ma che lascia più di un dubbio), e con diversi volti noti nel cast, protagonisti a parte, Good People, film del 2014 diretto da Henrik Ruben Genz, attira facilmente l'attenzione di quella parte di pubblico costantemente famelico di buon cinema ma riesce ad infrangere ogni aspettativa in poco più di una decina di minuti. La recitazione dei due attori principali (James Franco e Kate Hudson) è infatti piatta quanto una tavola e il loro coinvolgimento è pari a quello di una coppia intenta a fare la spesa al supermercato. A ciò si aggiunge una storia popolata da inverosimili colpi di fortuna che rendono la visione incline a frequenti distrazioni. La storia di una giovane e indebitata coppia che si impossessa di una valigetta di soldi appartenente a un criminale a cui avevano affittato una stanza. I due però si ritroveranno presto invischiati in un pericoloso regolamento di colpi. Allora, a parte il dispiacere che si prova quando davanti a un più che discreto cast si assiste a uno spettacolo del genere, è proprio questo thriller il genere di pellicola che non riesce davvero ad essere credibile. Insomma due persone comuni alle prese con un dilemma morale (e fin qui tutto bene, più o meno, dato che quale fosse la morale è un tasto dolente, le possibilità potrebbero essere infatti molte e tutte troppo banali per essere prese in considerazione, qualcosa tipo, anche i buoni possono usare le maniere forti, il fine giustifica i mezzi, mai sottovalutare le brave persone sull'orlo di una crisi di nervi, la mia) che poi si trasformano riuscendo a sopravvivere agli assalti di vari gruppi di malviventi. La risoluzione finale e l'ultima sequenza poi fanno letteralmente ridere in quanto a credibilità e resa. Eppure l'opera ha saputo giocare bene le proprie carte, perché Good People si basa su un romanzo di Marcus Sakey ed è stato adattato da Kelly Masterson (lo sceneggiatore di Onora il Padre e la Madre di Sidney Lumet), aveva quindi i presupposti per non deludere.
Ma benché fosse lecito attendersi dell'intrattenimento di qualità, il thriller soffre di stanchezza cronica e, nella seconda parte, snocciola una serie di sequenze prevedibili, per nulla convincenti. Dietro la macchina da presa infatti c'è un regista danese di fama non planetaria la cui carriera annovera solo tante serie tv. Un passato che rende comprensibile (ma non giustificabile) la poca chimica tra i protagonisti, la distanza siderale che divide noi da loro e l'assenza di un inchino al noir, seppur già visto. La coppia Franco-Hudson per esempio poteva essere potenzialmente esplosiva ma la pellicola non sfrutta né la poliedricità del primo né la simpatia della seconda. Tanto che, sorprende anche un po' che un attore attento a scegliersi i ruoli (oltre che a dirigere) come James Franco si sia fatto coinvolgere in pratica in un deja vu insieme a una partner anch'essa con una importante carriera alle spalle come Kate Hudson. Ma se Tom Wilkinson si carica sulle spalle il ruolo dolente di un investigatore di Scotland Yard che ha subito una perdita in ambito familiare causata da coloro che stanno dando la caccia alla coppia, è la presenza di Omar Sy che, come detto in precedenza, lascia ancor più dubbiosi, vedere, anzi, fidatevi, meglio non vedere per credere. Chi frequenta i thriller non ha molto da scoprire di nuovo quindi, la trama è debole e già vista. Chi invece frequentasse il genere solo occasionalmente potrà trovare in questo film una discreta tensione che perde però di credibilità nelle ultime fasi in cui la sceneggiatura si dà un gran da fare per sistemare le cose, ma senza riuscirci. Perché nonostante le buone location (una addirittura in stile Mamma ho perso l'aereo, anche per quanto riguarda il 'piano' difensivo) e il discreto ritmo nonché tensione, purtroppo la versione italiana è distrutta da uno dei peggiori doppiaggi mai sentiti (ai due protagonisti è data una improbabile voce da teenager). Tutti motivi per cui mi sento di considerare Good People un film innocuo ma dimenticabile e di consigliarlo (in versione originale, eventualmente sottotitolata) solo a coloro in vena di una serata sul divano senza far fatica a seguire la trama di ciò che scorre sullo schermo. Perché non basta il fondoschiena nudo (seppur sodo e snello) della Hudson a risollevare una pellicola scialba e mediocre, in cui l'unico pregio è che dura poco. Voto: 5