Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2016 Qui - Matrimonio al Sud, film del 2015 di Paolo Costella, è probabilmente il film più stereotipato del cinema italiano, perché ancora una volta come se nulla fosse, come se non ne abbiamo visto già abbastanza di film di questo tipo, ci propina nuovamente (e ancora più assurdamente) la guerra territoriale tra Nord e Sud, stavolta senza un minimo di logica e buon senso. Come le ormai arcaiche convinzioni di un 'cumenda' milanese (un sempre più in basso Massimo Boldi) proprietario di una ditta di salumi che odia i "terroni". Al contrario un pizzaiolo (chi sennò Biagio Izzo) che abita nel paesino campano di San Valentino a Mare (che non esiste, anzi, il paese è chiaramente Polignano a Mare in Puglia, ma nessuno dice niente) pensa che al nord siano tutti "polentoni". Peccato e fortunatamente che i rispettivi figli, il milanese Teo e la campana (arridaje) Sofia, si incontrino in un'università di Trento e decidano di sposarsi. E poiché "il matrimonio più meridionale dei matrimoni meridionali" verrà ovviamente celebrato al sud, i Colombo si trasferiscono in "terronia" e iniziano una schermaglia con i Caprioli che proseguirà per tutta la durata dei preparativi. In Matrimonio al Sud, farsa vecchio stile incentrata su tutti gli stereotipi e pregiudizi possibili e immaginabili, oltre alla mancanza di originalità, c'è anche tanto cattivo gusto (e sponsorizzazioni selvagge al seguito).
Film perciò retrogrado, involontariamente o volontariamente macchiettistico e quindi da evitare come la peste. La trama è di una banalità sconcertante e la narrazione procede forzata, priva di alcuna verve, difficile poi trovare una gag che funzioni, o una che sia un briciolo originale. Infatti non manca niente delle solite cretinate, le gag (inflazionate) di Massimo Boldi, le corna incrociate, la coppia (scoppia) comica maschile, il duetto delle mogli (Debora Villa "polentona" e Barbara Tabita "terrona"), i battibecchi dei figli (gli unici minimamente credibili), il siparietto omosex, la strappona scosciata. Come se non bastasse, ecco l'amico romanaccio e romanista (Enzo Salvi chi altri?), la coppia di ciociari in cerca di sistemazione permanente (Gabriele Cirilli e Loredana De Nardis), la speculare coppia "nordista" gretta e greve (Gisella Donadoni e chi altri sennò Ugo Conti), più Paolo Conticini nei panni di un conduttore televisivo sciupa-femmine col pallino delle milf. C'è persino Peppe Barra nel ruolo di un prete cieco con tanto di assistente tonto e pure sordo. Insomma il peggio del peggio perché a tutto questo dispiego di nomi e caratteri (comunque alcuni interessanti) non corrisponde una trama sufficientemente comica o coinvolgente, le battute sono antiche, le gag già viste, le interazioni fra i personaggi prive di qualsiasi verità di fondo. Ma purtroppo finché non si rompe lo stampino, di queste deleterie cavolate saremo costretti a vederne ancora per molto. Poveri noi. Voto: 3,5
Film perciò retrogrado, involontariamente o volontariamente macchiettistico e quindi da evitare come la peste. La trama è di una banalità sconcertante e la narrazione procede forzata, priva di alcuna verve, difficile poi trovare una gag che funzioni, o una che sia un briciolo originale. Infatti non manca niente delle solite cretinate, le gag (inflazionate) di Massimo Boldi, le corna incrociate, la coppia (scoppia) comica maschile, il duetto delle mogli (Debora Villa "polentona" e Barbara Tabita "terrona"), i battibecchi dei figli (gli unici minimamente credibili), il siparietto omosex, la strappona scosciata. Come se non bastasse, ecco l'amico romanaccio e romanista (Enzo Salvi chi altri?), la coppia di ciociari in cerca di sistemazione permanente (Gabriele Cirilli e Loredana De Nardis), la speculare coppia "nordista" gretta e greve (Gisella Donadoni e chi altri sennò Ugo Conti), più Paolo Conticini nei panni di un conduttore televisivo sciupa-femmine col pallino delle milf. C'è persino Peppe Barra nel ruolo di un prete cieco con tanto di assistente tonto e pure sordo. Insomma il peggio del peggio perché a tutto questo dispiego di nomi e caratteri (comunque alcuni interessanti) non corrisponde una trama sufficientemente comica o coinvolgente, le battute sono antiche, le gag già viste, le interazioni fra i personaggi prive di qualsiasi verità di fondo. Ma purtroppo finché non si rompe lo stampino, di queste deleterie cavolate saremo costretti a vederne ancora per molto. Poveri noi. Voto: 3,5
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