sabato 2 marzo 2019

Il Grande Quaderno (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/02/2017 Qui - Tratto dal romanzo di Agota Kristoff  "La Trilogia della città di K", Il Grande Quaderno (A nagy füzet, 2013) di Janos Szasz si rivela essere una pellicola estremamente dura in quanto presenta un mondo ed un'umanità spietata, o resa ancor più tale dalla guerra, che non risparmia niente e nessuno, nemmeno i due giovani fratelli del film a cui, come a tanti altri della loro età, essa ha strappato violentemente e per sempre l'innocenze e l'infanzia. Se difatti i conflitti bellici solitamente inducono a crescere in fretta ed inaspriscono profondamente gli animi degli esseri umani, questo film ne costituisce la conferma più esemplare. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in Ungheria, due fratelli gemelli adolescenti vengono mandati dai propri genitori, al fine di trovarsi più sicuri, in campagna presso la fattoria della nonna materna. Questa è una dura contadina, che ha interrotto da lungo tempo ogni rapporto con la figlia e con tutti gli individui in generale, vivendo isolata, appunto, in campagna e pertanto non accoglie bene i due giovani. Anzi, dimostrandosi palesemente ostile e contraria alla loro permanenza presso la propria fattoria, costringe i ragazzi a lavorare la terra duramente e li punisce di continuo, anche in maniera piuttosto violenta. I due fratelli, in seguito anche a una svariata serie di avvenimenti, intuiscono sin dall'inizio che per sopravvivere a tale clima ostile e difficile devono imparare a fortificarsi l'animo in modo tale da non provare, o sopportare al meglio, qualsiasi tipo di sofferenza e dolore. Nel corso del tempo e della guerra ovviamente la situazione precipita e una serie di lutti sconvolge la loro esistenza, orrori e violenze di ogni tipo, crudeltà, meschinerie e miserie costellano l'esistenza dei due gemelli che riportano fedelmente tutto su di un grosso quaderno donato loro dal padre, sino alla fine della guerra, quando essi prenderanno una decisione, sempre dolorosa, al fine sempre di uscirne indenni, o quasi.
Il Grande Quaderno è un grande gelido film (in tutti i sensi) che descrive lo scivolamento verso la violenza, la follia perenne del nazismo. L'ambientazione infatti, caratterizzata da una povertà e desolazione estreme che viene qui descritta, serve a sottolineare marcatamente la negatività totale e l'assurdità dei conflitti bellici in sé e se le condizioni di belligeranza in generale producono effetti negativi e sono deleteri per tutti, e in questa pellicola la situazione sembra essere ancora più esasperata e cruenta che altrove. Insomma, la negazione più totale di una qualche speranza o rinascita. Anche se in verità, il racconto di formazione con la guerra e la persecuzione nazista è usato solo come sfondo nel film. Film che, ha un ottimo spunto, ma tende a indirizzarlo verso una direzione piuttosto scontata che appiattisce gli elementi narrativamente più liberi e forti. Film anche un po' difficile da collocare, la guerra c'è ma non si vede, la persecuzione ebrea c'è, ma solo di striscio e in fondo anche i due protagonisti non sono poi tanto simpatici da parteggiare per loro (in alcuni momenti sono crudeli quanto la nonna). Decisamente modesta la regia, anche se il gran pregio di questo film, risiede, al di là della trama in sé, proprio in tutta l'atmosfera tragica e violenta e di desolazione che il regista Szasz è riuscito a realizzare e consegnare spietatamente e senza mezzi termini od alcuna forma di edulcorazione allo spettatore, inducendolo a riflettere e colpendolo nel più profondo. I due ragazzi invece, realmente fratelli gemelli, che interpretano i protagonisti, danno una prova di recitazione veramente efficace e toccante, puntando il proprio sdegno ed il proprio dolore sullo sguardo e sulle espressioni varie dei loro volti. Molto efficace e ripugnante risulta anche l'attrice che interpreta la nonna, dura nel volto dietro il quale però si cela, assai bene occultata, un'immensa sofferenza proveniente non solo dalla guerra ma da tutta un'esistenza costellata da dolori e brutti avvenimenti. Insomma Il Grande Quaderno si può vedere comodamente, anche se qua e la emergono situazioni non molto originali, sprazzi di violenza e il regista sorvola comodamente sugli abusi sessuali subiti dai ragazzi, rendendo il film come una favola per tutti. Film che in ogni caso, come interesse di cinema che è poi per me l'unica cosa che conta, l'ho trovato scialbo e monotono, con inquadrature dei ragazzi banalmente illustrative, o altre "drammatiche" tenute oltre il loro limite per renderle enfaticamente retoriche mentre risultano solo noiose. Sufficiente a stento. Voto: 6