sabato 23 febbraio 2019

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2017 Qui - Il terzo episodio della saga, Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (The Hunger Games: Mockingjay - Part 1), film del 2014 nuovamente diretto da Francis Lawrence, nonostante le premesse è davvero poca cosa, perché seppur piacevole non è all'altezza addirittura dei primi due (qui il secondo), due orette in cui (troppo) poco accade, due ore inevitabilmente vuote poiché sembra abbastanza palese che sia solo una sorta di trailer promozionale allungato per quello che verrà (che s'immagina dia fuoco alla rivolta e a un minimo di spettacolo accettabile, finalmente). La trama infatti scorre lenta quasi senza colpi di scena o cambi di ritmo, anche se finalmente ci stacchiamo un po' dalla ripetitiva e macchinosa riproposizione delle suggestioni dei "giochi" dell'arena, e guardiamo un po' cosa c'è fuori, e cosa ne è stato e ne sarà degli abitanti più umili e indifesi dopo e durante le aberrazioni perpetuate dalla dispotica Capitol City, sotto il comando del presidente Snow, che ha rapito Peeta e vuole solamente uccidere Katniss che nel frattempo è diventata suo malgrado il simbolo (La ghiandaia imitatrice, nome non propriamente d'impatto secondo me..) di una ribellione che ben presto si trasformerà in guerra. Quest'ultimo fatto è però l'unico che riesce nel suo piccolo a offrire qualche piccolo sussulto. Poiché nel tentativo di cambiare strada qualcosa finalmente si muove, cambia e muta, anche se le stesse nuove idee spacciate per originali, sono sempre identiche con situazioni stra-note, come quella delle dinamiche rivoluzionarie, della perdita degli affetti, dello spettacolo che manovra e gestisce il popolo attraverso le sue immagini eloquenti ma fallaci. Ma oltre a questo e qualche movimento di trama interessante non c'è niente, neanche nelle interpretazioni, anche se una nota di merito la merita sia Jennifer Lawrence sempre brava ma costretta a vestire i panni di un personaggio del tutto privo di ironia ancor più che nei precedenti episodi, sia al grande Philip Seymour Hoffman, che seppur nuovamente trascurato e impiegato male riesce a salvarsi. Così come Julianne Moore (che ritroveremo dopo scorrendo la lista di film anche se ugualmente non in un film eccezionale) che riesce a rendere credibile nel particolare il suo personaggio.
Nel resto del cast invece si distinguono i volti di due giovani star, Sam Claflin e Natalie Dormer, non del tutto eccezionali, anzi, però non che non facciano il loro lavoro, ma probabilmente Claflin è il più inespressivo di tutti, mentre il look della Dormer lascia più di un dubbio. Comunque meglio di Josh Hutcherson che qui compare poco e niente, come vuole la trama, e che per quel poco che compare non sa destare la minima emozione, né riesce a cambiare minimamente espressione. Cosa salva dunque Hunger Games: Il canto della rivolta parte 1 nel paragone con il secondo capitolo della saga? Semplice, quello era ancora più disarmante e ridondante, mostruosamente uguale al primo episodio se non per quella diavolo di arena che prima stava ferma e invece lì ruotava. Almeno questo terzo capitolo cambia i toni, estende i claustrofobici "giochi" fuori dall'arena, e si mantiene coerente nella disamina (grossolana e teen-friendly) di ciò che lo spettacolo può voler dire, nel suo lato buono e nel suo lato cattivo (anche se è sempre e solo propaganda). Per il resto il film è un'accozzaglia di luoghi comuni, si parla tanto di lotte fra ricchi e poveri, ma non c'è la men che minima semplificazione di ciò che può essere il significato di lotta di classe o ciò che davvero comporta una rivolta. Solo, e soltanto, la Katniss ansimante che piange per il suo Peeta. Una cosa però sicuramente convince, la colonna sonora, che esplode nuovamente ancora più fragorosa, coinvolgendo ed emozionando. Ma nonostante ciò e il fatto che le due ore di film siano relativamente avvincenti, non ci si riesce a privare di quel senso di aria stantia che circonda l'intera operazione. Non mi rimane quindi che vedere la seconda ed ultima parte per capire se la saga di Hunger Games (forse togliendo il primo) sia da considerare, non solo cinematograficamente bella ma accettabile come metro di paragone in positivo o negativo con altri. Voto: 5,5