Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2017 Qui - Reputo il primo originalissimo e avvincente capitolo il migliore della saga, perché molti erano gli elementi che si distaccavano da altre pellicole ambientate in un futuro distopico post apocalittico, mentre sia nel secondo e nel terzo (diviso in due come ormai abitudine) alcuni di quegli elementi che erano rimasti fuori e che avevano fatto la fortuna del primo, tornano prepotentemente in auge, ovvero la ribellione, i sentimentalismi sempre più marcati, meno azione e la lentezza esasperante, praticamente già visto, già fatto, certo non è del tutto simile a tanti altri, ma la lotta, la guerra, in queste situazioni è il filo conduttore ormai imprescindibile. Ora non che non mi faccia piacere, intendiamoci, ma sta un po' stancando. In ogni caso, Hunger Games: La ragazza di fuoco (The Hunger Games: Catching Fire), film del 2013 diretto da Francis Lawrence, ennesimo adattamento cinematografico di un romanzo di Suzanne Collins, è un discreto e interessante film, ma niente di eccezionale. Accade difatti che in 'Hunger Games: la ragazza di fuoco', il lato sentimentale prende più spazio che nel primo film, e anche se la trama, le scene, i combattimenti e soprattutto la suspense rimangono inalterati, anzi forse addirittura superiori perché le scene nella foresta non sono statiche come nel primo film ma possiedono più azione, non tutto convince, soprattutto perché nella prima parte sembra di assistere ad un lungo déjà-vu. Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) infatti torna a casa sana e salva dopo aver vinto la 74ma edizione degli Hunger Games annuali insieme al tributo Peeta Mellark (Josh Hutcherson), ma dopo e durante aver intrapreso il "tour della vittoria" per i diversi distretti, lei si rende conto che una ribellione sta iniziando a prender corpo, nel frattempo a Capitol City il presidente Snow (Donald Sutherland), incurante della situazione, pensa all'organizzazione dei nuovi Hunger Games, un'edizione (l'ennesima e scioccante) destinata a cambiare Panem per sempre.
In Hunger Games: La ragazza di fuoco bisogna attendere una buona oretta e mezza (dopo che una noia quasi letale e una piattezza insensata regnano incontrastate) per avere un minimo di interesse nelle drammatiche vicende dell'eroina adolescente (la meravigliosa Jennifer Lawrence, l'unico davvero motivo d'interesse di tutta la saga a dire il vero), sempre più ambigua e confusa in ambito amoroso (imprigionata e forzata dalla sceneggiatura), in questa convenzionale pop-distopia, che mai del tutto convince. In questo secondo capitolo della trilogia, poi entrano a pieno titolo il dubbio, la diffidenza, ma anche la voglia di ribellione, di libertà che nel primo episodio era solo accennato mentre invece qui esplode in tutta la sua drammaticità, seppur con meno coinvolgimento. La storia, insomma si amplia, ma non sempre in positivo. Ma quello che in ogni caso da lustro al film è l'azione, è infatti da prediligere il puro lato spettacolare, appunto dell'ultima ora del film, quando si rendono nuovamente 'necessari', (sia nelle strategie della finzione che in quelle della narrazione) gli Hunger Games, un po' di movimento, azione, concitazione, pericoli che si palesano all'improvviso, i noti risaputi giochini/schemini di alleanze tradimenti e svolte, e via, la cosa si può seguire, tutto sommato. Nell'evidente tentativo poi di cercare l'effetto sorpresa ed aprire ovvi varchi per il prosieguo della fortunata saga, nelle battute conclusive si affacciano trame da cospirazione che però certo non spiccano per originalità né sorprendono per nulla, poiché intuibili già da un pezzo, esattamente come per il ruolo del malcapitato Philip Seymour Hoffman (comunque straordinario) sin dalla sua prima apparizione, a cui vengono affidate parole che suonano come una roboante dichiarazione d'intenti, "se si sospende il giudizio morale può essere divertente". Di divertente in realtà c'è ben poco, a meno che non ci si accontenti di comportamenti, acconciature e abbigliamenti stravaganti o di combattimenti e scene d'azione non proprio perfette. Difficile inoltre commuoversi per davvero con gli stantii risvolti sentimentali o indignarsi per le faccende da lotta di classe e atti da dittatura, tutto già visto e vissuto anche con il primo episodio, del quale questo seguito è, in definitiva, una stanca, svogliata proposizione, probabilmente in attesa di scatenare il 'meglio' nelle prossime puntate. Perché in effetti considerando l'opera come preparazione e sviluppo delle pellicole future si riesce a intuire il motivo della ben più lenta nella narrazione rispetto al primo episodio che si differenzia da questo, anche sotto l'aspetto dei protagonisti, difatti se il primo si basa quasi esclusivamente si Katniss e Peeta, in questo secondo episodio prendono più spessore i personaggi di contorno che bene o male, in qualche modo, diventano protagonisti nei singoli ruoli. Riconfermata invece la colonna sonora che, combinata con una fotografia in continuità con il primo episodio, dà una grossa mano a regista ed attori nel creare atmosfere avvolgenti e coinvolgenti, ma non tantissimo. Nonostante ciò però La Ragazza di Fuoco, seppur non perfettamente concludente, fa il suo dovere, intrattiene sufficientemente e infine costruisce le basi e crea attesa, l'attesa che finalmente si concluda. Voto: 6