giovedì 28 febbraio 2019

Son of a Gun (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2017 Qui - Son of a Gun, film del 2014 diretto da Julius Avery, è un insolito action thriller, insolito non solo per il ruolo di Ewan McGregor nei panni di un cattivo (in fondo 'buon cattivo'), quanto per il film stesso, dato che questa pellicola australiana comincia come un prison movie per poi proseguire con il genere crime/heist e poi finire in modo poetico simil drama-romantico. Insolito però non sempre è auspicio di buon risultato, anche se a me è piaciuto, certo non tanto ma discretamente, poiché la storia che il film racconta è alquanto attraente, quella di un giovane ragazzo, JR, che arrestato per un reato minore, si scontra rapidamente con la dura vita carceraria e accetta la protezione offertagli da Brendan Lynch, il nemico pubblico numero uno australiano, che per restituirgli il favore gli chiederà di aiutarlo a fuggire con un'audace fuga. Una volta liberi i due uomini, insieme alla banda di lui, ottengono un lavoro come rapinatori da un potente boss, ma la missione è molto pericolosa e una serie di eventi ne aumenterà i rischi. E quando le cose inizieranno ad andare male, saranno costretti a fuggire, anche se nel frattempo i due proveranno a riprendersi l'oro, la vendetta, e per JR, la donna di cui si è innamorato. Il finale sarà quindi imprevedibile. Son of a Gun però, nonostante la trama, che ha un impianto di partenza simile ad altri film anche se poi gli sviluppi sono diversi, è un thriller che promette bene, ma scivola nella convenzionalità nonostante l'impegno di tutti gli attori. Le premesse difatti c'erano perché questo thriller australiano potesse risultare coinvolgente e divertire. E invece se non fosse per la presenza di un cast d'eccezione cadrebbe nell'oblio.
Julius Avery infatti, al debutto nel lungometraggio con una sua sceneggiatura ha strutturato un cast di tutto rilievo, solo per portare sullo schermo una storia in gran parte déjà-vu innervandola però di linfa nuova. La prima parte in ogni caso funziona con la descrizione del giovane immaturo JR (interpretato dall'attore in ascesa Brenton ThwaitesThe Giver: Il mondo di Jonas e The Signal) che gioca a fare il gangster sottovalutandone ogni rischio, ma conservando un'innocenza di fondo, saprà come cavarsela mentre avrà più difficoltà nelle dinamiche amorose. Perché l'incontro con Tasha (la meravigliosa Alicia Vikander, qui davvero bellissima, anche se lei lo è sempre, anche in certi mediocri film visti pure recentemente), cambia il suo modo di guardare al futuro. Thwaites finisce così con il rubare la scena a Ewan McGregor (comunque ottimo "cattivo", duro e spietato), che decide di fargli da mentore probabilmente per una questione di simpatia. Fatto che, come è solito accadere in questo genere di film, sviluppa la trama tra questioni di fiducia che inclinano certi rapporti e tradimenti mortali, ma gli intrecci che ne derivano sono troppo scontati e difficilmente si rimane coinvolti. Il film infatti si perde un po' troppo appresso i cliché del film carcerario, e sulla storia d'amore dall'avvio stentato e poi zuccheroso che caratterizzerà il rapporto tra i due giovani. Ci si risolleva leggermente con il finale che, nonostante la sua serietà di fondo (e nonostante la prevedibilità), si concede un breve momento di gioco che impreziosisce il rapporto tra i due protagonisti. Risultato medio quindi per Julius Avery, sia in scrittura che in regia, anche se il thriller risulta più corretto e convenzionale che incalzante o dirompente. Ma nonostante ciò non è male e lo si può tranquillamente vedere. Voto: 6+