Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/02/2017 Qui - Ho atteso forse troppo per vedere Perfetti sconosciuti, commedia italiana del 2016 diretta da Paolo Genovese, film tanto elogiato, e anche premiato, ma meglio tardi che mai. Ed è solo grazie a Sky che nonostante ultimamente nutro qualche dubbio sui film italiani, ho visto questo film, poiché a parte rare eccezioni non sempre mi sorprendono in positivo, le tante commedie italiane, ma in questo caso è diverso perché qui siamo di fronte a una dramedy/teatrale interessante e sicuramente riuscita, anche se devo ammettere che qui siamo ugualmente di fronte alla solita comedy/drama italiana di oggi. Dato che l'idea anche se buona, non è proprio originalissima, negli ultimi anni infatti le cene fra amici sono diventate il nuovo topos della commedia italiana e francese (Cena tra Amici, Il nome del Figlio ed altri), un modo per rappresentare l'intimità più che l'azione, e dare la possibilità ai personaggi (chiusi in una sorta di unità di tempo e di luogo) di battagliare dialetticamente fra di loro. Ma poiché tutto si svolge in maniera brillante ed azzeccata, ed erano anni che non vedevo un film (italiano) così, tutto azzeccato, idea, sceneggiatura, interpretazione, mi ha davvero sorpreso, anche se alla fine della visione non posso fare a meno di avere quella rabbia per alcune piccole (o grandi) cose che non mi sono piaciute e che fanno di questo film di Genovese un prodotto riuscito sì ma non fino in fondo. Di sicuro però, questo è un film che ha il suo senso, girato bene, montato meglio e interpretato ancor meglio. Un film, una "cena delle beffe" che guarda all'attualità e vanta una scrittura precisa, disincantata e comica al punto giusto. Paolo Genovese infatti, dirige una commedia sull'amicizia, sull'amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere 'perfetti sconosciuti' (come da titolo). Difatti durante una cena, un gruppo di amici decide di fare una specie di gioco della verità mettendo i loro cellulari sul tavolo, e per la durata della cena, messaggi e telefonate sono condivisi tra loro, mettendo a conoscenza l'un l'altro dei propri segreti più profondi. E qui il film prende il volo, ognuno ha qualche segreto più o meno importante da nascondere o forse, da rivelare.
L'effetto per i sette amici di lunga data (protagonisti del film), come è ovvio sarà dirompente, scompaginerà le loro vite, rimescolando le carte. Questi i commensali in questione, un chirurgo (Luca, Marco Giallini) e la moglie psicanalista (Eva, Kasia Smutniak), una coppia recente e molto innamorata, Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher), un'altra coppia che traluce qualche difficoltà di rapporto (Lele, Valerio Mastandrea e Carlotta, Anna Foglietta) e infine Peppe (Giuseppe Battiston) che sarebbe dovuto arrivare con la sua nuova fidanzata che è invece rimasta a casa perché malata. Quasi tutti però hanno un lato oscuro, affidato (come dice Eva, che propone il gioco) alla scatola nera delle nostre vite, il cellulare. Difatti come Perfetti sconosciuti sottolinea e come diceva Gabriel García Márquez "ognuno ha tre vite: una privata, una pubblica e una segreta", e infatti i cellulari sono 'scatole nere' che raccolgono la vita pubblica, privata ma, soprattutto, segreta delle persone. I cellulari hanno cambiato il modo di comunicare e, forse, hanno mutato l'essere umano stesso. I cellulari sono causa di una percentuale non minoritaria di separazioni, divorzi, rotture di rapporti e grandi litigi. Quanto sappiamo di noi stessi e, ancora di più, quanto sappiamo realmente di chi ci sta a fianco, anche da una vita? Ci sono individui che hanno una vita, chi due, chi tre. Mettere 'in viva voce' telefonate che giungono durante una normale serata conviviale fra vecchie conoscenze e 'in chiaro' sms, messaggi facebook e whatsapp, può rilevarsi un gioco pericoloso, dirompente, che fa uscire allo scoperto un mondo nascosto fatto di segreti ed altro mai svelati. E' bene sapere sempre tutto? La verità rende liberi o distrugge? E questo il tema che il regista ci propone, tema che viene ampliamente esposto da una raffinata analisi introspettiva e psicologica dei personaggi, che grazie ad un ritmo narrativo incalzante e una recitazione strepitosa di attori italiani di primo livello, cattura lo spettatore dall'inizio alla fine.
Perfetti sconosciuti è più amaro e drammatico degli altri, non c'è solo un'amarezza generazionale (molti 40 o 50enni riconosceranno tracce del proprio malessere), c'è anche la presa di coscienza del mutamento antropologico (che in sé ha qualcosa di terrificante) derivato dal nostro rapporto con lo smartphone. E' un film brillante e perfido da questo punto di vista. Ma è quando sembra che si sia superato il limite della decenza tra i segreti manifestati, ecco arrivare un interessante finale (tutt'altro che banale) che rimette in gioco tutto e tutti, come in una specie di "Sliding doors". Come detto all'inizio però questo è sì un prodotto riuscito ma non fino in fondo, non solo per la perfidia, perché si cattivo è cattivo questo e certo, ma per il finale abbastanza malvagio con i protagonisti e ancor di più con i loro "simili" al di la dello schermo (che penso siano molti di più di quello che sembra purtroppo) e questo mi è piaciuto solo in parte, ma soprattutto per le evidenti esagerazioni secondo me che non fanno altro che indebolire la forza "rivelatrice" e "anarchica" di questa pellicola. Pellicola che comunque sfrutta benissimo tutti gli attori, tutti in gran forma, tutti perfetti, a cominciare da Mastandrea e Giallini, senza dimenticare Leo, Foglietta e Battiston, tutti e tre visti recentemente in Noi e la Giulia. Difatti le facce di tutti gli altri sono perfette, tanto che si capisce dal primo secondo con quali persone avremo a che fare, cioè finalmente persone "vere", quelle che incontriamo tutti i giorni, conoscenti o non, cioè persone false, chi più chi meno, e non i classici personaggi per niente realistici e caratterizzati come pezzi di cartone che incontriamo di solito nelle nostre commedie (punto sicuramente a favore). E quindi, analizzando la pellicola, troviamo, una prima parte del film quindi che per me è stata quasi perfetta, i dialoghi sono reali, ben studiati, battute ben assestate, sempre al limite tra commedia, non fa sganasciare ma qualche sorrisino ci scappa, e dramma classico coi soliti problemi. La pecca principale per me è la troppa esagerazione nelle situazioni della seconda parte, quando ci viene svelata davvero la cattiveria e la falsità dei protagonisti, caratteristiche che per me già erano trasparite però dalle loro facce e dai loro discorsi ben prima.
Ce ne accorgiamo subito di che persone sono, come già detto, quindi secondo me non c'era bisogno che tutti ci svelassero i loro segreti, con tradimenti a catena (non è spoiler visto che lo si capisce già dal trailer o dall'idea di fondo della pellicola che ci siano), bugie, questioni irrisolte, scoperte varie etc. Insomma non che non siano credibili come situazioni, ci credo che molti possano avere segreti così inconfessabili, però tutte queste lacrime e rivelazioni trasformano una normale cena tra amici credibilissima e rappresentata in una maniera perfetta (quella della prima parte che come detto già era rivelatrice di suo) in una cena tra un gruppo di disadattati quasi o comunque un concentrato di cattiveria ed egoismo senza quasi pari. Insomma va bene che ognuno ha dei segreti però non è facile trovare sette persone così che mangiano insieme una sera. Tenendo comunque conto che questi sono più che altro mie percezioni (molto personali quindi), il film per il resto mi è piaciuto, perché riesce a mantenere una tensione, quasi da thriller, per tutta la "serata" in una sola stanza o quasi che non è mai facile, insomma Genovese ha saputo reggere un film del genere come un Polanski per esempio ha fatto con Carnage, e non è poco. Resta poi il fatto che il film sia cattivo come non mi aspettavo, e che magari è riuscito un minimo a smuovere quelle persone, penso molte, che si sono ritrovate nel film, ma che forse, essendolo, in quel finale si sono riuscite bene a nascondere. Ecco, proprio il finale (a proposito, credo che, con una buona dose di fantasia che, Genovese abbia voluto inserire un velato riferimento all'Inception di Nolan nel momento in cui Bianca fa roteare la fede sul tavolo prima di andare via, e già svelare quella spiegazione è complicato, perciò non eccezionale), comunque buono per me, è quindi, forse, troppo ambiguo, poiché senza fare spoiler, lì non tanto si capisce se Genovese voglia dirci che "vabbè siamo così che ci dobbiamo fare, meglio non farli questi giochi ognuno di noi ha segreti quindi meglio non scoprirli", oppure ci stia dicendo "guardate che cacchio di persone che siamo, facciamoci schifo da soli", ecco io l'ho naturalmente interpretata come la seconda (anche se io di segreti non ne ho), però fossi in me istituirei il gioco dei telefoni per legge una volta a settimana. Non so, non ricordo, come l'avete percepita voi, probabilmente in molti preferirebbero nascondersi dietro il classico siamo tutti un po' stronzi però che ci vuoi fare, ma in ogni caso questo è un film che tutti dovrebbero vedere (e in effetti tantissimi l'hanno visto), perché finalmente la commedia italiana sta lentamente rinascendo, e questo bel film è l'esempio perfetto. Nuova, fresca e brillante. Voto: 7+