Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/12/2016 Qui - Un milione di modi per morire nel West (A Million Ways to Die in the West), pellicola del 2014 scritta, diretta ed interpretata da Seth MacFarlane, è una divertente commedia (anche geniale), ma tremendamente demenziale e infantile nonché forzata. Questo perché il creatore dei Griffin, al contrario di Ted e il suo seguito (Ted 2) dove era riuscito a trasformare in cinema, in una commedia semplice e divertente, la sua comicità e il suo nonsense unico, non riesce a fare la stessa cosa. Qua infatti ci sono moltissimi difetti a cominciare dalla prima cosa, il suo personaggio, personaggio che proprio per la scelta di interpretarlo lui stesso non funziona alla perfezione anche perché lui non è un attore. Anche gli altri personaggi però sono costruiti malissimo e ultra-stereotipati e la sceneggiatura definirla banale è dire poco. Certo, cosa vuoi di più, è pur sempre una commedia demenziale, però pure se vuoi fare cinema demenziale deve esserci sempre una sceneggiatura (anche stupida) che regga e dei personaggi che facciano cose inerenti alla storia che vivono. Qui invece si lascia andare alla sua comicità lasciando da parte ogni credibilità e inevitabilmente il suo film perde ritmo e sinceramente questi 110 minuti (troppi per un film del genere) non scorrono con ritmo come in Ted. Tre cose però funzionano nel film che racconta la semplice storia di un vile contadino, che appena lasciato dalla sua ragazza, si allena per diventare un asso del grilletto con l'aiuto della moglie di un noto pistolero, sperando così di riconquistare la sua amata, anche se pian piano comincerà a nutrire nei suoi confronti sentimenti che vanno ben al di là dell'amicizia, ovvero Charlize Theron, non tanto il suo personaggio solo lei, il fatto che i due personaggi principali parlino e critichino continuamente il loro periodo storico come se fosse già passato e fossero nel presente (colpo di genio classico nella sua comicità) e il montaggio di due o tre scene che mi ha fatto capire che la sua comicità con flashback o stacchi veloci di regia potrebbe funzionare anche al cinema oltre che in tv, anche se le scene splatter di "visceri e sangue" non hanno lo stesso effetto comico che possono avere nelle animazioni virtuali.
Ma in definitiva è il classico film usa e getta, tutto infatti sembra preso a noleggio in questo film, dalla trama appena accennata, dall'ambientazione western solo funzionale, dalla storiella d'amore gratuita, quello che non è usa e getta è però la straordinaria capacità di McFarlane di far ridere, di inventare gag frutto del suo personale stile di comicità ultramoderno che funziona senza trama, senza l'ambientazione, senza un conflitto vero, e che stupisce per la facilità apparente con cui l'ha fatto. Anche se questa è soprattutto la classica americanata (alla Zoolander 2 per intenderci, leggermente volgare in alcuni punti), che poteva senza dubbio riuscire meglio. Peccato, perché certe battute e gag funzionano, sono carine, magari già viste ma rese in qualche modo originali da questi grandi interpreti (tra tutte, il balletto dei mustacchi, il cavallo sul treno, l'addestramento...). Quindi non mi sognerei mai di promuovere questo film se non fosse per certi camei straordinari (Ryan Reynolds e Django), e uno in particolare (con tanto di citazione musicale) che toglie il respiro al vero cinefilo (ma non posso spoilerare, non posso...) e viene da chiedersi perché l'intero film non sia basato unicamente su quello. Data l'annata del contesto (1882) si può pensare che sia un trucco, che non sia veramente lui, che abbiano usato la motion capture, ma i titoli di coda confermano che ci abbiamo visto bene. Solo per quello è un film da vedere ma è poco davvero poco. Voto: 5+