Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/02/2017 Qui - Regression, film del 2015 diretto da Alejandro Amenábar (Agora, Mare Dentro e The Others), è un thriller invero dall'impostazione horror che però diventa dramma psicologico e umano. Il perché è presto detto, Regression infatti è un thriller che mescola atmosfere inquietanti di (reali o presunti) riti satanici e teorie psicanalitiche sull'ipnosi e la regressione attraverso la classica vicenda del detective che si butta a capofitto nel caso e perde di vista la realtà. Siamo negli anni '90, un episodio inquietante, una presunta setta satanica, una ragazza (Angela alias Emma Watson) denuncia il padre di aver abusato di lei e di essere coinvolto in una setta satanica, il padre però non ricorda nulla. Si scatena così, in un paese della provincia americana (dove tutti conoscono tutti, dalla nascita o quasi), la caccia alle streghe da parte della polizia e non solo, un detective difatti (interpretato da Ethan Hawke) si fa coinvolgere emotivamente e psicologicamente in questa brutta storia, ma è lui e solo lui quello che deve trovare il bandolo della matassa e dare una spiegazione razionale a quello che sta accadendo attorno a lui. E man mano che la storia si infittisce, il detective Bruce Kenner (il detective più in gamba del suo dipartimento) si inoltra in una selva oscura e intricata che sembra prendere direzioni soprannaturali. La figura del professore (interpretato da David Thewlis) che affianca Bruce nelle indagini, non aiuta certo a schiarire le idee. Attraverso la pratica della regressione, il professore è infatti convinto che sia possibile riportare a galla i ricordi sepolti che ognuno cerca di nascondere per non doverli affrontare. La suggestione però prende il sopravvento e Bruce sprofonda in un limbo di quasi follia prima di riuscire a risolvere il caso, che si conclude con un plot twist inaspettato, anche se leggermente prevedibile. Il colpo di scena finale infatti ribalta tutta la vicenda, una vicenda che non poteva però avere un altro finale, come molti (compreso me) avrebbero voluto, perché se ancora non l'avevate capito si basa su fatti reali e non inventati come sembrerebbe, anche se qui, come detto precedentemente, il filo che lega realtà e fantasia è quasi impercettibile e neanche tanto efficace.
Non si può senz'altro dire che Regression sia la miglior realizzazione cinematografica di Alejandro Amenabar e certamente, da un film del genere, si poteva ottenere indubbiamente qualcosa di più, ma dall'altra parte non si può comunque neanche sostenere che sia un film così deprezzabile. La tematica del film, rivolta principalmente al satanismo ed all'occultismo, è indubbiamente molto originale e certamente poco percorsa in passato in campo cinematografico. Forse è proprio questo il motivo che avrebbe dovuto far riflettere il regista su un'impostazione un po' più alternativa del film rispetto a quella adottata che invece orbita purtroppo intorno a dei concetti più psicologici ed astratti piuttosto che concreti. Non è quindi un film eccezionale perché non c'è mai la sensazione che succeda qualcosa di sconvolgente se non negli incubi, anche se è ugualmente coinvolgente, ma anche non particolarmente credibile, nonostante il film si basi su fatti reali. La recitazione dei protagonisti però, benché non si possa collocare su livelli elevatissimi, non è comunque assolutamente deprecabile. Ottima secondo me l'interpretazione di Ethan Hawke (sebbene si mostri troppo monocorde e non riesca a rendere perfettamente i mutamenti psicologici del suo personaggio) e buona comunque quella di Emma Watson (benché forse qualcosa di più lei avrebbe potuto fare). In merito a quest'ultimo aspetto, non dobbiamo però dimenticarci che la Watson, nonostante siano ormai passati alcuni anni, purtroppo si porta ancora appresso un ruolo molto radicato che inevitabilmente nello spettatore è difficile da dimenticare. E' probabile infatti, che chiunque guardi il film senza avere una conoscenza pregressa dell'attrice, possa valutarla più di quanto altri possano fare. In ogni caso, tornando alla pellicola, il film parte molto bene, creando dei personaggi interessanti, un mistero che deve essere svelato e soprattutto delle atmosfere di tensione che si sviluppano a metà fra la tipica indagine e tematiche soprannaturali-religiose. Regression però funziona solo a metà, se la prima parte del film costruisce una storia intrigante, nella seconda e poi nel finale, la soluzione del caso sembra arrivare in modo un po' piatto, quando ormai la tensione si è smorzata. Una volta capito il gioco, lo spettatore sa cosa aspettarsi. Inoltre, nella seconda metà del film, il personaggio del professore-psicologo viene messo sempre più in ombra, anche se il finale sviluppa una riflessione (e un giudizio) su quelle stesse teorie di regressione che danno il titolo al film. Ma nonostante questi difetti, il film scorre bene e dopo tutto anche il finale lancia un messaggio interessante che si sarebbe potuto sviluppare in modo più chiaro, di fatto il male è molto più vicino di quello che pensiamo. Poiché al di là della religione, delle superstizioni, dell'ipnosi, della suggestione, il male più pericoloso è quella provocato dalle persone reali, soprattutto da quelle meno insospettabili. È proprio questo l'aspetto più inquietante del film che da molti, soprattutto dalla critica è stato stroncato, ma a me è piaciuto. La storia in effetti non è poi così complicata e contorta, tanto che anche io pensavo alla colpevolezza di certe persone, inoltre la suspense è continua, senza cadute o rallentamenti. E quindi, anche se non tutto funziona, e anche se non è proprio un granché, questo è comunque un interessante e discreto thriller, che consiglio di vedere, ma senza alcuna pretesa, rimarrete scottati. Voto: 6,5