Ma la cosa che mi ha più disturbato di questo The Green Inferno è l'ambiguità del messaggio, sia ambientalista che progressista (in senso negativo), del regista in cui emerge di più il lato politico, non è chiaro infatti quale sia il fine effettivo del film, dal finale fa intendere un pensiero giusto e ambientalista, dallo svolgimento il contrario. Tutti i personaggi poi sono troppo stereotipati, il fattone, la ragazza 'hopauraditutto', il tipo grasso ucciso per primo, la vergine ecc. Ma non è momento di giocare altre carte? Si è un omaggio, ma ormai ci si è stancati di questi luoghi comuni. Altra pecca sono appunto gli indios, i cannibali, il punto cardine del film, efferati e vendicativi per la distruzione del loro luogo natio...e quindi mangiano le persone? Mi sembra un'ipocrisia, insomma gli indios ritratti così sono davvero poco attendibili. Nella pellicola infatti trovano solamente un gusto perverso alla violenza, e usare un semplice pretesto per mostrare più efferatezze possibili (che poi non sono manco tante dato che non succede nulla nei primi 50 minuti), senza poi nella pratica farle vedere è inutile. The Green Inferno difatti parte in maniera estremamente lenta, tanto che all'intervallo (a 45' su 90') praticamente non era successo ancora nulla di rilevante, se non il trascinarsi sullo schermo di storie superflue e mal recitate. Però se l'attesa fosse valsa la pena sarebbe stato pure perdonabile...e invece no. Le scene d'azione sono scarne e quelle di violenza molto poco violente, o comunque molto meno di quanto fosse lecito aspettarsi, soprattutto pensando che questo è un film ispirato a Cannibal Holocaust (e quello si che era un film molto violento). Certo, alla fine è un film che scorre bene e che intrattiene il giusto, ma mi aspettavo di più, dato che non si vede nulla di scioccante. Il film comunque ha la sua buona dose di momenti violenti e sanguinolenti, ma probabilmente c'era da aspettarsene un po' di più, anche solo mettendo a confronto i suoi lavori, soprattutto Hostel (in fin dei conti solo un buon film di genere e nulla più che oltre al merito di essere il primo torture porn arrivato agli occhi del grande pubblico non ha nient'altro), il film che l'ha consacrato a 'maestro dell'horror' senza avere le giuste doti. Basta vedere Knock knock per constatare che qualcosa che riguardi l'horror c'è ben poco. Eli Roth infatti non mi ha mai convinto troppo. Eppure in quel film mi aveva pure spaventato per la crudeltà, ma qui neanche l'ombra.
Certo non m'aspettavo da The Green Inferno un capolavoro del genere horror, ma sicuramente si poteva dare di più, la delusione è grande almeno quanto grandi erano le mie aspettative. Il film tenta di scioccare con qualche scena di violenza buttata lì ficcandoci a forza un messaggio ambientalista che però non arriva. E' debole, non colpisce e non fa riflettere. Ma tenendosi sul generale tutto in questo film è dannatamente forzato, ironia, caratterizzazioni dei personaggi e citazioni comprese. I cannibal movie hanno sì sempre utilizzato personaggi stereotipati e l'estrema violenza per veicolare un messaggio sociale, ma è evidente che Eli Roth in questo caso ha tentato di fare suo un genere che non è nelle sue corde. Un grosso (probabilmente più di tutti) errore però è stato quello di aver dipinto i cannibali come dei sadici torturatori assetati di sangue anziché un tribù con delle proprie tradizioni che cerca di difendersi dal nemico che minaccia il proprio territorio. Cosa che penalizza e nemmeno poco il messaggio che il film cerca di mandare. In più anche se le scene di violenza sono ben fatte, non colpiscono lo spettatore come magari è successo nei due film precedenti del regista, in questo è più gratuita e il messaggio sociale che negli Hostel si intravedeva, qua si perde e lascia il film nell'anonimato facendo dimenticare il film allo spettatore poco dopo averlo visionato. In ogni caso carina la colonna sonora, la denuncia sociale invece no, resta troppo nascosta e troppo timida. Gli attori poi a parte Lorenza Izzo (moglie del regista se non ricordo male, comunque sempre bella e gnocca), gli altri sono poco più che amatoriali, e a volte cadono nel ridicolo. In definitiva però non che sia un film totalmente da cestinare, c'è comunque un buon lavoro di regia, delle belle ambientazioni (anche se un po' ripetitive e prive del senso di prigionia che vorrebbero suggerire) e un buon ritmo che non rende mai il film noioso e pesante da seguire. Di sicuro è un'ora e mezza che vola e ci si può anche divertire, ma di più non lascia. E' un film fuori tempo massimo che anche se fosse uscito all'epoca d'oro del genere sarebbe finito nel dimenticatoio, come probabilmente farà in futuro. Stantìo, scialbo, senz'anima e, per essere un cannibal movie, all'acqua di rose. Per quanto mi riguarda Eli Roth si conferma quindi un regista decisamente sopravvalutato. In conclusione perciò film sconsigliabile. Voto: 5