Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/11/2016 Qui - Andato in onda su Iris, un film di tutt'altro genere, tutt'altro spessore, un film basato su uno dei più famosi musical di tutti i tempi, perciò ha un cast stellare e il risultato finale è più che discreto. Parlo ovviamente di Les Misérables, film del 2012 diretto da Tom Hooper, che prima di The Danish Girl, e dopo Il discorso del Re, entrambe grandissime pellicola, si è cimentato nel proporre cinematograficamente il celebre romanzo di Victor Hugo ma basandosi sull'omonimo musical, riuscendo in ogni caso ad uscirne vincitore. Non solo per le 8 nomination all'Oscar e le 3 statuette conquistate ma perché nonostante i film musicali sono un genere che poco apprezzo, bisogna ammettere che è difficile non emozionarsi difronte a questo film. Un film che rivolgendosi a tutti ci parla di speranza, perdono e amore (in tutte le sue innumerevoli forme). Un film che quindi non delude i fan del genere o del romanzo, anche se proprio il fatto che si tratta di un film musicale non mi ha del tutto convinto, probabilmente non fanno per me, ma è senza dubbio il migliore di quelli (pochi a dir la verità) visti finora, sicuramente migliore di Into the woods su tutti i punti di vista. Les Misérables infatti è un film completamente diverso, un film potente come la storia che segue le vicende (ambientate in Francia, nel 1815) di Jean Valjean che dopo 19 anni di prigione per aver rubato del pane si trova in libertà ma impossibilitato a ritrovare la propria dignità perché perennemente rifiutato per il proprio passato. Il suo alter ego è Javert, guardia del carcere e sua ombra anche quando, dopo aver ricevuto un gesto caritatevole da padre Myriel che nasconde un suo furto, Valjean cambia e si dedica a fare il bene della comunità, diventando sindaco di Montreuil con il nome di Madeleine. Qui incontrerà Fantine, costretta a prostituirsi per mantenere la figlia Cosette, e poco prima della morte di lei le promette di prendersi cura della bambina, e per far questo fugge ancora dal proprio passato, inseguito dall'ossessione di Javert. Gli anni passano, i moti rivoluzionari degli studenti agitano Parigi e Cosette di innamora di Marius, giovane manifestante, amato anche da Eponine, figlia dei due locandieri che avevano cresciuto Cosette. Sarà Valjean a salvarlo dalla battaglia e a riunire i due giovani prima di morire riconciliato con se stesso. Sorte diversa avrà la sua nemesi Javert, che dopo essere stato catturato dai rivoltosi e liberato proprio da Valjean, non riuscirà ad accettare la fine del proprio odio, al contrario di Valjean che muore dicendo "sono un uomo che ha imparato a non odiare". Proprio la trama è uno dei punti forti della pellicola, perché riesce a renderti partecipe, una trama che con la pressoché quasi assenza di parti recitate non cantate, non annoia bensì appassiona, coinvolge, ti trascina all'interno dei suoi personaggi.
Personaggi che non conoscevo e che ho trovato però, come la pellicola ci fa vedere, troppo cupi per i miei gusti, nonostante tutti gli attori riescano a emozionare, grazie soprattutto alla grandiosità della musica, sia negli assoli sia nei duetti, che alza la temperatura emotiva, e porta sullo schermo le voci dolenti dei poveri, la redenzione di Valjean, l'ossessione di Javert, la passione di Cosette e la disperazione di Fantine con un crescendo visivo e sonoro che lascia senza fiato. Impossibile poi non rimanere incantati davanti alle scene corali, teatrali nell'impostazione ma totalmente cinematografiche nella realizzazione, impossibile non partecipare al crescente sussulto popolare e al dramma tutto intimo di un'uomo divorato dai sensi di colpa. E anche se non tutto funziona a dovere è un film davvero maestoso, forte, poetico e intenso. Intense sono anche le interpretazioni del cast, da Hugh Jackman che dimostra il suo valore, da un Russel Crowe bravo anche se leggermente impacciato, da Anne Hathaway essenziale e scarnificata che riesce nell'arduo compito di vincere un Oscar (forse eccessivo per soli 20 minuti di scena), da Helena Boham Carter e Sacha Baron Cohen, perfetti nei loro ruoli, interpretazione davvero strepitosa la loro, da Amanda Seyfreid (discreta e sempre bella) a Eddie Redmayne (attore davvero eccezionale, terza volta che lo vedo quest'anno dopo anche La teoria del tutto), da i due bambini semplicemente bravissimi, fino a Samantha Barks, sconosciuta per me, ma meravigliosa nel ruolo di Eponine, la sua canzone d'amore, sono una gemma di dolore sincero e puro, che tocca nel profondo, come il finale arioso, lirico, poetico e corale, magnifico come tutto il film. Un film che anche se non mi è piaciuto tantissimo riesce anche grazie alle maestose canzoni a rendersi indimenticabile. Insomma Tom Hooper regala un'altra gemma, una gemma che riesce a riscaldare anche i cuori più freddi e quelli che mal sopportano questo genere, come me, che lo reputo comunque discreto. Voto: 7