venerdì 25 gennaio 2019

La teoria del tutto (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/09/2016 Qui - La teoria del tutto (The Theory of Everything) è un intenso ed emozionante film biografico del 2014 diretto da James Marsh, documentarista Premio Oscar per Man on Wire: Un uomo tra le torri (2008) da cui Robert Zemeckis ha preso ispirazione per il film The Walk, quello sull'incredibile traversata delle Torri Gemelle. In questo film invece (visto grazie a Premium Play dopo Interstellar e Tutte le strade portano a Roma) di incredibile, c'è che la storia (vera) che viene raccontata è quella di un genio, uno che nonostante mille difficoltà, è probabilmente dopo Einstein il più grande scienziato di sempre, ovvero Stephen Hawking, celebre fisico, astrofisico e cosmologo. Lui che, affetto da una grave malattia degenerativa, è riuscito a diventare figura importante nello studio dei buchi neri, della cosmologia e della teoria generale della relatività. Ma oltre alla carriera scientifica di Hawking e la sua teoria del tempo, parallelamente in questo film, viene raccontata, in primo piano, la sua storia d'amore con la prima moglie Jane Hawking dalle origini fino alla fine e al secondo matrimonio. La teoria del tutto è infatti un film romantico, ma soprattutto un film drammatico anche se il messaggio finale è più che positivo, un film perciò imperdibile nonostante le difficoltà e la sensibilità che mette in campo, non facile da vedere per la cruda realtà poiché soprattutto per me non è stato facilissimo vederlo, chi mi conosce saprà, e quindi c'è voluta forza e coraggio, come quella di Hawking, moltiplicata per mille, che senza mai mollare e senza mai farsi abbattere è riuscito a vivere una vita più che dignitosa. Un film davvero intenso ma bello e coinvolgente sulla vita del geniale fisico, astrofisico e cosmologo britannico, tanto che ha ricevuto quattro nomination ai Premi Oscar 2015, riuscendo a vincerne uno con Eddie Redmayne (nomination come migliore attore protagonista e già vincitore del Golden Globe 2015), che interpreta magistralmente Hawking che insieme a quel gigante di donna che era sua moglie, Jane Wilde-Hawking (le cui vesti cinematografiche sono ricoperte da una sublime Felicity Jones, candidata all'Oscar come migliore attrice protagonista), autrice della biografia da cui è tratta la pellicola: 'Travelling to Infinity: my life with Stephen' ('Verso l'infinito'), compongono il fulcro della narrazione.
Una narrazione che parte nel lontano 1963, quando Hawking (laureato in fisica che ha ottenuto un dottorato a Cambridge) è un ragazzotto vivace e curioso di scoprire un'equazione che possa spiegare l'intero Universo e il suo evolversi. Il futuro per lui quindi si prospetta radioso, conosce anche una ragazza Jane, con cui fin da subito si ritrova in perfetta sintonia. Ma l'arrivo della malattia di Stephen cambia drammaticamente il corso degli eventi, ma non tanto quanto ci si aspetterebbe, perché nonostante gli vengono dati solo due anni di vita, Jane insiste per continuare a stargli vicino, e si sposano. E da qui seguiranno la nascita dei figli e soprattutto il peggioramento della salute di Stephen, sempre meno autonomo, che di conseguenza spezza a poco a poco anche la vita di Jane, costretta a stare al passo della malattia del marito. Un punto di svolta arriva quando Jane comincia a riaprirsi pian piano alla vita concedendosi un piccolo impegno nel coro della chiesa, qui conosce un uomo, Jonathan, a cui si avvicina, lui la aiuta nell'assistenza di Stephen ed è proprio quest'ultimo a rendersi conto del fatto che Jane e Jonathan stiano molto bene insieme. Ma dopo la perdita della voce, Stephen viene assistito da una donna, Elaine, con cui decide di ri-sposarsi, anche se così facendo Stephen non smetterà di amare Jane, che rimarrà la donna della sua vita (come testimonia il fatto che la voglia accanto alla fine, quando viene convocato dalla regina d'Inghilterra) ma semplicemente le concede la libertà di cui per anni era stata priva. La teoria del tutto è difatti una pellicola che parla dell'Amore, quello con la A maiuscola, della forza della vita, del coraggio, e dell'Amore e del coraggio che insieme abbattono ogni ostacolo e non consentono in alcun modo alla vita di soccombere. A Hawking gli avevano dato spietatamente solo due anni di vita ma inaspettatamente Stephen (che oggi  ha 72 anni) è ancora in vita, e arricchisce l'Umanità con le sue teorie sul tempo, sul suo inizio e la sua fine, donando ad essa un traguardo, scoprire una 'sola, semplice, elegante formula che raccolga il tutto e tutto spieghi'. Stephen è un uomo che in nome del neo umanitarismo avrebbe dovuto cessare la sua incredibile esistenza in modo medicalmente assistito, se non si fosse interposta la volontà indomita nella fede della moglie, perché questo è un capolavoro sulla scienza e sulla fede, su Dio e la sua negazione. Denso, intenso, drammatico, La teoria del tutto è avvolto nel fascino dell'Universo, nel mistero della sua nascita e della sua fine, della sua capacità di espandersi e di ridursi, sino all'ultima particella, fino al buco nero che lo ha partorito.
Il film poi, è diretto in modo strabiliante da Marsh, che nonostante gli spunti per far volare, cadere, turbare erano numerosi e a portata di mano, preferisce aderire (forse troppo) allo scritto della moglie, cosa che da un lato può piacere, dato che si attiene ad una narrazione classica, a tratti commovente, spesso brillante e impreziosita da una interpretazione a dir poco mirabile di Eddie Redmayne e quella di Felicity Jones, dall'altra no perché a volte il film si concentra troppo sulla figura di lei, che per carità è una grande donna, ma romanza troppo, perché viene narrata semplicemente una bella storia positiva, intrattenendo piacevolmente gli spettatori tra tanti sorrisi, successi e poche lacrime con la musica solenne di Johann Johannsson, là dove è opportuno il suo intervento. Poiché forse l'eccezionalità dei personaggi meritava qualcosa di diverso ma probabilmente il copyright di chi ha scritto la biografia ha messo dei limiti (ricordiamo che si tratta della ormai ex- moglie, che aveva il suo punto di vista e si è accaparrata tutti i meriti dei successi umani e scientifici del marito così a lungo da lei sostenuto). La teoria del tutto è infatti di grande intrattenimento, ma eccessivo nel sentimentalismo, anche se fa solo commuovere soprattutto al pensiero che si tratta di una storia vera. Infine i paesaggi inglesi rendono l'atmosfera suggestiva e perfetta, e gli attori sono degni di nota dal primo all'ultimo. Le due interpretazione che senz'altro spiccano sono quelle dei due protagonisti, Eddie Redmayne e Felicity Jones, eccellenti nei loro ruoli. Il primo in particolare è dotato anche di una fisionomia che lo avvicina notevolmente a quella del vero Hawking e inoltre, grazie all'incontro con Stephen stesso e allo studio peculiare della malattia, è stato in grado di calarsi nel ruolo donandogli una profondità senza precedenti. Il rapporto tra Stephen e Jane comunque è descritto nei particolari, tormentato al punto giusto, che permette di capire in modo esaudiente i punti di vista di entrambi e non risulta assolutamente troppo ingombrante da nascondere e sottovalutare il ruolo di ogni altro personaggio che entri in scena durante la storia, poiché tutti coloro che vediamo contribuiscono in parti maggiori o minore alla vita di Hawking. E' insomma un film che merita di essere visto, un film che descrive non tanto la vita di un genio quanto la vita di un uomo, un dramma molto toccante. Perciò per concludere non resta solo che citare una frase, quella che tutti dovrebbero ascoltare perché, 'Finché c'è vita, c'è speranza'. Voto: 7,5