Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/09/2016 Qui - Spectre è uno spettacolare film d'azione del 2015, l'ultimo di una delle serie filmiche più longeve di sempre, quella di 007. Questo difatti è il ventiquattresimo film di James Bond, il quarto che vede protagonista Daniel Craig, che ha però già annunciato il suo ritiro come agente segreto, questo infatti è il suo ultimo film nei panni di 007. In questo nuovo episodio, oltre a Craig, nel cast ci sono anche Christoph Waltz, nel ruolo dell'antagonista Ernst Stavro Blofeld (che ritorna dopo 32 anni dall'ultima apparizione, nel film Mai dire mai interpretato da Max von Sydow), a capo dell'organizzazione criminale Spectre con cui ancora una volta il nostro eroe si scontra dopo il precedente capitolo. Infine tornano nei rispettivi ruoli del cast anche Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris e Judi Dench (in un cameo, dato che è stata uccisa in Skyfall), senza dimenticare Léa Seydoux, che interpreta la nuova bond-girl insieme a Monica Bellucci, nel ruolo di Lucia Sciarra, la bond-girl più anziana di sempre. Il film è nuovamente diretto da Sam Mendes, ex marito di Kate Winslet e discreto regista, che aveva entusiasmato nel 2012. Anche in questo lo fa ma qualcosina in meno, nonostante una partenza col botto e un finale sufficientemente accettabile. Difatti comincia con una delle scene, una delle sequenze d'apertura più belle, sia visivamente che registicamente, dell'intera saga. Quella che da un messaggio criptico (che durante la pellicola scopriremo) proveniente dal suo passato manda James Bond in missione prima a Città del Messico e poi a Roma. In Messico, durante la Festa dei Morti (una delle feste più incredibili di sempre, già ampliamente conosciuta e benissimo nel film d'animazione Il libro della vita, che se non l'avete ancora visto vi consiglio di farlo) infatti la macchina da presa comincia a seguire i movimenti di un misterioso uomo mascherato, tramite un impressionante (e bellissimo) piano sequenza di (circa) cinque minuti. La misteriosa figura si rivelerà essere il buon vecchio James che, ci delizierà con una camminata sui tetti, un'esplosione con conseguente crollo di un palazzo e un combattimento corpo a corpo all'interno di un elicottero in volo, tutto fantastico. Ma il suo colpo di testa (dove in ogni caso sventa un attentato e uccide Marco Sciarra, terrorista legato a Spectre, una misteriosa organizzazione criminale e tentacolare) gli aliena Gareth Mallory, il nuovo M alle prese con pressioni politiche e Max Denbigh (Andrew Scott), membro del governo britannico che non vede l'ora di mandare in pensione i vecchi agenti dell'MI6 e di controllare con tanti occhi le agenzie del mondo. Congedato a tempo (in)determinato, Bond prosegue la sua indagine contro il parere di Mallory (Ralph Fiennes) e con l'aiuto dei fedeli Q (Ben Whishaw) e Moneypenny (Naomie Harris), segretamente arruolati, e tra un funerale e un inseguimento, una vedova consolabile (Monica Bellucci) e una gita in montagna, l'agente 007 stana Mr. White (Jesper Christensen), una vecchia conoscenza con crisi di coscienza e una figlia da salvare. Bond si fa carico di entrambe e protegge anche Madeleine Swann (Léa Seydoux) dagli scagnozzi di Spectre, amministrata dal sadico Franz Oberhauser (Christoph Waltz). È lui l'uomo dietro a tutto (l'uomo che si prefisse l'obbiettivo di far soffrire Bond, diventando "l'artefice delle sue sofferenze", molti dei lutti e delle difficoltà che l'agente segreto ha dovuto patire sono state infatti orchestrate da Blofeld e dalla sua Spectre), è lui il megalomane da eliminare.
Questo ventiquattresimo episodio della saga di 007 (il quarto della serie iniziata con Casino Royale) è senza dubbio distinto ed elegante, Sam Mendes gira con una maniacale attenzione al dettaglio e allestisce scene d'azione ad alto tasso di coinvolgimento e adrenalina (come quella di apertura) sfruttando sia la cinepresa sia il montaggio con professionismo. A non soddisfare fino in fondo è la sceneggiatura di Neal Purvis, Robert Wade, John Logan e Jez Butterworth, che preferisce un'analisi decisamente più superficiale (o tradizionale) dei caratteri alle psicologie complesse messe prepotentemente in campo da Skyfall. Christoph Waltz ha il carisma giusto per interpretare il diabolico Blofeld, capo della Spectre, ma il suo cattivo è tutto sommato poco affascinante proprio in virtù di questa rinuncia in sede di scrittura. Poiché se con Skyfall il regista aveva alzato l'asticella, con questo secondo lavoro essa viene di nuovo riabbassata. Con questo non voglio dire affatto che sia un film pessimo, essendoci, invece, molti aspetti positivi, quali una strepitosa colonna sonora, un'ottima fotografia (a Roma e in Austria in primis), alcune sequenze molto buone (in particolare quella d'apertura, dove la fusione con la colonna sonora è al massimo), l'immancabile british humour e le bellissime ambientazioni (ad eccezione del deserto). Il cast però appare decisamente sottotono, Craig e Waltz in primis, ma anche la Seydoux (scelta comunque azzeccata) e la Bellucci non sono certo da meno. Lo sviluppo della storia è decisamente meno avvincente e più convenzionale (con tanto di mieloso e scontato Happy Ending). Insomma, per chi come me, si aspettava una sorta di prosecuzione autoriale di Mendes, sarà rimasto sicuramente un po' deluso anche se ci si aspettava molto, probabilmente un po' troppo. Perché a questo Spectre qualcosa è mancato, anche se ciò che resta è una pellicola comunque godibile, che si diverte a "giocherellare" briosamente con molti elementi che hanno fatto la storia della saga (l'esempio più esplicativo è la presenza del nerboruto scagnozzo di Blofeld interpretato da Dave Bautista, che in più occasioni si scontra con Bond mettendolo a dura prova fino ad arrivare allo scontro finale, una vera e propria "boss battle" come altri tirapiedi del passato come Benz, Rhoda, Krilencu, Capungo), senza però crearne di nuovi. Ma considerata l'ardua prova che il regista ha dovuto superare (girare un seguito che reggesse il paragone con lo straordinario Skyfall) il risultato si può unanimemente designare come positivo, soddisfacendo allo stesso tempo i nostalgici di 007 e i più giovani che si stanno affacciando per la prima volta al mondo dell'agente segreto inglese.
C'è un merito però che va riconosciuto a Mendes, ed è quello di aver saputo gestire con estrema abilità e chiarezza le scene d'azione, mai caotiche o incomprensibili. Lui che diede il meglio di sé in 'Skyfall', opera la cui tecnica resta ineguagliabile per la maggior parte dei blockbuster action, 'Spectre' compreso. Perché si in effetti, non ci troviamo di fronte ai livelli del precedente capitolo, ma è in ogni caso eccezionale. Eccezionale come il commento musicale, potente e bello, immersivo e confacente alla narrazione. Senza dimenticare i spettacolari titoli di testa, accompagnati dal brano 'Writing's On The Wall', di Sam Smith, molto orecchiabile ed elegante nonostante non è 'Skyfall' di Adele, anche se ha vinto Golden Globe e Premio Oscar. Ma ritornando ad alcuni piccoli aspetti negativi (perché ce ne sono), Christoph Waltz (leggendario attore che, con 'Inglourious Basterds' e 'Django Unchained', riuscì a farsi notare dal mondo intero, accaparrandosi pure due Oscar) è stato usato al 50% del suo potenziale, anche se proprio grazie alla sua mimica facciale (non una mente ai livelli diabolici di altri) e all'idea di trovarsi di fronte ad una sorta di "presidente del male assoluto", lo rendono un "cattivo" estremamente carismatico ed emblematico. Daniel Craig, comunque diretto magistralmente nonostante alcuni difetti di sceneggiatura, è perfetto per il ruolo, il suo volto invecchiato, maturato, avvalorandosi del fascino "british" che lo ha sempre distinto, e privo dell'inesperienza che affliggeva se stesso nella precedente trilogia sfiora la perfezione. Ancora non mi spiego come proseguirà senza di lui, compito davvero arduo per il sostituto, dato che ha impersonato in modo straordinario un personaggio incredibilmente carismatico, affascinante e, soprattutto negli ultimi anni, complesso. Sempre per quanto riguarda il cast, e sempre nonostante il sottotono di tante interpretazioni, Léa Seydoux, con la sua bravura e la sua particolare (ed immensa, aggiungerei io personalmente) bellezza, risulta una delle migliori "Bond-Girls" dell'intera saga, sensuale e malinconica allo stesso tempo. Più che ottimo Ralph Fiennes, il nuovo M, molto diverso (caratterialmente parlando) dal personaggio di Judi Dench, la cui presenza si fa mancare e non poco. Niente da dire nemmeno sul cast di contorno, composto da diversi volti già noti (e non), tra cui Monica Bellucci (Lucia Sciarra, incomprensibile in ogni caso la sua "utilità" ai fini della trama e la sua poca, fortunatamente, presenza). Insomma alcuni problemini, come l'attenzione del regista per la sceneggiatura che cala abbastanza nella seconda parte, anche se la regia e il montaggio di Mendes risultano, ancora una volta, eccellenti, puliti e mai confusionali, tecnica (quasi) perfetta per un film di questo tipo, perché c'è molto da ricordare, oltre alla già citata sequenza d'apertura, l'inseguimento in auto a Roma, il finale (forse non eclatante come ci si potrebbe aspettare, addirittura troppo sbrigativo e poco approfondito) a Londra e i diversi richiami al passato, come l'Aston Martin d'epoca e il Vodka-Martini, ovviamente, agitato e non mescolato. In definitiva perciò nonostante la pellicola abbia i suoi difetti resta un gran bel film che consiglio a tutti, amanti e non amanti della saga (ne facessero di film così tutti i giorni!). Voto: 7,5