Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/10/2016 Qui - Il volo del falco (Aloft), pellicola drammatica del 2014 scritta e diretta da Claudia Llosa, regista di origini peruviane. Ed è un toccante dramma che racconta la difficile storia di un figlio alla ricerca della madre, Nana (interpretata da una straordinaria Jennifer Connelly, una delle donne più belle al mondo), una donna in difficoltà, che vive in un luogo desolato, con due figli, di cui uno affetto da disabilità mentale, conseguente a una malattia debilitante. Parallelamente a questa storia, la regista ci trasporta nel presente dove assistiamo alla vita grigia e piuttosto infelice di Ivan (interpretato dal bravissimo Cillian Murphy) ormai sposato e padre di famiglia. Un giorno Ivan viene avvicinato da una giovane reporter francese (Ressemore, la stupenda Mélanie Laurent) che con la scusa di eseguire un documentario sui falchi (da lui allevati e ammaestrati, spunto di interessante e di bellezza sia visiva che umana, d'altronde il titolo è esplicativo) lo convincerà a intraprendere un viaggio all'estremo nord del paese per ricongiungersi con la madre che non vede da più di vent'anni e organizzare un incontro faccia a faccia tra i due che li farà riflettere sulle loro vite. Tra loro infatti c'è stata una frattura (che si accentuerà col passare del tempo), e nel dipanarsi della storia, tra un balzo nel passato e l'altro, si scoprirà che alla base di questa frattura ormai incolmabile tra Nana e Ivan c'è un incidente stradale causato dallo stesso figlio. Un incidente che costò la vita al fratello più piccolo e malato. Nana per questo si era rivolta disperata ad un rinomato guaritore, ma durante il percorso per raggiungerlo il falco di Ivan, Inti, provocò un incidente e venne abbattuto. In seguito spinta anche dal sedicente guaritore e convinta di possedere egli stessa doti guaritive, decise di abbandonarlo (senza troppi sensi di colpa o preoccupazioni a carico) poiché la convivenza tra loro divenuta sempre più tesa e conflittuale, segnata anche da bruschi dialoghi e accuse rivolte l'una all'altro, era ormai arrivata ad un punto di non ritorno.
Il volo del falco è un film intimista, un raffinato ritratto di un dramma famigliare che si distacca dal resto dei lungometraggi dalla stessa tematica soprattutto a causa della sua ambientazione. Dalle prime alle ultime scene, la pellicola si svolge in mezzo a lunghe distese di ghiaccio e boschi innevati di un luogo non meglio precisato, instillando un forte senso di suggestione, per la magnificenza dei luoghi naturali (sembra addirittura svolgersi in un futuro distopico), ma anche di freddezza e distacco che permeano l'intera pellicola. Il tema del distacco è d'altronde ricorrente nel suddetto film, quasi a servire da leitmotiv, e segnerà più volte i risvolti individuali della vita dei protagonisti. La trama, essenziale e drammatica quanto basta, segue attraverso l'intrecciarsi di due livelli narrativi differenti (passato e futuro, flashback e flashforward) la storia di Nana e Ivan. Il film, dunque, si presenta come un prodotto di stile e di qualità, che senza raddolcire troppo i passaggi narrativi mette in piedi un drammatico conflitto famigliare, ma che nonostante le forti motivazioni non riesce mai a risultare pienamente un prodotto incisivo e memorabile. L'impegno c'è e si vede, abbiamo a che fare con un prodotto curato nei minimi dettagli, dalla gelida ed evocativa fotografia naturale del luogo, all'interpretazione intesa e magnetica della Connelly (in splendida forma). Sfortunatamente però il film fallisce nel trasmettere le complicate ed instabili emozioni vissute dai protagonisti. Complice forse un'ostentata, e peraltro immotivata, freddezza emotiva dimostrata dai personaggi di Nana e Ivan, entrambi rilegati ad un inflessibile rigore sentimentale, ovviamente in piena armonia con l'ambiente che li circonda. Molto interessante è invece l'approccio che il film tenta di accennare tra la superstizione, riti di guarigione e autosuggestione. Alcune scene sono in bilico tra il reale e surreale, tra l'onirico e il concreto ed ecco perché risultano di forte impatto visivo. L'intera pellicola riecheggia aspetti mistici ed evocativi inquadrati nella disperata ricerca della donna di guarire il figlio seguendo pratiche non ortodosse, affidandosi ad autoproclamati curatori e al ricongiungimento con la natura più intima e selvaggia. Ma nonostante queste buone premesse il prodotto finale si rivela piuttosto scoordinato, algido e meccanico. Gli attori, nonostante l'indubbia bravura, non riescono difatti a risollevare il peso della pellicola, schiacciata da alcuni degli intrecci che si vengono a creare tra i protagonisti che risultano alquanto forzati e inverosimili. La risoluzione finale poi, comunque emozionante, è ben lontana da risultare catartica. Madre e figlio si ritrovano a tu per tu dopo molti anni e dopo aver elaborato il dolore e il lutto per la perdita, ognuno a seconda della propria prospettiva, si confrontano rabbiosamente. Insomma un melodramma che affascina ma non riesce a coinvolgere mai pienamente. La scena rubano l'ottima scenografia e fotografia nonché le suggestive scene con protagonista il falco. Per il resto la regia si districa freddamente in un abile incrocio tra passato e presente. L'intento di indagare ancora una volta all'interno dei fragili equilibri famigliari riesce soltanto in parte e la pellicola viene penalizzata da un finale rigorosamente composto e formale che non fa emergere alcun aspetto risolutivo del travagliato rapporto Nina-Ivan, lasciando un retrogusto di amarezza e incompletezza. In definitiva si tratta di un buon film, delicato e poetico, che poteva certamente risultare ottimo se trattato diversamente. Voto: 6,5
Nessun commento:
Posta un commento