venerdì 8 febbraio 2019

Annie: la felicità è contagiosa (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/10/2016 Qui - Il famoso show vincitore di ben sette Tony Awards a Broadway (Little Orphan Annie), diventato un film classico per i bambini degli anni Ottanta, viene riproposto in chiave contemporanea dal regista Will Gluk con il titolo Annie: la felicità è contagiosa. Non siamo più negli anni '30 ma nella New York contemporanea, Annie non è orfana ma una bambina data in affidamento, tranne questi piccoli cambiamenti ciò che rimane dell'originale è la solarità e l'ottimismo della protagonista il cui sorriso contagioso ci accompagna per tutta la durata del film. Un film (prodotto, tra gli altri, da Jay-Z e Will Smith) che però è il remake di un film del 1982 diretto da John Huston (che non ho visto ma che non fu comunque un successo). In ogni caso Annie: la felicità è contagiosa (2014) è un musical, genere che non tanto apprezzo, ma che si lascia vedere, anche se a tratti, si ha l'impressione che sia una parodia, che raggiunge delle punte di cattivo gusto tali da sfiorare il sublime, con numeri coreografati alla bell'e meglio e attori, pur bravi quasi in blocco, lasciati allo sbaraglio in una storia che mescola piuttosto disinvoltamente diversi temi anche molto attuali e di sicuro interesse, come l'uso dei social network, che creano dal nulla fenomeni virali, il riccone che si sente solo, la piccola povera ma, in un certo senso, felice, ha anche elementi della fiaba (la strega cattiva, impersonata da Cameron Diaz, che nemmeno vestita in maniera pacchiana e con un trucco pesante riesce a non essere bella) nonché di critica sociale, ma ha dalla sua canzoni orecchiabili (la colonna sonora è infatti curata dal produttore Jay-Z, che ripropone cover delle musiche originali del film del 1982) cantate di volta in volta dai vari membri del cast (fortunatamente non tradotte in italiano ma sottotitolate).
Ma entriamo meglio nella storia, aggiornata ai tempi nostri, dell'orfanella Annie (Quvenzhané Wallis, dinamica ed esplosiva), qui afroamericana, che passa dall'affido della perfida Hannigan (Cameron Diaz, artista frustrata col vizio dell'imbroglio e della bottiglia), per puro caso (salvata dall'uomo per strada), sotto la tutela delle capienti braccia del milionario Will Stacks (Jamie Foxx, facoltoso ed egoista magnate della telefonia mobile), candidato sindaco di New York, che vorrebbe sfruttare l'occasione per vincere le elezioni. Il gesto eroico di Benjamin infatti accresce la sua popolarità e accende fantasia e ambizione del suo cinico press agent. Su suo consiglio, Benjamin accetta di prendersi cura della ragazzina ma quello che doveva essere un movimento filantropico strategico emergerà presto un sentimento sincero e tutto prenderà una piega differente. Annie: la felicità è contagiosa è quindi un film dolce, sensibile, profondo (ovviamente scontato), e anche se non è uno di quei film che ti appassionano per la suspense è bello, anche piuttosto originale, perché senza cercare di guardare nel razzismo o in simili che non c'entrano molto, il messaggio di amore, ottimismo e gioia di vivere di questa commedia allegra c'entra l'obbiettivo, anche grazie a performance vocali e coreografie discrete e un cast buono. La palma della migliore del cast va ovviamente alla piccola stella emergente Quvenzhané Wallis che interpreta la Annie del titolo, già ammirata (e premiata, la persona più giovane a essere stata candidata come miglior attrice agli Academy Award) per Re della terra selvaggia e al suo secondo successo personale, nonostante i soli undici anni al momento del film, dotata oltretutto di una gran bella voce. Ottima performance anche quella del premio oscar Jamie Foxx, di Rose Byrne (segretaria tuttofare di Will Stack, nonché di lui innamorata), Bobby Cannavale (attore poliedrico, straordinario in Vynil), astuto spin doctor sempre del milionario ed infine Cameron Diaz, nei volgari panni della strega cattiva, che ovviamente nel finale, si ravvederà, in alcune scene sopra le righe, ma complessivamente gradevole (immeritata candidatura ai Razzie Awards) ed autoironica. Insomma un film interessante, simpatico e dinamico, ma consigliato agli amanti del genere. Voto: 5,5