Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - Ruth & Alex: L'amore cerca casa (5 Flights Up) è una commedia immobiliare (testualmente così definita) che racconta anche la storia d'amore di una coppia interrazziale, che dura da oltre quarant'anni, da quando Alex ha varcato la soglia della nuova casa a Brooklyn, con Ruth in braccio, appena sposi, come vuole la tradizione, per poi viverci felicemente, lui pittore talentuoso e lei insegnante, riempiendola di oggetti e rendendola sempre più confortevole. All'inizio del film Ruth è in pensione ma vivacissima e piena di interessi (perfetta nel ruolo Diane Keaton), Alex (uno straordinario Morgan Freeman) superate alcune difficoltà sociali, con il cambiamento dei gusti delle nuove generazioni, non dipinge più tanto per mestiere, ma ha conosciuto la notorietà e ha fatto tanta esperienza di vita, da sprigionare buon senso, serenità e amore per Ruth e per il cane Dorothy che rimpiazza i figli che non hanno potuto avere. Comincia, però ad affiorare il problema dei cinque piani di scale ripide che in prospettiva non sono l'ideale per una coppia matura e, visto che la rivalutazione del quartiere è stata notevole, potrebbero vendere la loro casa molto bene e prenderne una a Manhattan, più comoda, con ascensore. Di tutta la faccenda si incarica Lily (una ipercinetica Cynthia Nixon), una scatenata nipote che fa l'agente immobiliare. In pochi giorni le stranezza delle visite aperte che riempiono la casa di persone che per diritto esplorano ogni angolo, l'assillo della modalità di vendita all'asta (fare un'offerta cui in tempi stretti deve seguire la decisione dei venditori) la vita dei nostri perde i ritmi e svela un cinismo che Alex, in realtà poco convinto, prevedeva. Ma un'attentato terroristico rischia di abbassare il valore degli immobili e le decisioni potrebbero prendere altre strade. In apparenza il film (del 2014) sembra una commediola dagli "usati sicuri" (Keaton e Freeman) e potrebbe essere una pièce teatrale (tratto, in realtà, da un romanzo), ambientato in poche stanze e qualche fugace esterno newyorkese, ma nonostante la leggerezza del film, in realtà la pellicola distribuisce parecchi sgradevoli pugni nello stomaco, subito si ammala di brutto l'adorata cagnolina e il taxi che la deve portare in clinica resta bloccato in un immenso ingorgo tra i lamenti della bestiola (chi possiede un animale non penso che si diverta a questa scena). Intanto un 'terrorista' minaccia di far esplodere una bomba nel centro della città (argomento al momento molto spinoso). Nel frattempo che il cane guarisca e che il terrorista venga arrestato passano 90 minuti in frenetiche e angoscianti trattative per vendere la casa e acquistarne un'altra, con un viavai di potenziali acquirenti cinici e disturbati che dovrebbero rappresentare lo specchio della società. In mezzo a ciò flashback del passato dei protagonisti: mancata maternità, discriminazione razziale, difficoltà a trovare lavoro.
Il film fotografa in maniera realistica una generazione che accarezza l'idea del cambiamento per puro snobismo, senza necessità né convinzione ideologica. Il film stesso è un'opera in cui ciò che accade non è mai dettato da necessità narrativa ma soltanto da puro ozio creativo. Costruito con delicatezza e un pizzico di furbizia per meglio commuovere e meglio favorire l'identificazione dello spettatore comune, ruota incessantemente attorno al denaro, al suo conteggio particolareggiato, per poi alzarsi "nobilmente" al di sopra dello stesso e abbracciare la filosofia della stasi e della conservazione a oltranza. Morgan Freeman e Diane Keaton sono perfettamente in parte, comodi come a casa propria, ma, specie sullo schermo, credibilità e verità non sono per forza sinonimi. Un film perciò piacevole e leggero (forse troppo), una storia semplice e lineare, dai dialoghi ben costruiti e situazioni che coinvolgono lo spettatore nella ricerca di una nuova abitazione difficile da trovare. In realtà la ricerca è quella dell'accettazione di una anzianità scomoda ma inevitabile che però gode di una condivisione profonda dell'amore di sempre. I coniugi, sostenendo a vicenda i loro desideri con sentimenti di grande affetto e complicità, trovano la soluzione più ovvia continuando a vivere "su e giù per le antiche scale". Il problema è che non c'è dramma, non c'è climax, nel quieto dispiegarsi delle loro certezze, che stanno tutte fra le quattro pareti dove hanno sempre vissuto, dove forse vogliono morire. Il finale infatti lascia tutto come prima, si continua a vivere nella vecchia casa finché il cuore non cede. Se non fosse per i due attori vi consiglierei di lasciar perdere perché in fin dei conti è un film quasi inutile anche se bello e interessante. Solo grazie alla loro recitazione che sottrae più che complicare, rendono i fatti, non speciali, seguibili con empatia, anche grazie alle piccole sotto-trame che alzano il potenziale di attenzione di quei pochi giorni, soprattutto una emergenza sanitaria che colpisce il cane e preoccupa la coppia, al punto da riacquistare una nuova coscienza di chi sono e che hanno fatto e della vera scala delle priorità affettive, come quelle dei ricordi della loro vita, che pochi e garbati flash-back mostrano. Un film perciò furbo ma godibile. Voto: 6
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