Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2016 Qui - I fiori della guerra (The Flowers of War) è un drammatico film di guerra del 2011, adattamento del romanzo 13 Flowers of Nanjing della scrittrice sino-americana Geling Yan. Questo film è preceduto però da tre premesse importanti, la regia di Zhang Yimou, uno dei maestri orientali più significativi, l'enorme budget (90 milioni di dollari), fra i massimi messi a disposizione di un film cinese e l'insolita partecipazione di Christian Bale, uno degli attori migliori nel panorama hollywoodiano odierno. Ma a conti fatti, delle tre premesse solo l'ultima ha dato buoni frutti, Bale è ispiratissimo, ma di fatto predica nel deserto e la sua interpretazione viene esaltata eccessivamente dalla pochezza altrui. Anche se la vera delusione va vista nella povertà della trama (vicenda alquanto improbabile, e portata sullo schermo con qualche artificio di troppo), la quale pur partendo da una base interessante finisce presto per incanalarsi su binari convenzionali e prevedibili. Ci si prepara a un kolossal epico, e invece si finisce con un comune melò stranamente simile a uno sceneggiato RAI, senza alcuna epicità. Tuttavia sceneggiatura e regia riescono a sviluppare la storia con accuratezza narrativa e convincente drammaticità. Zhang Yimou ce la racconta infatti con sincero trasporto emotivo, affidando felicemente a Christian Bale il compito di reggere le fila di un complotto umanitario che, in fondo, è già, di per sé, un'originale opera di messa in scena cinematografica. I fiori della guerra parte infatti da un presupposto significativo e sconvolgente, quello del Massacro di Nanchino, avvenuto in Cina nel 1939, durante l'occupazione della città da parte dell'esercito giapponese. Un esercito che commise infinite atrocità (stupro, violenza e uccisione), soprattutto sulle donne. Da qui si sviluppa la narrazione di una pellicola dalle due anime, quella poetica e onirica della tradizione filmica cinese e quella dell'epopea di guerra tipicamente hollywoodiana, con un eroe (il tipico eroe) che nasce come avventuriero e si trasforma in coraggioso paladino man mano che la storia si evolve.
La storia di un occidentale, truccatore di cadaveri e becchino che arriva ad un collegio cattolico dove il sacerdote a capo della scuola è appena morto e dove le giovanissime scolare, sfuggite alle bombe e alle pallottole sono affidate alla cura di un ragazzino adottato anni prima dal sacerdote. Di lì a poche ore all'eterogeneo gruppo si uniscono un gruppo di variopinte prostitute in cerca di un nascondiglio, portando scompiglio e gelosie fra le allieve. I violenti combattimenti sono realistici, crudeli, fatti di spietate esecuzioni ed atti di eroismo, ma nel chiuso del collegio, nascoste in cantina, si confrontano le realtà dolenti delle prostitute bambine e le paure infantili delle bambine bambine, le prime truccate, colorate, vitali ed allegre nonostante il loro passato, le seconde nelle loro grigie uniformi, spaventate dal futuro. fra loro un Christian Bale disincantato, che veste l'abito talare per sfuggire ai soldati ma poi lo onora difendendo le bambine e strappandole allo stupro di un gruppo di giapponesi. C'è tutta la poesia e l'eleganza stilistica di Yimou nelle scene più intense, nella grande vetrata colorata che esplode per una bomba, nella coreografia danzata dalle prostitute immaginata da una giovane scolara, nell'artificio che grazie ai cosmetici del truccatore di morti trasforma le prostitute in ragazze ingenue ed innocenti, e c'è tutta la potenza della narrazione bellica nelle scene di guerriglia fra i pochi soldati cinesi rimasti e l'esercito nipponico, c'è anche una certa retorica nella descrizione delle atrocità compiute dai soldati, macchiette dure e impure, ma l'emozione che si respira nel piccolo collegio è vera e profonda, il sogno della fuga e della libertà (fisica e metaforica per le ragazze vendute al bordello quando erano ancora adolescenti e quindi schiave ben prima che la guerra avesse inizio) è accompagnato dal rimpianto di ciò che inevitabilmente si perde quando si abbandona una vecchia pelle, per quanto scomoda essa sia, e la trasformazione dell'avventuriero codardo in eroe capace di sentimenti e atti coraggiosi per quanto stereotipata è classicamente orchestrata e resa piacevole dalla recitazione inizialmente scanzonata di Bale che diventa credibile anche nelle scene più drammatiche. Le contaminazioni occidentali di struttura narrativa e di svolgimento scolastico non ne fanno il capolavoro di Yimou, ma la sua capacità di filmare, di dare respiro ad ogni scena e di ricamare suggestioni ed emozioni rimane intatta, nonostante l'idea di girare il film secondo i dettami di una produzione hollywoodiana ad alto budget con abbondanti dosi di melodramma e sconfinamenti nella soap opera si è rivelata piuttosto penalizzante. I fiori della guerra è però girato con mano elegante, con attenzione al dettaglio e una fotografia sontuosa, ma anche con passaggi improbabili nella trama, toni da propaganda nella rappresentazione dei personaggi giapponesi resi senza alcuna sfumatura, eccessi di patetismo e qualche compiacimento nelle scene più crude degli stupri delle studentesse, dove i soldati nemici sono dipinti come bestie fameliche. Insomma siamo ben lontani dai grandi film dell'autore degli anni Novanta. In ogni caso l'interpretazione di Christian Bale è da mettere all'attivo della pellicola, si impegna difatti con buoni risultati anche se l'alternanza di dialoghi in cinese e in inglese è artificiosa e poco motivata narrativamente. I momenti più toccanti sono garantiti dai confronti fra Bale e l'affascinante Ni Ni, la prostituta dal carattere più forte che sarà testimone della maturazione dell'americano, e la ricchezza della confezione fa passare sopra alle mancanze esposte più sopra, tra cui il finale troppo forzato e neanche tanto conclusivo, poiché non sappiamo che fine facciano tutti. In definitiva film bello, poetico ma privo di pathos e azione. Voto: 6
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