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lunedì 31 luglio 2023

Shadow (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2023 Qui - Ad anni dalla grossolana trasferta hollywoodiana di The Great WallZhang Yimou torna in patria e firma un wuxia sanguinolento, in equilibrio tra rievocazione Kurosawiana e tragedia Shakespeariana sui dualismi. Pur con qualche prolissità nella mezz'ora iniziale e un cast non particolarmente carismatico (l'opera mette al centro di tutto l'ambiguità dei dualismi di luce-ombra, maschile-femminile, realtà-menzogna), il film ne esce bene. L'ennesimo buon film del regista, visivamente accattivante con una fotografia fredda e cupa, una storia intricata quanto basta per dare quel tocco d'imprevedibilità, soprattutto nel finale, e la garanzia di assistere ad una visione coinvolgente, fatta di duelli, combattimenti e intrighi sentimentali. Un buon film, da vedere e apprezzare, forse un gradino sotto rispetto ad altri dello stesso genere realizzati dal maestro cinese, ma ampiamente gradevole e interessante. Voto: 6+

venerdì 14 giugno 2019

The Great Wall (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2018 Qui - The Great Wall (Azione, USA, Cina, 2016): No, da Zhang Yimou proprio non me l'aspettavo un film del genere, un film certamente godibile (anche perché come mero prodotto di intrattenimento, il suddetto funzionerebbe pure, ha una sua logica nella sua illogicità, e mi ha strappato pure qualche sorriso) ma non certo indimenticabile, anzi. Il film infatti, che sembri pescare dalla sua stessa filmografia e che sembri palesemente citare Il Signore degli Anelli e i Power Rangers, che perciò nella sostanza viaggi con il pilota automatico, al di là di alcuni dettagli (scenografie e costumi) importanti, si rivela essere un blockbuster, furbescamente passato per film d'avventura storico ambientato durante il medioevo (ovviamente la grande muraglia di cui si parla è quella cinese, che secondo la pellicola, come vedranno alcuni guerrieri occidentali finiti lì per caso, fu realizzata per tenere lontani non solo i mongoli ma anche qualcosa di più disumano e pericoloso), abbastanza mediocre. Difatti si tratta tristemente del primo "marchettone" (dopotutto si tratta del suo primo film in lingua inglese) del grande regista cinese (sono suoi i bellissimi film Lanterne RosseLa Foresta dei Pugnali Volanti e Hero tra gli altri) che piega il suo talento alle esigenze commerciali hollywoodiane per il solito polpettone tutto effetti visivi e poca sostanza della Legendary che mescola qui wuxia e fantascienza con risultati indigesti. E al netto di una computer grafica che si rivela non propriamente all'altezza, e di creature dal design non proprio originale, ci si ritrova soprattutto a chiedere quale sia la funzione di Willem Dafoe nel film, un film dove tutti i personaggi (da Matt Damon a Pedro Pascal fino alla bella Tian Jiang) sono tagliati con l'accetta e monodimensionali, figli di una sceneggiatura svogliata (e ampiamente prevedibile). Perché certo, le battaglie sono spettacolari e il divertimento non manca, ma tutto è al limite del trash. In conclusione perciò, The Great Wall, è un difettosissimo blockbuster che (se preso per quel che è) riesce a intrattenere il tempo giusto per farsi odiare o per riempire una serata vuota o noiosa. Tuttavia cinematograficamente parlando è poca cosa. Voto: 5+

domenica 27 gennaio 2019

I fiori della guerra (2011)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2016 Qui - I fiori della guerra (The Flowers of War) è un drammatico film di guerra del 2011, adattamento del romanzo 13 Flowers of Nanjing della scrittrice sino-americana Geling Yan. Questo film è preceduto però da tre premesse importanti, la regia di Zhang Yimou, uno dei maestri orientali più significativi, l'enorme budget (90 milioni di dollari), fra i massimi messi a disposizione di un film cinese e l'insolita partecipazione di Christian Bale, uno degli attori migliori nel panorama hollywoodiano odierno. Ma a conti fatti, delle tre premesse solo l'ultima ha dato buoni frutti, Bale è ispiratissimo, ma di fatto predica nel deserto e la sua interpretazione viene esaltata eccessivamente dalla pochezza altrui. Anche se la vera delusione va vista nella povertà della trama (vicenda alquanto improbabile, e portata sullo schermo con qualche artificio di troppo), la quale pur partendo da una base interessante finisce presto per incanalarsi su binari convenzionali e prevedibili. Ci si prepara a un kolossal epico, e invece si finisce con un comune melò stranamente simile a uno sceneggiato RAI, senza alcuna epicità. Tuttavia sceneggiatura e regia riescono a sviluppare la storia con accuratezza narrativa e convincente drammaticità. Zhang Yimou ce la racconta infatti con sincero trasporto emotivo, affidando felicemente a Christian Bale il compito di reggere le fila di un complotto umanitario che, in fondo, è già, di per sé, un'originale opera di messa in scena cinematografica. I fiori della guerra parte infatti da un presupposto significativo e sconvolgente, quello del Massacro di Nanchino, avvenuto in Cina nel 1939, durante l'occupazione della città da parte dell'esercito giapponese. Un esercito che commise infinite atrocità (stupro, violenza e uccisione), soprattutto sulle donne. Da qui si sviluppa la narrazione di una pellicola dalle due anime, quella poetica e onirica della tradizione filmica cinese e quella dell'epopea di guerra tipicamente hollywoodiana, con un eroe (il tipico eroe) che nasce come avventuriero e si trasforma in coraggioso paladino man mano che la storia si evolve.

domenica 30 dicembre 2018

Lettere di uno sconosciuto (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2016 Qui - Lettere di uno sconosciuto è un intenso e drammatico film del 2014 diretto da Zhāng Yìmóu, uno dei cineasti cinesi più importanti e famosi al mondo, regista tra l'altro di Hero e La foresta dei pugnali volanti. Ma questo film al contrario e diversamente dagli altri (come per esempio i "wuxia", cioè i "cappa e spada" asiatici prodotti da lui ultimamente) è una pellicola molto più introspettiva, sempre poetica, ma più personale. Protagonista della pellicola è Gong Li (la sua attrice musa, un'artista che ha interpretato con eleganza, magnetismo e profondità alcuni dei titoli più importanti e rappresentativi del cinema cinese degli ultimi anni). che interpreta un'insegnante che cresce umilmente la figlia Dan Dan, talentuosa ballerina macchiata dalla reclusione del padre Lu (Chen Daoming), oppositore della Grande Rivoluzione Culturale Cinese. Ma quando il padre esce dalla prigionia politica ritrova la famiglia spaccata dall'amnesia di sua moglie che non riconoscendolo continua ad aspettarlo, ma non si arrenderà mai e proverà sempre a far rivivere il loro grande amore. Una storia decisamente importante, purtroppo però a me non mi ha convinto. Certamente la storia d'amore tra i due è comunque molto bella, la storia politica è interessante, ma quello che non mi è piaciuto è stato proprio nelle smorfie, nei gesti che purtroppo il cinema di quelle parti usa spesso, ho trovato ciò alquanto irritante. Indubbiamente è un film comunque romantico e intenso, che emoziona e lascia però un velo di tristezza soprattutto nel finale. Bisogna dire che m'aspettavo qualcosa di diverso, ma nonostante tutto il film vale, certamente vederlo una volta può anche bastare. Voto: 6-