sabato 19 gennaio 2019

Tutti pazzi in casa mia (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2016 Qui - Quante volte, a tutti noi, ci sarà capitato di voler fare una cosa e volersi rilassare volendo ascoltare la propria musica preferita o volendo leggere un buon libro o, comunque, volendo dedicarci a quello che più ci piace ma il mondo intero sembra impedircelo? Quasi come una congiura, un complotto. E la storia della divertente commedia francese Tutti pazzi in casa mia (2014) parte proprio da qui. Michel, dopo essere riuscito a trovare un disco di musica jazz che cercava da anni, si precipita a casa per ascoltarlo. È l'uomo più felice del mondo, e sogna ad occhi aperti il momento in cui si distenderà sul divano e si assaporerà un'ora di buona musica. Ma, ahimè, tutto e tutti non gli consentiranno di fare ciò, facendo diventare il protagonista sempre più nervoso (e insofferente) con il passare dei minuti, e regalando a noi spettatori diverse situazioni divertenti. Ma non tutto il male verrà per nuocere facendo riscoprire al protagonista il valore degli affetti. Non disturbare un'ora di tranquillità (titolo come sempre massacrato dai geni della titolazione italiana), tratto dalla omonima commedia teatrale di Florian Zeller è diretta dal regista Patrice Leconte, che gira con un occhio solo la solita, perfetta, commedia borghese degli equivoci. Il regista infatti come è solito ormai il cinema francese utilizza formule e cliché collaudati, ma come sempre riesce ad assicurare lo stesso risultato, ridere e divertire. Perché i francesi ancora una volta dimostrano di saperci veramente fare, una commedia (come questa) è difatti l'esempio più lampante degli automatismi raggiunti dal modello francese, grazie anche ad una maggiore sinergia con il teatro, fucina di molte sceneggiature. Comunque anche se l'idea di partenza non è male e anche se scorre molto veloce (la durata è infatti inferiore agli 80 minuti), lo sviluppo, invece, è decisamente velleitario, esile come la trama, sebbene le situazioni rappresentate siano portate un poco all'estremo e pertanto rendano il film assai inverosimile.
Alcune gag divertono, ma sono casi isolati (certo l'amante chiusa in ascensore con Rossy De Palma o il figlio fancazzista integralista di sinistra ci scuotono un po', ma questa commediola è davvero poca cosa). La sceneggiatura è una successione di accadimenti che non risultano di nessun interesse (anche se diverse scene grottesche, ciniche e divertenti appassionano), e solo raramente sono comici. I comprimari sono sgradevoli, in primis l'inquilino invadente. Insomma, esso non costituisce la migliore opera del regista Patrice Leconte che in passato ha fornito invece al pubblico pellicole di maggior spessore (La bottega dei suicidi, Il mio migliore amico), e per quanto nell'insieme essa risulti piacevole a guardarsi, bisogna rimarcare che tutto il suo valore poggia principalmente sull'attore Christian Clavier che bene (benissimo) impersona la nevrosi crescente di un uomo comune avente diritto ad un sabato pomeriggio da trascorrere in completo relax. Tutto, troppo, ruota intorno a lui, (però ci sta come nel simpaticissimo Non sposate le mie figlie!), molto bravo difatti a mostrare la sua insofferenza, la sua agitazione e la sua rabbia per quello che stava accadendo intorno a lui, ma tutti gli altri attori di contorno, dalla bella e brava Carole Bouquet nella parte della moglie, a Valérie Bonneton (Tutta colpa del vulcano) in quella dell'amante, a Rossy De Palma (Julieta, Gli amori spezzati) in quella della domestica, ecc., non spiccano in maniera preponderante rispetto a Clavier, divenendo così delle semplici macchiette e nulla di più. In ogni caso però il film funziona, personalmente, ho trovato molto simpatica la prima mezz'ora del film, sin dall'inizio. Le due scene che più mi hanno fatto ridere sono quando la governante, Maria, fa rumore con il naso, e quando il vicino di casa (Pavel) cerca di parlare in polacco con l'operaio che (rumorosamente) sta facendo i lavori nell'appartamento di Michel. Verso il finale invece, la pellicola si fa fin troppo grottesca e tende ad esagerare un po', anche se proprio il finale, la scenetta conclusiva del protagonista con suo padre (personaggio fino a quel momento nemmeno nominato) è di gran lunga la parte più seria e adeguata di tutto il film, uno sketch non esilarante ma centrato e perfettamente posizionato al termine dell'infernale mattinata. Proprio per questo allora il finale, che pare preso da un altro film, tanto è sensibile, inventivo e diverso, rivaluta una pellicola comunque buona e divertente per larga parte. Una farsa adattata felicemente al medium, molto ben recitata e trasportata. Si ride, e parecchio, a patto di non aver pregiudizi di sorta (contro i francesi s'intende). Film, perciò, consigliato a chi vuole assistere ad una pellicola divertente, leggera, spassosa, ben interpretata e originale. Una buona commedia come non se ne vedono molte, in giro, pulita, coerente, misurata, che merita di essere vista, anche se forse non necessariamente al cinema (tanto non c'è più), ma in televisione o in streaming sì eccome. Voto: 6