Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/09/2016 Qui - Una promessa (A Promise) è invece, al contrario del precedente, un film decisamente più romantico, intenso e bello anche se leggermente prevedibile, perché la storia che viene raccontata è delicata, dolce e sensibile ma non del tutto originale. Il film (del 2013) che difatti si basa sulla novella Il viaggio nel passato (Reise in die Vergangenheit) di Stefan Zweig, diretto da Patrice Leconte, regista poliedrico e molto famoso in Francia (il suo ultimo lavoro è Tutti pazzi in casa mia), racconta di un giovane appena laureato in chimica siderurgica, con origini modeste, Friedrich Zeitz (interpretato dal bravo Richard Madden ex de Il trono di Spade) che nella Germania pre-grande guerra diventa il braccio destro del magnate Karl Hoffmeister (interpretato dal compianto Alan Rickman), proprietario di aziende siderurgiche. Quando le condizioni di salute di Hoffmeister peggiorano, Friedrich Zeitz si trasferisce a casa Hoffmeister per agevolare il lavoro. Così Friedrich fa la conoscenza della giovane moglie di Hoffmeister, Charlotte (la bellissima Rebecca Hall), una donna molto più giovane del marito, bella e riservata. Egli immediatamente si innamora di lei ma lotta con i suoi sentimenti credendoli (erroneamente) non corrisposti. Proprio quando i due dichiarano finalmente il proprio amore, Friedrich deve lasciare il paese per rappresentare Hoffmeister in Messico. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo tiene lontano dalla Germania per un lungo periodo di tempo. Solo dopo la fine della guerra e la morte di Karl Hoffmeister, Friedrich e Charlotte riusciranno a ritrovarsi.
Il film perciò come è ovvio, è un (melo)dramma su un amore che diventa irrimediabilmente impossibile per quanto intenso e travolgente fosse al principio, anche se il film racconta dell'amore più platonico che fisico. Una storia forte e passionale, fatta di sguardi, di parole, di momenti condivisi e di attrazione quasi istintiva. Ci si aspetterebbe quindi un mélo tradizionalissimo e infallibile, date le premesse, ma il dramma dell'amore impossibile, per respirare, necessiterebbe di conflitto, passione, disperazione. Invece i due protagonisti s'attraggono per dovere di script, ma senza alchimia visibile, mentre un Alan Rickman stanco (e pur sempre impeccabile) li osserva bonario da lontano, rassegnato a vedersi soppiantare più per regole narrative che per l'irruenza irrefrenabile del desiderio. A Promise fa dell'intensità e della sensualità velata i suoi cavalli di battaglia, è infatti un'opera che si costruisce su non detti, su tocchi impercettibili, su baci troncati sul nascere e sull'idea di attesa ma limita le emozioni e la ingabbia in un continuo gioco di virtuosismi verbali e fotografici, facendo così risultare spesso il film artefatto e stantio. Comunque nonostante non riesca nell'intento di catturare l'attenzione e nonostante in definitiva, finisce per non dire proprio nulla, a nessuno, il film è piacevole, godibile e bello. Voto: 6