Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/09/2016 Qui - Tracers è un mediocre, poco interessante e non eccezionale (anche se piacevole) film d'azione del 2014 diretto da Daniel Benmayor, perché il film anche se (in parte) originale nel racconto non convince in tutto e non coinvolge in quasi niente. Non solo perché incentrato sulle scene in cui il movimento è un'alta attività acrobatica, il parkour, disciplina che è destinata a gruppi isolati che sono uniti quasi come nuclei familiari, in cui condividono pensieri e azioni per recuperare la fiducia persa nella società e in se stessi, come fosse una filosofia di vita, ma perché la storia del bravo ragazzo che ha un lavoro che gli offre uno scarso reddito il quale non gli permette di essere puntuale nel pagare l'affitto a una madre con tanto di bravo figlio è nota, il fatto che il suddetto ragazzo debba rivolgersi a degli usurai piuttosto minacciosi per avere denaro è scontato, che nasca l'amore per una fanciulla che ha ed ha avuto i suoi bravi problemi non è nuovo, che sia poi necessario decidere se riscattarsi o no da tutto ciò è altrettanto déjà-vu. Dove sta allora la variante? Sta nel fatto che il regista si è studiato bene il metodo per girare film in cui un'attività sportiva particolarmente acrobatica sta al centro della narrazione e (nonostante i quattro che si sono messi a scrivere una sceneggiatura per la stesura della quale forse uno solo avrebbe avuto più fantasia) ha deciso di puntare sulle scene in movimento che hanno una loro indubbia efficacia. La storia è comunque semplice e attuale perché include i problemi dei giovani per la sopravvivenza, come quelli di Cam, pony espress (come Joseph Gordon-Levit in Senza Freni), il protagonista del film, interpretato da Taylor Lautner, proveniente dalla saga di Twilight, ma con minor fortuna degli altri, poiché si ritrova in questo film che si limita a ripercorrere strade narrative già ampiamente tracciate e ri-rivisitate senza un motivo preciso. Bike messenger di New York, Cam è difatti il migliore su due ruote ma è in debito con una banda di criminali mafiosi.
Ma quando si imbatte nella sconosciuta e sexy Nikky (Marie Avgeropoulos, davvero bellissima e sensuale), Cam viene immediatamente sedotto da lei e dall'emozionante mondo del parkour, tanto da riuscire a rivederla ed entrare nel gruppo di cui lei ed il fratello fanno parte e che si applica alla pratica sportiva ma anche ad azioni illegali. E mentre i colpi si fanno sempre più grossi e rischiosi e il capo della gang, Miller, che tiene legata a sé Nikki, è sempre più intransigente, Cam sente sempre più in pericolo la sua vita e quella della ragazza e vorrebbe uscirne ma...si verificheranno colpi di scena e snodi narrativi spesso immaginabili (così per dire). Comunque il film è lineare e il regista è notevole nel riprendere da tutte le prospettive le azioni in movimento, perlopiù con camera a mano, privilegiando la disciplina atletica, e anche se le non amalgama benissimo con gli atti criminali, e nonostante qualche protagonista si perda per strada e i momenti gangster facciano sorridere, Tracers è tra i migliori prodotti del recente action acrobatico. Le scene più spettacolari sono infatti girate sui tetti e tra i grattacieli di New York senza controfigure, con la consulenza di una squadra di stuntman diretta da Gary Powell (impiegato nel moderno 007 e altri film). In ogni caso che piacciano o meno, gli attori sono relativamente credibili (tranne Taylor Lautner, con la sua faccia da bravo ragazzo fa simpatia, ma non ha una grinta o un elemento di fascino) nei loro problemi esistenziali e ammirevoli negli spericolati salti e corse che fanno per tutto il film, anche se l'intreccio e sviluppo psicologico dei personaggi procedono per stereotipi ma è il tributo che va pagato a un genere rispecchiato anche nella colonna sonora breakbeat e progressive e nell'indiavolato ritmo del montaggio. Infine rispettata la confezione, Benmayor punta tutto sull'effetto sorpresa di un colpo di scena nevralgico ben scritto e sul carisma innegabile del corpo di Lautner, ottima anche la fotografia. Un film perciò interessante e minimamente coinvolgente ma il problema principale è che per un film che non sia un documentario sulla specifica disciplina ci vorrebbe però qualcosa in più. Un po' più di un documentario sul parkour, un po' meno di un vero film, ma comunque un intrattenimento dignitoso. Voto: 6
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