Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - Spring non è assolutamente un film horror ed etichettarlo in questo modo può trarre in inganno, non siamo infatti di fronte a scene di sangue o di terrore, non può definirsi tale quindi un film solo per aver proiettato qualche immagine cruenta (o a mio avviso disgustosa). Ma questo lo sapevo già, visto i film che Midnight Factory manda in onda (questo il 12 luglio, ovviamente su Rai4), ovvero thriller mascherati con sfumature decisamente dark, in tutti in sensi. Spring (del 2014) è difatti un film drammatico/sentimentale con scene di fantascientifico e soprannaturale. Il film, diretto da Justin Benson e Aaron Moorhead, racconta di un giovane uomo Evan (Lou Taylor Pucci), in crisi personale (la madre malata muore) che scappa dagli Stati Uniti per andare da qualche parte in Europa e, scegliendo una destinazione a caso, arriva in Italia, e più precisamente in Puglia, nell'idilliaca città di Polignano a Mare. Qui, vive una scintillante (e romantica) storia d'amore con una ragazza che però nasconde un oscuro (mostruoso) e primordiale segreto, che mette in pericolo sia il loro rapporto che la loro vita. Spring perciò è un film abbastanza atipico ma che nonostante la 'povertà', non tanto nella sceneggiatura (questo anzi è un pregio e una cosa originale), ma nei contenuti, sorprende e pur nella sua imperfezione riesce a farci sognare e innamorare almeno un pochino come solo le grandi storie riescono a farlo. Film con molti dialoghi ed interessanti, ma nello svolgimento delle azioni il film si dimostra appunto "povero", alle volte quasi come se i produttori non sapessero nemmeno bene loro cosa vogliono far trapelare o come vogliono proseguire. La durata è di 100 minuti, la maggior parte dei quali però utilizzati come premessa o come introduzione al tema centrale. Lo scopo è quello di far crescere la curiosità negli spettatori, ma ciò ha l'effetto opposto, cioè di raffreddarli, almeno personalmente ovviamente. Dopo infatti la scoperta traumatizzante del ragazzo, il film inizia a scorrere veloce, quasi a voler chiudere il prima possibile la pellicola. E l'esito positivo del film si giocava proprio sul come sarebbe proseguito dopo la imbarazzante scoperta, e la risposta che ci fornisce il film è a mio avviso banale e sbrigativa.
Comunque va dato merito alla messinscena (di Benson), con le meravigliose riprese aeree (i droni offrono delle possibilità espressive incredibili), inquadrature 'morbide' su di una bellissima fotografia (di Moorhead) poco contrastata tutta giocata sui toni tenui. Girato a quattro mani, l'opera aggira i cliché, sfruttando e non subendo (ed era ora) le locations, lasciando che le parole creino un climax unico come nell'indimenticabile finale, prevedibile ma girato alla grande. L'Italia infatti è fotografata inaspettatamente in maniera realistica, anche considerando i soliti cliché che in ogni caso non mancano mai, ma il regista fa più delle produzioni hollywoodiane e nostrane in questo senso, girando il tutto in una Puglia da cartolina ma allo stesso tempo abbastanza veritiera (anche se in una scena sono rimasto sconcertato, ovvero quando il vecchio contadino dice che la terra è fertile grazie al vulcano, ma quale vulcano se stai a Polignano?). I due personaggi principali (tra cui la splendida Nadia Hilker) perfettamente abbinati hanno un approccio informale che rende la loro storia scorrevole ed interessante. Il film varia tra una parte di suspense e una parte verbosa sentimentale sceneggiata in maniera intelligente e brillante. Tuttavia ci sono anche dei limiti, che vengono fuori maggiormente pensando alla parte fantascientifica che viene legittimata tramite spiegoni che non si incastonano perfettamente con il contesto. Comunque anche se all'apparenza il film ripropone, invertendo il tema de La Bella e la Bestia, è raccomandabile per gli amanti del romance con un pizzico di fantasia in più. Visionario, perso, suggestivo, un bel esempio di 'diversamente' horror (o love story, fate voi...), come vanno di moda oggi. Magari con una sceneggiatura più costante sarebbe stato meglio. Voto: 6
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