venerdì 8 febbraio 2019

Partisan (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2016 Qui - Partisan è un crudo e potente film drammatico del 2015, diretto dal regista australiano Ariel Kleiman, al suo debutto, che ha come protagonista principale il bravissimo Vincent Cassel, ormai abituato a rivestire i più svariati ruoli e, principalmente, quelli di cattivo, ma quello che interpreta in "Partisan" risulta alquanto singolare (come in parte anche ne Il racconto dei racconti) e come, del resto, tutta la vicenda narrata. Un uomo che ha costruito in una squallida periferia una sorta di nascondiglio ben nascosto e ben protetto dal resto della società in cui ha deciso di prendersi cura ed educare dei bambini nati da madri probabilmente in condizioni disagiate poiché o violentate o abbandonate dai propri compagni. In questa sorta di strano e singolare microcosmo egli provvede a tutto, cibo, giochi, una sorta di istruzione più che altro basata sulla pratica ed altre necessità varie, inoltre egli vi ospita anche le suddette madri in modo tale che i bambini non siano da loro separati affettivamente e fisicamente e rivestendo invece lui stesso il ruolo di padre per tutti. Il suo scopo è quello di addestrare i piccoli al fine di fare loro commettere degli omicidi nella società contemporanea (non si sa se per motivi di vendetta od altro) e di trasformarli in pratica in un suo personale piccolo esercito di soldati ai suoi ordini. Gregori ha un fare suadente, è generoso, è un padre attento e affettuoso ma contemporaneamente un despota assoluto che non ammette alcuna trasgressione alle sue regole, nessun dubbio rispetto alle sue verità. Ma pian piano dopo un paio di episodi curiosi Alexander (quello più intelligente e sensibile degli altri e per il quale l'uomo nutre una simpatia particolare) si ribella (poiché quasi sempre con la forza e con le minacce non si va da nessuna parte) ed inizia ad avere dubbi sulla sincerità e correttezza del patrigno (trovando sbagliati e troppo autoritari i suoi insegnamenti) specialmente nel momento in cui si sente responsabile del futuro del fratellino Tobias per il quale cerca alternative di vita. Ciò porterà ovviamente i due a svariati scontri sino all'inevitabile tragico epilogo.
Partisan, che parte dalla base di una storia alquanto assurda ed irreale, ma altamente metaforica che induce lo spettatore a riflettere, è però un film discontinuo e abbastanza strano. Questo perché nonostante l'interessante tema proposto, ovvero della povertà e del non futuro, non ha mordente e non emoziona come invece ci si aspettava. La storia certamente è davvero molto cruda e intensa anche se durante tutta la pellicola le azioni violente o cattive qui non ci sono. Comunque anche se è fin troppo chiaro ed esplicito che questo sia un inno alla libertà ed all'indipendenza, il film non ha mai un punto di rottura (solo alla fine) e nonostante questo futuro quasi distopico mette ansia, non coinvolge e non regala un emozione. Però l'ambientazione squallida e fatiscente in cui il padre con le numerose mogli e figli vive, tesa quasi a sottolineare il fatto di fare parte di un mondo a se stante ed alquanto assurdo è probabilmente la cosa più efficace di tutte, sopratutto per la presenza dell'attore Vincent Cassel che ben sa impersonare il proprio ruolo di personaggio all'estremo del fanatismo e della pazzia, consegnando allo spettatore i più svariati ed altalenanti stati d'animo che vanno dalla più grande generosità alla più severa e feroce durezza. Da menzionare è anche il giovane Jeremy Chabriel che interpreta il ragazzo ribelle e che soprattutto ben si accorda nella recitazione con Vincent Cassel, tenendogli ben testa sotto tutti i punti di vista. Un film perciò interessante e potente ma che però non impressiona e non si lascia imprimere sopratutto per la scelta indubbiamente sbagliata di affidarsi totalmente ai sottotitoli, parlano sempre in inglese anche se Partisan (che sembrerebbe associarsi a Belgrado e alla guerra con i bambini soldato) non ne aveva assolutamente bisogno. Un peccato perché con questa scelta nonostante tutto il 'buono' in senso filmico mi ha leggermente annoiato e stufato, per fortuna non durava tanto. Comunque menomale che il finale, bello e forte, salva in parte la pellicola, discreta ma troppo ambigua e lenta. Voto: 6-