Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2016 Qui - The Homesman è un atipico e alquanto surreale western del 2014, scritto, diretto, prodotto ed interpretato da Tommy Lee Jones, uno degli attori più conosciuti e bravi di Hollywood ed è per questo motivo che ho visto la pellicola, purtroppo però mi ha deluso e tanto. Perché il film, che è l'adattamento cinematografico di un omonimo romanzo scritto da Glendon Swarthout nel 1988, non convince almeno per metà (o forse di più) ma soprattutto nonostante una tenuta interessante, abbassa la guardia presentando qualche scossone tematico importante e potente ma non in modo impeccabile, anzi, tutto è confuso, tutto si perde, e il finale comunque interessante non collima ma soprattutto non giustifica il racconto. Il regista parte benissimo raccontando la storia di una bella donna che soffre di solitudine nell'America del diciannovesimo secolo. La interpreta Hilary Swank (con la solita grande presenza, lei che in quanto a donne forti ha lasciato un marchio indelebile nella storia del cinema), la quale, sarà per i suoi lineamenti mascolini, sarà per la sua capacità di allevare il bestiame, non riesce proprio a trovarsi marito, anche in un piccolo paesino disperso nella prateria dove le donne sono rare come gli alberi, pur offrendo in dote, oltre alle sue abilità, una fattoria compresa di animali, nessuno se la vuole pigliare. L'altro tema interessante è l'esplorazione della malattia mentale di alcune donne dell'epoca e di come la loro condizione venisse trattata dalla società che non esitava a condannarle all'esilio. Jones racconta proprio la storia di questo esilio in un western on the road in cui tre donne malate vengono scortate dal Nebraska all'Iowa. Il regista ce le presenta osando, si assiste perfino a un infanticidio (per fortuna si vede chiaramente che è solo un bambolotto). Anche un po' a causa di una pesca sfortunata, Hilary Swank si offre di accompagnare le tre pazze (più una e dopo saprete perché) in un luogo dove possano essere curate e seguite meglio, viene subito appoggiata da tutti gli uomini del paese che, purtroppo, sono troppo impegnati a mandare avanti le fattorie e sono dispiaciutissimi di non poter aiutare le signore, alla faccia del coraggio. La Swank deve così farsi da sola tutto il viaggio fino a un reverendo a Hebron, in Iowa.
Ma all'apice del dramma, Jones si butta nella mischia, piazzandosi anche davanti alla macchina da presa nel ruolo di quello che scopriremo nuovo protagonista della storia. Infatti un mascalzone attempato (un personaggio macchiettistico che ha difficoltà a delinearsi chiaramente sia in sceneggiatura sia nella performance dell'attore/regista) che vuole solo farsi gli affari propri in puro stile western, con il più classico degli escamotage (io salvo la vita a te, tu devi fare qualcosa per me) viene aggregato come aiuto alla carovana con la promessa di una ricompensa arrivati a destinazione. Ed è proprio dal quel momento che le potenzialità della storia si abbassano e si passa a un racconto intimo e meno interessante di quanto stabilito in partenza. Difatti epica e dramma lasciano posto all'intrattenimento e nonostante situazioni interessanti, si limita a intrattenere buttandosi a capofitto nei grandi temi del genere, onore e vendetta. Le uniche cose buone ma neanche così eccezionali, a parte la sequenza più bella di tutte, quella in cui il protagonista entra in un albergo per affittare un paio di camere e sfamare le tre donne che sta scortando. L'accesso all'hotel gli viene negato. E lui scatena letteralmente l'inferno. Scena (verso la fine) magnifica e degna di nota, ma prima di arrivare a ciò prevale la noia perché mentre seguiamo il duo Lee-Swank attraversare la prateria, ci vengono mostrati i flashback della vita delle tre pazze, forse grazie a questi scopriremo una sotto trama che ci terrà sulle spine sino alla fine? In realtà si tratta di un susseguirsi di scene macabre (come la signora che si accoppia con il marito mentre è a letto abbracciata con la madre) che ci mostrano come le signore siano andate fuori di testa ma che non hanno nessuna correlazione con la trama e non serviranno a niente ai fini del film. A un certo punto incontriamo pure gli indiani che come stupidi cani rincorrono un cavallo, e poi lo stronzo opportunista di turno che si vuole fottere una delle donne. E mentre speriamo che finalmente riescano a portare le tre pazze a destinazione, ci viene proposta la scena di sesso peggiore della storia del cinema. Probabilmente Tommy Lee Jones nella sua carriera di scene di sesso non ne ha fatte molte e Hilary Swank non è poi così male, ma in poche parole vediamo un vecchio stanco che si accoppia con una donna che è impazzita ed ha deciso che deve mettere fine a tutti i costi alla sua zitellaggine. Una scena veramente surreale che apre un nuovo scenario (si innamoreranno?), scenario però incredibilmente spezzato, perché, colpo di scena! Hilary Swank si impicca, e da lì il film sprofonda, perché The Homesman rimane notevole finché la macchina da presa veniva puntata sulla Swank, poi il vuoto, che prima non è che ci fosse il pieno. Infatti Tommy Lee non vuole ancora mettere fine alla nostra agonia e, affezionatosi alle pazze che lo seguono come dei cagnolini dementi, le porta a destinazione da Meryl Streep, davvero sottotono. Ma non finisce ancora qui, perché Tommy Lee tenta di farci empatizzare ancora un po' con il dolore del suo personaggio nel tentativo vano di strapparci una lacrima, ma allunga solo il brodo con scene campate per aria che si concludono con un finale inutile. Comunque punto vincente del film è il cast pieno di attori eccellenti, onore dunque al direttore di casting che ha messo insieme appunto Meryl Streep, ma anche James Spader, il grande John Lithgow, Tim Blake Nelson e William Fitchner. Il grande problema sta invece nella confezione visiva e nella sceneggiatura, la fotografia è troppo 'pulita', troppo perfetta, e la trama non coinvolge, non emoziona, praticamente non trasmette niente, nonostante appunto gli argomenti e il tema. Insomma un film che funziona a metà e che delude. Voto: 5,5
Ma all'apice del dramma, Jones si butta nella mischia, piazzandosi anche davanti alla macchina da presa nel ruolo di quello che scopriremo nuovo protagonista della storia. Infatti un mascalzone attempato (un personaggio macchiettistico che ha difficoltà a delinearsi chiaramente sia in sceneggiatura sia nella performance dell'attore/regista) che vuole solo farsi gli affari propri in puro stile western, con il più classico degli escamotage (io salvo la vita a te, tu devi fare qualcosa per me) viene aggregato come aiuto alla carovana con la promessa di una ricompensa arrivati a destinazione. Ed è proprio dal quel momento che le potenzialità della storia si abbassano e si passa a un racconto intimo e meno interessante di quanto stabilito in partenza. Difatti epica e dramma lasciano posto all'intrattenimento e nonostante situazioni interessanti, si limita a intrattenere buttandosi a capofitto nei grandi temi del genere, onore e vendetta. Le uniche cose buone ma neanche così eccezionali, a parte la sequenza più bella di tutte, quella in cui il protagonista entra in un albergo per affittare un paio di camere e sfamare le tre donne che sta scortando. L'accesso all'hotel gli viene negato. E lui scatena letteralmente l'inferno. Scena (verso la fine) magnifica e degna di nota, ma prima di arrivare a ciò prevale la noia perché mentre seguiamo il duo Lee-Swank attraversare la prateria, ci vengono mostrati i flashback della vita delle tre pazze, forse grazie a questi scopriremo una sotto trama che ci terrà sulle spine sino alla fine? In realtà si tratta di un susseguirsi di scene macabre (come la signora che si accoppia con il marito mentre è a letto abbracciata con la madre) che ci mostrano come le signore siano andate fuori di testa ma che non hanno nessuna correlazione con la trama e non serviranno a niente ai fini del film. A un certo punto incontriamo pure gli indiani che come stupidi cani rincorrono un cavallo, e poi lo stronzo opportunista di turno che si vuole fottere una delle donne. E mentre speriamo che finalmente riescano a portare le tre pazze a destinazione, ci viene proposta la scena di sesso peggiore della storia del cinema. Probabilmente Tommy Lee Jones nella sua carriera di scene di sesso non ne ha fatte molte e Hilary Swank non è poi così male, ma in poche parole vediamo un vecchio stanco che si accoppia con una donna che è impazzita ed ha deciso che deve mettere fine a tutti i costi alla sua zitellaggine. Una scena veramente surreale che apre un nuovo scenario (si innamoreranno?), scenario però incredibilmente spezzato, perché, colpo di scena! Hilary Swank si impicca, e da lì il film sprofonda, perché The Homesman rimane notevole finché la macchina da presa veniva puntata sulla Swank, poi il vuoto, che prima non è che ci fosse il pieno. Infatti Tommy Lee non vuole ancora mettere fine alla nostra agonia e, affezionatosi alle pazze che lo seguono come dei cagnolini dementi, le porta a destinazione da Meryl Streep, davvero sottotono. Ma non finisce ancora qui, perché Tommy Lee tenta di farci empatizzare ancora un po' con il dolore del suo personaggio nel tentativo vano di strapparci una lacrima, ma allunga solo il brodo con scene campate per aria che si concludono con un finale inutile. Comunque punto vincente del film è il cast pieno di attori eccellenti, onore dunque al direttore di casting che ha messo insieme appunto Meryl Streep, ma anche James Spader, il grande John Lithgow, Tim Blake Nelson e William Fitchner. Il grande problema sta invece nella confezione visiva e nella sceneggiatura, la fotografia è troppo 'pulita', troppo perfetta, e la trama non coinvolge, non emoziona, praticamente non trasmette niente, nonostante appunto gli argomenti e il tema. Insomma un film che funziona a metà e che delude. Voto: 5,5
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