sabato 19 gennaio 2019

Natale col boss (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2016 Qui - Natale col boss, una esilarante e demenziale commedia Natalizia (anche se il Natale è solo un'espediente, solo una mera questione di marketing, infatti nel film si intuisce che il periodo sia natalizio solo per una ghirlanda appesa alla porta di una protagonista) del 2015 diretta da Volfango De Biasi (Un Natale stupefacente, Iago, Come tu mi vuoi). Il film perciò è il classico cinepanettone annuale ma si differenzia molto da altre produzioni del genere, ciò nonostante questo mezzuccio è stata davvero una cavolata, tanto che non serviva, anzi, proprio per l'originalità e diversità sarebbe stato meglio non usarlo. Comunque la storia della pellicola narra di questo boss napoletano costretto a cambiare faccia per sfuggire alla polizia. Fa rapire due chirurghi e li costringe a fargli la plastica, ma il boss non viene trasformato in Leonardo Di Caprio, bensì in Peppino Di Capri. Inevitabilmente partirà la caccia ai due medici, che tenteranno di salvare la pelle tra mille disavventure, mentre due sconclusionati poliziotti indagano. Come detto in precedenza questo cinepanettone è molto diverso dal cinepanettone tradizionale, questo perché il regista come anche ultimamente il produttore hanno finalmente capito, non serve ambientare la storia in una località esotica, basta virare in qualcosa di diverso per intrattenere. Ovvero rifacendosi ai film di genere anni 70, vien fuori una commedia un po', ma molto poco, poliziesco, molto, ma molto, anche perché ambientato a Napoli, comico, sempre però nella tradizione della commedia italiana basata sul gioco degli equivoci, con appresso il tema di corna/sesso/amore e citazioni cinefile (Gomorra per esempio viene vivisezionato e deriso alla grande). Il risultato è perciò una serie continua di gag basata, come detto, sugli equivoci, ma, c'è un ma, il risultato finale non è quello sperato all'inizio. La commedia è assurda, i dialoghi grotteschi, anche se l'intreccio è ben costruito, le varie storie si incastrano in modo fluido, il meccanismo narrativo scivola via allegramente e si ride comunque volentieri ogni tanto, una cosa che fa sempre bene.
Purtroppo però se non per qualche situazione fa veramente poco ridere. Non avremo una sola situazione divertente durante tutta la pellicola, a parte qualche momento in cui Lillo e Greg, bravissimi attori, riusciranno a mostrare tutto il loro talento, tali scene appunto saranno solo simpatiche, ma mai divertenti. Ruffini e Mandelli, nei panni di due poliziotti, (scimmiottano volutamente i cliché di Starstky e Hutch) si dimostrano più bravi del solito, ma comunque mediocri. Soprattutto Mandelli ricicla un suo personaggio e ne fa un altro alla I soliti idioti, troppo scarso, al contrario di Ruffini che nonostante non sia un grande attore è sempre bravo nel ruolo del comprimario, ma, soprattutto, diamo merito ad un mito, Peppino Di Capri, nella parte del boss (e di se stesso), che con la classe che da sempre ha contraddistinto le sue canzoni, esordisce a oltre 70 anni nel cinema. Un esordio spassoso e di livello. Giulia Bevilacqua invece viene utilizzata principalmente per mostrare il suo corpo (un classico, praticamente, e lo fa pure bene). Michela Andreozzi infine (brava) in un suo simpatico personaggio, Azzurra, già usato in altre occasioni (ma non ricordo dove). Comunque la trama (che prende strane ed incomprensibili pieghe) è ben giostrata dal regista con una regia semplice con un ritmo piacevole (anche se non si può dire altrettanto riguardo il montaggio, rivedibile e a tratti fatto abbastanza male) e viene valorizzata, nel suo aspetto comico, da circa tutti gli attori, che si muovono bene nell'atmosfera nonsense e surreale che la mafia, due chirurghi plastici romani, un poliziotto corrotto e Peppino di Capri creano. Non potevano mancare poi alcune scene leggermente volgari, ma fortunatamente sono rare. Insomma, anche se la commedia italiana non si avvantaggerà di quest'ultima opera, credo che essa rappresenti un avanzamento netto rispetto alle produzioni medie del periodo e del genere. Un piccolo passo avanti, con questa commedia piacevole (godibile e che si lascia gustare come sano passatempo), leggera (forse troppo) e senza pretese (e menomale). Quindi niente di eccezionale, ma si può vedere. Voto: 6-

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