domenica 27 gennaio 2019

Jesse Stone: Lost in Paradise (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2016 Qui - Jesse Stone: Lost in Paradise (2015), è il nono film giallo della serie per la televisione creato dalla penna dello scrittore statunitense Robert B. Parker. Ed è interpretato come nei precedenti capitoli, andati in onda, trasmessi a partire dal 2008 sui canali Sky Prima Fila, Sky Cinema, Rai 2 e Mediaset (TOP Crime) e ultimamente su La 7, da Tom Selleck, l'indimenticabile protagonista di Magnum P.I., ma qui al contrario di quella e delle attuali produzioni boriose e frenetiche, questa serie di film è fatta alla vecchia maniera, lenta e riflessiva come il protagonista costantemente col bicchiere in mano assorto nei suoi mille pensieri, e ciò è ormai diventata una piacevolissima rarità nel panorama televisivo attuale. Perché nonostante la lentezza i gialli proposti in questi tv-movie sono coinvolgenti e apprezzabili per la loro logica e semplicità dei fatti. Comunque anche se questo come detto è il nono film credo di averne visti negli anni solo 4 o 5, anche se non è importante ai fini del racconto averli visti tutti anche se una piccola parte è difatti continuativa, come in quest'ultimo caso, dove ritroviamo Paradise, nel Massachusetts, fittizia cittadina di provincia ancora sconvolta da quello che è successo precedentemente. In Jesse Stone: Lost in Paradise, thriller in ogni caso inedito, il capo della polizia, malinconico e demoralizzato da una vita eccessivamente tranquilla, con problemi di alcolismo e interiori, dato che va da uno strizzacervelli, interpretato da un bravissimo William Devane (visto ultimamente in 24 e Interstellar), accetta suo malgrado di far da consulente per un caso di omicidio irrisolto a Boston. La polizia locale sospetta che dietro all'efferato delitto vi sia la mano di un brutale serial killer, lo Strangolatore di Boston (interpretato da Luke Perry, l'indimenticabile protagonista di Beverly Hills 90210), rinchiuso però dietro le sbarre. Stone fa visita all'uomo in prigione, e non fa che convincersi di quello che già sospettava, il colpevole (perlomeno dell'ultimo delitto) è ancora libero, molto più vicino di quanto si creda. Ma Stone mentre si muove tra Paradise e Boston, per acciuffare il cosiddetto copycat-killer, aiuterà anche una ragazza (la piccola e bravissima Mackenzie Foy, Murphy in Interstellar) vessata da una madre alcolizzata a venirne fuori. Ovviamente il finale è abbastanza scontato in tutti e due in sensi, ma anche questo film nonostante la prevedibilità, è un film discreto, e la discreta durata (90 minuti) aiuta a non appesantire troppo la confezione cupa e triste della pellicola. Non sarà certo a livello dei grandi gialli, ma Jesse Stone se la cava piuttosto bene. Consigliato agli amanti del genere. S.V.

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