Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/08/2016 Qui - The Gunman è un avvincente e adrenalinico film d'azione del 2015 diretto da Pierre Morel (From Paris with love, Io vi troverò) con protagonisti Sean Penn, Idris Elba e Javier Bardem. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Posizione di tiro (La Position du Tireur Couché) scritto da Jean-Patrick Manchette nel 1981. Bisogna subito premettere una cosa, che secondo me, nonostante il basso successo al botteghino e soprattutto una stroncatura piuttosto brutale della critica, questo film è un thriller action abbastanza solido e robusto, oltretutto con un paio di location anche originali (il Congo e Gibilterra). Le prove degli attori sono più che sufficienti, il ritmo è incalzante e la vicenda sufficientemente appassionante. Dunque non afferro il motivo dell'acredine da parte dei critici, anche se in parte non sbagliano del tutto, il regista infatti al contrario di altri suoi elettrizzanti film punta su un action più atipico, ovvero l'action fantapolitico, un genere di film solitamente caratterizzati da un sotto-testo politico più o meno marcato che ha bisogno di essere trattato in maniera un po' particolare, Morel invece ne azzecca una e mezzo su tre e porta a casa un film confusionario e incoerente che fa acqua da un po' tutte le parti, ma non peggio di tanti altri, e sufficientemente per una visione. Comunque la vicenda prende le mosse a Kinshasa (nel 2006) su uno sconfortante sfondo tra guerra civile, morte e povertà, a cui si aggiunge il cinismo di un Occidente che contribuisce ambiguamente da una parte a fornire aiuti alla popolazione e dall'altra a sfruttare i ricchi giacimenti di metalli preziosi. Su questo drammatico scenario nasce l'amore tra un un ex soldato delle forze speciali che presta servizio (apparentemente) per una organizzazione non governativa in Congo (una ONG), e una volontaria di un campo medico (una meravigliosa Jasmine Trinca), sotto lo sguardo ambiguo e malefico di un trafficone che è il bravissimo Javier Bardem. Lo stesso che (geloso della loro relazione) ordina per conto di una multinazionale collusa col governo americano e intenzionata a mettere le mani sui preziosi giacimenti dei paesi in via di sviluppo, proprio a Jim Terrier (Sean Penn, tiratore scelto e capo di una unità di mercenari in verità) di uccidere il ministro delle miniere congolese. Poiché una volta compiuto il suo lavoro deve abbandonare il paese in fretta e furia, perdendo così Annie (o almeno così crede). Si perché (deciso a redimersi scavando pozzi d'acqua per gli indigeni proprio in Congo) a otto anni di distanza Jim riceve la sgradita visita del proprio passato oscuro, sotto forma di sicari decisi a fare sparire lui e tutte le prove che l'uomo ha raccolto e custodito. L'unica possibilità per Jim (sempre più male in arnese, solo, malato e malridotto, che si trascina come può) è quindi trovare prima quello che lo vuole morto e batterlo sul tempo. Facendo ciò si imbatte proprio in Bardem (che nasconde qualcosa), che è riuscito ad accompagnarsi finalmente a Annie. Ha inizio così un sanguinoso viaggio per l'Europa (tra Inghilterra, Spagna e Gibilterra) che costringerà Terrier a fare i conti con il suo violento passato, facendo così partire un'implacabile e inesorabile caccia all'uomo.
Come da copione ovviamente tutto si risolverà in meglio per Jim, e come è ovvio anche il resto del film procederà sotto gli auspici di un prevedibile binario, ma tutt'altro che disprezzabile. La prima metà del film è gradevole e sembra offrire un contesto politico anche molto intrigante con un Sean Penn cazzutissimo ma che conserva ancora una certa dose di realismo anche nelle scene d'azione (cosa decisamente apprezzabile), tuttavia, dopo la prima parte che funge da introduzione al tutto, la parte centrale diventa una love story abbastanza banalotta tra il personaggio di Penn e quello di Jasmine Trinca che qui è stata molto brava ma che si rovina a causa del doppiaggio realizzato dalla stessa attrice non proprio adatto al tipo di prodotto. Il lato più serio e politico del film invece è sorretto da Javier Bardem che è stato molto intenso a eccezione di alcune parti in cui è stato fin troppo sopra le righe. Ma dopo una pregevole sparatoria poco dopo la metà del film la pellicola promette una certa tensione che però non viene restituita e il tutto spira in un finale alquanto ridicolo. Comunque non ci sono solo punti deboli, le cose positive del film infatti sono la regia di Morel che è comunque di mestiere, alcune scene sono dotate di un impatto spettacolare notevole (azzeccandole quasi tutte), che evidenziano la disinvoltura di Morel quando è alle prese con la pura action. Un altro lato positivo sono gli attori, quasi tutti in parte. Tuttavia nonostante la sceneggiatura vacillante quando emette messaggi umanitari (che cerca di dire ventimila cose diverse ma finisce per non dirne nemmeno una nonostante il potenziale) porta almeno in parte, a casa il risultato, potendo difatti contare su un buon cast, anche se Sean Penn, pur bravissimo nel tipico personaggio dell'eroe romantico in cerca di redenzione e (ovvio) "dolente e malinconico", appare leggermente sottotono (nonostante l'incredibile muscoloso fisicaccio). Javier Bardem (che a un certo punto del film esce di scena) è al solito molto efficace nonostante il poco tempo a disposizione. Ottimo Ray Winstone, uno che funziona sempre, che qui fa una parte molto cazzuta ma che avrebbero potuto sfruttare meglio, ma così non è stato, senza dimenticare Mark Rylance (da poco premio Oscar) nei panni del 'villain' di turno, abbastanza anonimo anche se bravo. Peccato invece per il bravissimo Idris Elba, non sfruttato adeguatamente, relegato a comparsa nelle battute finali. Infine un plauso lo merita la stupenda Jasmine Trinca, che nonostante alcuni evidenti problemi di caratterizzazione, riesce ad essere efficace con la sua intensità e bellezza.
The Gunman come detto in precedenza non prende una posizione decisa sul piano strutturale e quello emotivo, ne prende dieci e finisce per non approfondirne nessuna, e anche se il messaggio contro le multinazionali doppiogiochiste e i governi corrotti sembra appiccicato a forza, coinvolge un pochino. Però a dispetto di ciò il film indispettisce per due motivi: il primo è la sovraesposizione dei bicipiti del protagonista, che sfoggia una presenza fisica invidiabile fotografata con eccesso di pose scultoree a beneficio del gentil sesso; il secondo motivo è la presenza di Jasmine Trinca (comunque buona ma quasi sacrificata) in un cast internazionale di tutto rispetto. Quanto al resto, il copione ripropone il modello del castigamatti attempato con qualche accento alla Jason Bourne, in linea con gli stilemi della scuola Luc Besson, condito con scene truculente e qualche impennata, come nel montaggio della sparatoria durante la corrida, sfruttando come quasi tutti, i soliti cliché (come lo spiegone del cattivone di turno che finisce per perdere tempo inutilmente al combattimento finale), ma era praticamente ovvio che lo facesse (sono pochi migliori di questo e soprattutto diversi, Survivor per esempio è peggio). Comunque da qualsiasi lato la si voglia vedere, quello sentimentale è irrilevante (di mezzo ci finisce l'incolpevole Jasmine Trinca), quello action è alquanto anonimo malgrado i picchi di violenza sul finale, quello narrativo si perde in un racconto un po' fumoso e caotico, che si fa fatica a vedere e digerire (all'inizio per esempio pare tutto confuso). Però per chi vuole le scene d'azione e basta è un film consigliabile, per chi invece cerca qualcosa di un po' più profondo come le premesse suggerivano forse fareste meglio ad evitarlo. Il debutto di Sean Penn perciò in un film d'azione è leggermente deludente, comunque migliore di Kevin Kostner (3 days to kill) e di altri, quindi non assolutamente cestinabile. In definitiva però, sarà per le troppe ambizioni, per la mano infelice, per i pettorali scolpiti di Sean Penn, per quell'indefinibile sentimento che si prova di fronte a certe coproduzioni (e cambi di location random), o per qualunque altra cosa su cui si rifletta un minimo, sta di fatto che The Gunman è lavoro abbastanza sconclusionato e leggermente trascurabile. Colpa anche di un senso del ritmo che non c'è, la visione non è esattamente godibile, a dirla tutta. Da dimenticare poi le parti problematiche del personaggio che non ha nessun approfondimento psicologico. Insomma buona l'idea, buona la storia, buone le scenografie, bravi gli attori ma il risultato è molto al di sotto delle aspettative comunque non altissime per un film che di nuovo, originale e innovativo non ha quasi niente ma di avvincente qualcosa sicuramente, nonostante parecchi problemini. Voto: 5,5