domenica 10 febbraio 2019

L'A.S.S.O. nella manica (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/10/2016 Qui - Le teen comedy sono uno dei generi cinematografici più attivi di sempre, ormai sono quarant'anni che imperversano il cinema come la televisione, e sembra che quasi tutti abbiano ormai uno stile definito. Infatti non so perché ma in America tutte le scuole sono uguali, stessi personaggi, stesse caratterizzazioni, ed è così diffuso questo stile che in tutto il mondo accade sempre la stessa storia, ma paradossalmente questo film, nonostante gli stessi dettami o particolari situazioni, si contraddistingue per qualcosa di nuovo e frizzante, sebbene questo è Americano in tutto e per tutto. Infatti solo loro usano degli acronimi per dire qualcosa che altrimenti sarebbe di cattivo gusto dire, ovvero come nel caso di Bianca (interpretata dalla brillante Mae Whitman, molto attiva sia in televisione sia al cinema nonostante i suoi 28 anni), una comune adolescente acqua e sapone (una nerd, stavolta al femminile, che vorrebbe ri-vedere la Corazzata Potëmkin, sì proprio quella), amica di due ragazze molto popolari e invidiate in tutta la scuola (tra cui Skyler Samuels, la Grace di Scream Queens), che scopre un giorno qualsiasi (è il suo vicino di casa ed ex amico d'infanzia, Wesley, a rivelarglielo), di essere l'A.S.S.O. nella manica di loro due, ovvero l'amica più brutta che tutti usano per ottenere informazioni e conoscere le sue due amiche, in pratica la persona meno attraente, meno talentuosa e che funge solo come ruota di scorta. Distrutta dalla scoperta Bianca decide di uscire dalla propria condizione, e per rimediare chiederà in seguito aiuto a Wesley (interpretato in maniera credibile da Robbie Amell, cugino dell'attore Stephen Amell che interpreta Arrow, in cui ha pure partecipato oltreché in The Tomorrow People e alcuni film) per non essere più un "ASSO" (Amica Sfigata Strategicamente Oscena), ma una leader e una ragazza indipendente. Grazie ai suoi consigli vuole diventare adatta alla conquista del ragazzo che brama. Ci riuscirà ma non tutto filerà liscio. L'A.S.S.O. nella manica (The DUFF, acronimo di "Designated Ugly Fat Friend", ovvero "La brutta grassa amica designata") è un film del 2015 diretto da Ari Sandel, ed è basato sul romanzo Quanto ti ho odiato di Kody Keplinger. Il film come ovvio è la classica commedia americana che usa ingredienti ormai standardizzati, che segue gli stilemi delle commedie anni 80 da liceo, prendi una high school, mettici il bonazzo mascellone membro della squadra di football, la 'sfigata' secchiona un po' bruttina (ma neanche tanto) e aggiungici la bonazza oca incredibilmente stronza (Bella Thorne), condisci il tutto con un po' di goliardia pre/post puberale, romanticismo quanto basta con riscatto finale...e il gioco e fatto. Copione già visto milioni di volte, ma una volta tanto viene realizzato bene, senza puntare troppo sulla volgarità e su situazioni paradossali. Anzi, la sottile ironia con la quale vengono raccontate le fissazioni iper-tecnologiche dei moderni adolescenti è molto divertente. E anche se non passerà alla storia come baluardo della commedia moderna, questo film ha una sua originalità.
Un modo non convenzionale di affrontare un argomento inflazionato come 'l'amore ai tempi del Liceo nell'era dei rapporti 2.0'. E anche se i commenti, i post, i retweet, la 'viralità' sono la parte apparentemente preponderante del film, a destare le maggiori emozioni in fondo rimangono i rapporti umani, le invidie, la profonda riflessione sul concetto di autostima. Tanto è vero che emoziona di più la protagonista che rivela il suo 'posto speciale' a Wesley, aprendo il suo cuore, e mostrando il fianco ad un suo simile (all'interno di una società basata su rapporti di plastica e silicio), rispetto alle tante situazioni da feuiletton post-moderno adeguato al villaggio globale. Il merito è di una sceneggiatura non convenzionale che non cade in facili tentazioni sensazionalistiche (di bruttine che diventano 'strafiche' passando per boutique, parrucchieri e visagisti il cinema di genere è pieno). Qui l'ambientazione rivela un mondo mostruoso e cinico, ma gli autori non cavalcano i cliché del genere, ma li destrutturano dall'interno, tanto è vero che alla fine del film (fermo restando l'immancabile happy end) non cambia nulla nei protagonisti, Wesley è un ragazzo apposto fin dall'inizio (non diventa d'improvviso un'altra persona), Bianca rimane se stessa, la stronzetta della scuola resta fedele al suo credo. Semplicemente gli equilibri cambiano, la coscienza ha il sopravvento, il messaggio ottimistico del fuoco vivo del buonsenso che riemerge dalla cenere dell'apparenza effimera è ben evidente. Comunque per essere chiari, il film rimane un prodotto esile esile (che nell'italianizzazione dell'acronimo 'Duff' in 'Asso' acquisisce un ulteriore motivo di critica, dettata dall'insensato titolo a cui tale traduzione dà origine). Ma è anche un prodotto che ha il pregio di provare a parlare ai giovani attraverso il loro linguaggio (si veda la fantasiosa regia di Ari Sandel) e con la complicata pretesa di provare a far breccia nello stesso target a cui si rivolge. Poiché gli sceneggiatori sono abili tramite alcuni trucchi a stabilire un contatto con la realtà attuale soprattutto quella web e social, e il regista adotta una regia equilibrata con accorgimenti simpaticamente interessanti qui e la (come la madre leggermente instabile che decide di dare una svolta alla sua vita scrivendo un libro dopo aver visto una puntata dei Simpson in cui compaiono Homer e il dottor Hibbert, genio). Tra questo film e le insensate teen-comedy alla 'American Pie', in pratica, c'è la stessa differenza che passa tra un film con Checco Zalone ed uno dei fratelli Vanzina. Per qualcuno una differenza inesistente, ma per chi sa guardare tra le righe un'alternativa sostanziale (e forse anche più nobile) di concepire il genere commedia. In definitiva la commedia è leggera, gli interpreti se la cavano e si ride con spensieratezza, senza comunque tralasciare che 'la morale' finale, anche se ormai inflazionata, rappresenta un tentativo di inviare un messaggio positivo (infinitamente più apprezzabile del nulla cosmico proposto da commedie simili) al pubblico di giovanissimi al quale il film è destinato. Un film quindi leggermente diverso da altri, migliore sotto alcuni punti di vista e godibile e piacevole sotto quasi tutti gli aspetti. Divertente e coinvolgente. Voto: 6+