martedì 8 gennaio 2019

La moglie del cuoco (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/07/2016 Qui - La moglie del cuoco (On a failli être amies) del 2014. Film in cui si racconta di due donne che si incontrano perché una di queste (Carole), annoiata della propria vita e consorte (moglie infelice e stanca di vivere all'ombra del marito) di uno chef di un importante ristorante dove collabora spesso e volentieri (pare), che pur conducendo una vita agiata, vuole cercarsi un'occupazione alternativa (alla ricerca di una propria dimensione più autonoma) presso un'agenzia di collocamento (un centro per la formazione, a cui si rivolgono persone in cerca di una diversa occupazione) dove lavora l'altra (Marithé). Lei aiuta l'amica (anche se il rapporto di amicizia tra le due è basato maggiormente sulla reciproca complicità), che infine cambia il suo stile di vita, a tal punto da lasciare il marito, ma nel frattempo, è lei stessa a innamorarsi dello chef (Sam, acclamato ed energico chef dal fascino burbero e ammaliante), portando così ad un'evoluzione degli eventi che porteranno perciò a nuove condizioni di vita sia all'una che all'altra. Questa pellicola costituisce quindi l'ennesima commedia francese imperniata sul cibo attorno a cui poi si svolgono i fatti, più esilaranti o meno, che determinano l'intera vicenda che la regista (Anne Le Ny) dirige scientificamente e agilmente nonostante una certa scontatezza.
Partendo perciò dall'attenzione per l'imperante cornice gastronomica (amplificata dal titolo italiano), si adagia su temi, situazioni e volti visti e rivisti. La confezione ruffiana e leggera azzera qualsiasi graffio, ma l'usuale qualità del casting tiene in piedi il tutto (in Italia perfino un film del genere sarebbe impossibile). Siamo, però, dalle parti del classico ritrattino di grana grossa dell'insoddisfazione della borghesia francese, con tanto di scontato triangolo amoroso e livello siderale di empatia. Ovviamente le relazioni e le contrapposizioni socioculturali fungono da disvelamento interiore dei personaggi e di tanto in tanto fa capolino qualche questione morale molle molle. Ovviamente poi, sia per l'ambiente conviviale in generale che per gli episodi divertenti che vengono rappresentati il film risulta sicuramente "vincente" in quanto dotato di un'ironia calibrata, ben girato ed interpretato. Insomma, funziona tutto piuttosto bene: il film fila, Karin Viard e Emmanuelle Devos sono una coppia perfetta, un paio di gag strappano il sorriso, e anche se la trama risulta, se non proprio irreale, almeno un poco semplicistica per come le situazioni riescono ad essere superate (anche se la regista credo non volesse proprio creare una storia realistica al cento per cento ma dare solo l'input per una storia godibile e fresca) è anche provvisto di tutti gli elementi positivi necessari al fine di raggiungere la completa approvazione ed accettazione del pubblico. Ideale come puro mezzo di svago di un'ora e mezza. Questo è comunque probabilmente il meno riuscito dei tre, ma riesce lo stesso a far sorridere e divertire, come in precedenza gli altri. In definitiva perciò tre discrete commedie francesi di qualità, che consiglio perciò di vedere. Voto: 6

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